L’assoluzione

 

 

Lassoluzione

Nel settembre 2001 è stato ritrovato presso il fondo di Castel Sant’Angelo dell’Archivio Segreto Vaticano un documento originale che la comunità scientifica credeva perduto da molto tempo:

si tratta di una pergamena contenente l’assoluzione concessa per autorità di papa Clemente V a Jacques de Molay e ai maggiori dignitari del Tempio detenuti dal re di Francia nelle segrete del suo fortilizio di Chinon. Il documento è parte integrante dell’inchiesta pontificia avvenuta a Poitiers nell’estate del 1308, della quale co- stituisce una sorta di sessione speciale istituita in separata sede per cause di forza maggiore;5 in questa pubblicazione viene edito per

la prima volta reinserendolo all’interno del contesto cui appartiene.

Che Clemente V avesse fatto assolvere i capi templari dalla scomunica era noto da fonti indirette, riguardo alle quali tuttavia gli storici hanno sempre mostrato una lodevole diffidenza: l’assen- za dell’originale, unita alle successive vicende dello scioglimento

e del rogo dell’ultimo Gran Maestro, giustamente spingevano a dubitare che un simile documento fosse mai stato scritto.6

Subito dopo l’identificazione sono stati consultati quattro stu- diosi di fama internazionale, specialisti di storia del Tempio, dai


quali potevano venire il sicuro conforto ma anche la verifica per la

questione che si poneva: Malcom Barber docente di Cambridge e

poi di Reading, Alain Demurger della Sorbona, Franco Cardini dell’università di Firenze e Francesco Tommasi dell’ateneo di Pe-

rugia; da loro è giunta la conferma che, almeno stando alla bibliografia corrente, il documento risulta inedito.Passata al vaglio

dell’analisi diplomatica, paleografica e codicologica, la pergamena di Chinon è risultata genuina in ogni suo aspetto e non presenta

punti dubbi.

Due gravi motivi di perplessità si ponevano allo storico dinan-

zi alla notizia indiretta di un’assoluzione del papa allo Stato Mag- giore del Tempio: in primo luogo, poiché la Curia conserva tuttora

gran parte della documentazione prodotta durante il processo, ap- pariva inverosimile che avesse smarrito proprio quell’atto, forse il

più significativo dell’intero procedimento e che comunque esprimeva una precisa scelta del pontefice; in secondo luogo, se quel

documento era davvero esistito, come aveva potuto restare in sor- dina e completamente privo d’effetto?

A due anni dal rinvenimento è stato possibile identificare soltanto alcune fra le questioni che spieganola complessa vicenda,

collocata al centro di un intricatissimo affare internazionale dove

si mischiavano politica e religione, denaro e spiritualità. Per cer- care di comprendere lo storico non ha oggi che pochi pezzi di carta

scurita e logorata dal tempo, inoltre deve fare i conti con un’altra realtà non meno scoraggiante: se è provato che l’entourage di Fi-

lippo il Bello falsificava gli atti ad uso politico, Clemente V era un avvocato esperto e un diplomatico consumato, capace di interpre-

tare assai liberamente i principi del diritto canonico nonché ren- derli duttili strumenti delle sue strategie, se necessario.8

La via per capire perché la pergamena è rimasta nascosta per tanto tempo passa attraverso l’attività degli studiosi all’interno

dell’Archivio Segreto sin dalla sua apertura, voluta da papa Leone

XIII (1878-1903).9

Laggettivo “segreto è oggi solo un improprio adattamento dell’antico secretum, cioè privato del pontefice, e l’archivio papale

non fu mai davvero impenetrabile come dimostrano le molte cedo-

le d’ingresso rilasciate a partire dal Cinquecento; ma gli studiosi

hanno sempre dovuto affrontare un ostacolo ben più difficile, cioè


la quantità smisurata della documentazione che spesso è addirittu-

ra tale da impedire la ricerca perché sarebbero necessari anni di spoglio solo per identificare le carte contenenti ciò che interessa:

la Sala Indici è oggi grande quanto un comodo appartamento, e gli

inventari, dove ogni faldone o registro contenente milioni di notizie storiche compare solo come un nome e una data, ammontano a migliaia di volumi.

Così la stessa mole di documenti, che comporta difficoltà ge-

stionali inimmaginabili per un osservatore esterno, di fatto contra- sta gli sforzi di divulgazione operati da quanti si sono succeduti nella direzione dell’Archivio dopoLeone XIII: ancora oggi, nono-

stante la rapida informatizzazione e il programma sistematico di

scansione elettronica dei fondi più preziosi, è spesso impossibile trovare uno specifico documento in tempi accettabili se non si ha

la mappatura precisa di un fondo dopo anni di paziente ricerca.10

Questi sono i motivi che hanno reso introvabile la pergamena di

Chinon ai grandi studiosi del passato, e che purtroppo la rendono solo adesso, in mani ben più inesperte.

L’assoluzioneultima modifica: 2011-03-19T21:05:00+01:00da giovannisantoro
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