Il manoscritto di Cooke che presentiamo fu redatto nel primo trentennio del Quattrocento in inglese antico. Probabilmente ancora in uso presso le Craft inglesi del Seicento, contiene una parte normativa divisa in nove articoli e nove punti preceduta da una narrazione mitica delle origini della Massoneria, struttura che servì da canovaccio al pastore Anderson per le sue Costituzioni del 1723.
La narrazione mitica, incentrata sulla geometria, «origine di tutte le arti liberali», e la trasmissione delle arti liberali nel tempo, affonda le sue origini nel quindicesimo secolo, è stata riscritta al principio sedicesimo, ed è motivata da almeno due ragioni. La prima è che ancorare l’Ars edificandi alle arti liberali e in particolar modo alla geometria consentiva di svincolarla dalle arti meccaniche o servili, processo che s’avvia in quegli anni del Quattrocento e vede protagonisti gli artisti italiani. L’aspirazione di svincolare l’architettura dalle arti meccaniche è sostenuta dall’autore del manoscritto di Cooke con l’insistita citazione di fonti antiche e autorevoli. La seconda ragione è di garantire che il sapere originario non ha subito cesure con il diluvio: in altre parole, che la trasmissione del mestiere-mysterium è integra e continuativa. Se infatti il fondamento delle arti liberali fosse successivo alla confusione delle lingue che Dio volle dopo il tentativo di scalare il cielo con la torre di Babele, esso non avrebbe alcunché di sacro.
Così affiora nel manoscritto di Cooke il tema delle «due colonne» che i discendenti d’Adamo eressero temendo che l’ira di Dio cancellasse con un cataclisma la razza umana e la sapienza originaria. La principale fonte di questa leggenda è Giuseppe Flavio, che racconta dei figli di Seth: «Essi furono gl’inventori di quella particolare specie di sapienza che riguarda i corpi celesti e il loro ordine. E affinché le loro invenzioni non andassero perdute prima che fossero abbastanza note, in base alla predizione di Adamo secondo cui il mondo doveva essere distrutto una prima volta dal fuoco e una seconda volta dalla violenza e dalla massa dell’acque, essi costruirono due pilastri: uno di mattoni e l’altro di pietra. Essi incisero su entrambi le loro scoperte, in modo che se il pilastro di mattoni fosse distrutto dall’inondazione, quello di pietra potesse rimanere…». (Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche, I 2, 8).
Ma nel manoscritto di Cooke sono gli eredi di Caino, e non di Seth, a erigere le due colonne, e a ritrovarle sono Ermete e Pitagora. Ciò lascia supporre che il manoscritto risenta dell’influsso indiretto di Giamblico, dove sia Ermete che Pitagora sono menzionati: «Gli scrittori egizî, poiché pensavano che ogni cosa fosse stata inventata da Ermete, gli dedicavano i loro libri. Infatti Ermete è il dio della sapienza e della parola. Pitagora, Platone, Democrito, Eudosso e molti altri si accostarono ai sacerdoti egizî. I loro dogmi si trovano presso gli Assiri, gli Egizî e sulle colonne dedicate a Ermete. Pitagora e Platone si iniziarono alla filosofia studiando sulle colonne di Ermete, in Egitto; le colonne di Ermete infatti, sono piene di sapienza». (Giamblico, De mysteriis Aegyptiorum, Chaldaeorum et Assyriorum). Anche nel manoscritto di Cooke l’Egitto gioca un ruolo capitale nella trasmissione della scienza muratoria: «In tale modo la suddetta Arte, iniziata in Terra d’Egitto, si propagò di Terra in Terra, di Regno in Regno».
Il tema delle «due colonne» della sapienza verrà ripreso nella parte «storica» di Anderson, ulteriore segnale che il manoscritto di Cooke fu il canovaccio del pastore. Del resto George Payne, Gran Maestro nel 1718 e nel 1720, quando insediò il Duca di Montagu, che gli succedette, esibì il manoscritto di Cooke, le cui principali famiglie di manoscritti sono il Plot, Grand lodge, Sloane, Roberts e Spencer. Anderson quindi ne ebbe almeno una copia in visione.
È interessante notare infine che l’autore del manoscritto accenna a documenti normativi della Massoneria operativa in francese e in latino (forse documenti comacini? L’editto di Rotari o di Liutprando?), segno che un certo rapporto tra le corporazioni muratorie è stabilizzato al punto da scambiarsi documenti, e che le corporazioni britanniche derivano da quelle di ceppo latino.