La storia Millenaria dei Cerchi nel Grano (Parte Seconda)

Tratto da: http://www.riflessioni.it/ di: Michele Proclamato

Esce il “72” sulla Ruota dell’Aquila.

LabirintoAvevo dei numeri, delle date, degli eventi, dei personaggi, un fenomeno assiale e una basilica ma continuavo a brancolare nel buio più assoluto dei miei perché. Soprattutto il mio vivere quotidiano ormai aveva subito un sostanziale contraccolpo da ciò che ormai stava diventando una ragione di vita. Finalmente, dopo mesi di affannose letture, spesso senza un’apparente logica, mi resi conto di come, sempre quel rosone, avesse una ragione d’esistere direttamente collegata al Sole. Il 21 Giugno infatti al Solstizio “esso” veniva riassunto e riflesso all’interno di una zona della basilica definita impropriamente  “Labirinto”, presente fra la Navata e il Transetto della basilica. Pensai quindi che, forse il senso della presenza precessionale nel rosone potesse essere compiutamente “capito” studiando e interpretando in qualche modo quella zona in cui il suo riflesso veniva ospitato. “Era giunto il momento di entrare nella casa di Celestino”. Dovete sapere che da tempo possedevo una foto del Labirinto, che ostinatamente avevo dimenticato in un cassetto, ma trovarsi di fronte realmente a quei 6 “cerchi” intimamente uniti e bicolori, nell’assoluto e assordante silenzio di Collemaggio vi assicuro è un’esperienza inattesa, intensa, quasi sofferta. Quei quasi cinquanta metri quadri, contraddistinti solo da cerchi concentrici, almeno così mi apparivano in quel momento, sapevo essere la Culla del mio rosone, ma non sapevo che tipo di significato potessero avere nell’economia conoscitiva dell’evento solstiziale. Labirinto di CollemaggioDovetti quindi anche questa volta trattenermi a lungo sulle panche che proditoriamente occupavano il luogo, prima di capire come e cosa avrei fatto per portare avanti i miei futuri studi. Fino a quando, quasi disperato decisi una “mossa” a me per primo inaspettata: volli a tutti i costi “misurare” il Labirinto. Ero conscio di volere qualcosa di assurdo poiché sicuramente il sistema metrico utilizzato per edificare la basilica non avrebbe potuto coincidere con un unità di misura come il “metro”, la cui storia si era conclusa, come unità di misura universalmente condivisa, solo nel 1969, ma sentivo di non avere altre strade per giungere a qualsivoglia conclusione. Riuscii quindi nell’impresa di spostare le sempiterne panche grazie all’aiuto del direttore delle Belle Arti locali, il quale condivise le mie accurate misurazioni con lo sguardo accondiscendente di chi esaudisce l’ultimo desiderio di un “condannato” alla follia pura. Come se avessi rubato alla storia stessa qualcosa di terribilmente importante, giunsi a casa trafelato, e senza indugio cercai di dare logica alla mia azione analizzando le misure prese con così tanta caparbietà. Il risultato mi lasciò a dir poco basito, poiché tutti e 6 i Cerchi presenti nel Labirinto, presentavano un diametro di 2 metri e 88 centimetri, mentre gli spazi intermedi tutti riportavano una misura di 1 metro e 44 centimetri. Com’era possibile? In quel momento la cosa mi sconvolse, ma documentandomi venni a sapere che molte erano le cose inspiegabili sulla Terra quando ad essere coinvolti erano frazioni o multipli del numero “72”. Le rovine di Collemaggio dopo il Terremoto del 6 Aprile 2009Per esempio migliaia di anni prima che l’uomo “riscoprisse” la  Longitudine, qualcuno, aveva disposto su tutto il globo opere enigmatiche come Ghiza, Stonhenge, Angkor, ecc ecc secondo riferimenti longitudinali rappresentanti multipli o frazioni di 72. Come se non bastasse, sempre multipli o frazioni del valore in questione apparivano in tutti i testi sacri del mondo, mentre, come il professor Santillana aveva ipotizzato nel suo libro “Il  Mulino d’Amleto” (1969), gli stessi, potevano essere “un modo” per ricordare, terribili eventi,   occorsi alla terra e al suo illustre ospite nell’alternarsi delle ERE Precessionali. Se poi si aggiungeva il fatto che la fisiologia stessa dell’uomo è numericamente precessionale (normalmente utilizziamo in media 26000 atti respiratori al giorno, sostituiamo il tessuto epiteliale intestinale in 72 giorni, nasciamo con un peso medio neonatale di 2 chili e 600 grammi, l’ampiezza massima di un gesto atletico non può superare i 72 gradi ecc ecc) il quadro Solstiziale del mio rosone all’interno del Labirinto, poteva delinearsi in quel momento, semplicemente “CAOTICO”. Oggi quando ripenso alla bellezza scompaginata di quelle ricerche mi rendo conto di quanto esse fossero felici  e fortunate soprattutto ora che metri e metri di detriti occupano quel meraviglioso luogo, ricettacolo sferico di un sapere senza tempo. Lo so sicuramente tutti questi numeri potranno procurarvi un malcelato disappunto, se non un chiaro malessere, ma vorrei sapeste che uno dei modi con cui i Crop “parlano” sono proprio i “Numeri”, spesso celati da meravigliose geometrie. Concedetemi un esempio, quello della foto.

CropAnche voi state osservando 18 cubi avvolti dalle spire concentriche di 144 triangoli. Ebbene scomponete ancora questa immagine in lati, potete farlo ve lo assicuro, avrete 216 lati per i cubi e 432 lati per i triangoli. Nuovamente osservate i  dati ottenuti, non vedete forse lo stesso processo numerico pari a 13 e 23 applicato per il Rosone aquilano? Ebbene in questo caso le Braccia e i Mezzibusti, sono diventati palesi riferimenti temporali alle Ere Precessionali con un frazionamento ben preciso. Volete sapere perché? Per un semplicissimo motivo, nel “sapere” dei Crop nulla può esistere, compreso il TEMPO, senza una chiara suddivisione frazionaria di tipo maschile e femminile. Lo so le vedo le occhiate, avete quasi la tentazione di lanciare la “vostra” rivista il più lontano possibile da voi, non fatelo, vi prego, perché tutto ciò che ora ostinatamente è numero vedrete diventerà geometria, suono, luce, tempo, dna, ma soprattutto “sentire” un sentire in grado di giustificare un straordinario Universo ordinato, figlio di un DIO stupendamente androgino, capace di ospitare molte più intelligenze di quante siamo abituati solo ad immaginare. Passato il fastidio numerico? Lo spero perché, la mia corsa conoscitiva avrà anche un andatura sostenuta, ma del tutto simile a quella dei gamberi, in quanto la Lista dei RE ci sta ancora aspettando per aprirci le porte del mondo dei Crop.

La Goccia del Sapere

La Goccia d’AcquaI dati in mio possesso cominciavano a diventare rilevanti, fra questi mi colpiva il fatto che secoli prima di Einstein qualcuno,  e sappiamo chi, era stato in grado di unire il tempo Precessionale allo spazio costruttivo di un luogo sacro come il Labirinto. Restava comunque il problema di stabilire di cosa effettivamente mi stessi occupando con tanta frenesia indagante, poiché effettivamente in “mano” avevo solo una sequenza numerica. Questa volta venne in mio aiuto la Cimatica. Come molti ormai sapranno, con questo nome, viene designata un tipo di scienza semiufficiale la quale ormai da tempo studia come il SUONO sia in grado di interagire con la Materia. Lo stesso Leonardo da Vinci condusse esperimenti in merito sottoponendo la sabbia a determinati suoni , ed osservando come essa fosse in grado di disporsi spesso interpretando un repertorio geometrico presente in molti simbolismi esoterici. Vero era che tali studi erano passati di mano in mano perfezionandosi  nei secoli, fino ad arrivare al 1969, anno in cui Hans Genny  riuscì ad ottenere dei risultati sperimentali estremamente significativi tanto da costringere anche il mondo accademico a considerarli. In tale ambito anche l’acqua fu sottoposta a determinate frequenze appartenenti a note musicali ben precise. In quel contesto apparvero alcune  foto riguardanti la reazione di “una “ goccia d’acqua esposta ai cicli di un DO.

Una di quelle foto mi colpì terribilmente in quanto nettamente si poteva desumere come la conformazione assunta dall’acqua in quell’occasione, rispettasse fedelmente la struttura di un Rosone, anzi, esattamente come il Rosone da me codificato, era possibile scomporre quel rosone acqueo ottenendo gli stessi riferimenti numerico-temporali dell’Asse Terrestre. A quel punto dedussi che molto probabilmente non era la congiunta attrazione luni-solare a dettare l’ellisse assiale del nostro pianeta ma qualcosa di diverso, forse qualcosa di simile più a un suono o più suoni, inoltre era ormai chiaro che i Rosoni tutti e senza tema oltre a parlare numericamente, potevano rappresentare con chiarezza, ”frequenze” sonore ben precise, in un momento del sapere umano, universalmente accreditato come dei più oscuri.
Chiaramente dentro di me si fece strada l’idea che la progressione numerica a cui tanta  passione conoscitiva stavo dedicando, forse poteva indicare una sorta di  scala vibrazionale in Hertz. Forse tutti quei numeri non erano altro che “suoni”. Forse il piccolo Eremita aveva nascosto nelle sue date qualcosa di estremamente importante per l’umanità.

Dal Pianoforte di Celestno alle Tre Ottave di Pitagora

Un RE della prima OTTAVA fra gli AcutiPer la prima volta potevo dirigere il mio intuito, come la mia ferrea volontà verso un argomento ben preciso e non tardai a scoprire altri aspetti “musicali” degni di nota. Riuscii infatti ad entrare in possesso di un uno studio vibrazionale capace di decifrare gli Hertz emessi da ogni tasto di un pianoforte classico. Ancora una volta una sola  immagine mi chiarì mesi e mesi di letture ed elucubrazioni. Da essa infatti si evinceva come i 68 tasti appartenenti alle OTTAVE  fra i Bassi e gli Acuti avessero un livello in cicli ben preciso. Potete immaginare quale fu la mia  meraviglia quando constatai come il RE della prima OTTAVA fra gli Acuti fosse in grado di palesarsi a 288 Hz dopo aver considerato come, di nuovo un RE, nella seconda OTTAVA, fra i bassi, fosse in grado di vibrare a 72 Hz. Ora potevo aver le prove di come  tutto ciò che Celestino V aveva fatto durante il suo Papato era stato dettato da un sapere strettamente collegato alla codifica di un “suono” dalle caratteristiche, come appurai, camaleontiche. Ma in questo contesto vibrazionale quale era l’effettivo peso conoscitivo del Labirinto? Cosa poteva rappresentare quella multipla simbologia sferica  visto che era stata scelta per ospitare un matrimonio solare d’eccezione. Non tardai, sincronicamente, ad esaminare vari testi dedicati alla figura anche esoterica del grande Pitagora. Appresi quindi che centinaia di anni prima di Cristo il maestro si rivolgeva ai suoi adepti, i più stretti e leali, proponendo una “spiegazione” alla nascita dell’Universo e quindi della materia, che nulla aveva da invidiare alle più moderne teorie quantistiche. Non solo, elaborava il suo insegnamento proponendo una vera e propria TEORIA del TUTTO fatta di vibrazioni o suoni ben precisi. Egli infatti in terra calabrese, in quel di Crotone, affermava che DIO aveva CREATO tutto ciò che vediamo attraverso pochissimi intervalli musicali esattamente “CINQUE”, tutti di QUINTA.

L’intervallo di QuintaDivorato dalla curiosità dovetti in fretta e furia documentarmi con grande umiltà a quel mondo del “suono” a cui appartiene la musica terrestre, per poter capire cosa fossa un intervallo di Quinta, da cui: data una corda vibrante e divisa in TRE parti uguali pari  a 13, 23 e 33, l’intervallo in questione  rappresenterà esattamente i 23 della stessa. Se si applica tale intervallo ad una OTTAVA avremo un salto di QUINTA calcolando la distanza posta fra il DO e il SOL. Di conseguenza CINQUE intervalli da 23 erano, secondo PITAGORA, la matrice creativa di tutto, un tutto che , sempre il mondo della musica, agevolmente sintetizzava attraverso un numero di OTTAVE ben preciso, TRE per la precisione, così graficamente riassunte: 888. Volendo essere precisi  CINQUE QUINTE non erano esattamente TRE OTTAVE, musicalmente parlando, ma la simbologia utilizzata nella descrizione del sapere pitagorico, mi permise di vedere ciò che fino ad allora non avevo visto, ma solo “intuito”. Ore e ore trascorse, spesso seduto, sulle panche di quel Labirinto non mi avevano dato la giusta visione d’insieme, che ora come un fulmine attraversava la mia mente. Raggiunsi immediatamente Collemaggio, attraversai lentamente la navata centrale, fino a quando le RIVIDI, dopo averle viste, ignaro, migliaia di volte, le rividi  immobili, splendidamente silenziose, pronte a riparlare, dopo centinaia di anni, di una Scienza solo apparentemente dimentica dall’uomo. Il LabirintoQuei 6 CERCHI intimamente uniti non erano altro che TRE OTTO, TRE OTTAVE offese da secoli da quegli ingombranti sedili, TRE OTTO rappresentanti la  testimonianza, falsamente muta, di una scienza in grado di dare alla Creazione una spiegazione praticamente sconosciuta al nostro sapere ufficiale. Pitagora probabilmente doveva il suo sapere alla stessa radice conoscitiva che io stavo riscoprendo. Non che le cose a quel punto mi fossero più chiare ma almeno certe simbologie, come quelle dell’OTTO avevano ora più senso, soprattutto ripensando ai vescovi eletti da Celstino o al cuore del Rosone centrale di Collemaggio, era  come se il piccolo Eremita volesse voluto sottilmente dire a tutti che DIO era probabilmente un grande direttore d’orchestra capace di utilizzare un OTTAVA fatta di note speciali in grado di vibrare fino a TRE OTTAVE per darci tutto ciò che vediamo. Sembrava essere una spiegazione “sonica” del creato, che comunque non mi soddisfaceva, volevo di più, intuivo che molto ancora mi era oscuro, mentre osservavo incantato le meravigliose geometrie del pavimento  di Collemaggio.
Sapete cosa mi ha scosso di più nel momento in cui sono rientrato nella basilica di Celestino V a poche ore dalla Grande Scossa? La POLVERE, una polvere, ottusa, pesante, ingombrante, inattesa,  posatasi ovunque, e la LUCE, meravigliosa, abbagliante, penetrante, quasi dimensionale, che oggi penetra direttamente da tutta la zona posta sul Transetto, crollata completamente sulle TRE OTTAVE. Come se Inferno e Paradiso si fossero dati appuntamento in un unico luogo. Scusatemi a volte quei momenti ritornano prepotenti nella mia memoria. Ora ritorniamo a noi, al motivo per cui giustamente avete fatto il vostro acquisto, integrando quest’ultima  mia  parte descrittiva con un operazione piuttosto pratica in grado di porre a  disposizione quello che ora è anche il “vostro” sapere. Cerchio apparso a Nuerstead in InghilterraOsservate quindi la foto, è un Cerchio apparso alcuni anni fa a Nuerstead in Inghilterra , tenendo sempre presente che i solchi che vedete paralleli attraversare lo stesso, sono quelli lasciati da un trattore, giusto per rendersi conto della sua  grandezza e della stupidità di chi per anni ha detto e dice come i Cerchi siano indubbiamente falsi, per i più svariati motivi. Fatto? Benissimo, ora penso riusciate a vedere TRE OTTO congiunti  secondo DIREZIONI ben precise. Ora nuovamente andate con le memoria al momento in cui il ROSONE centrale di Collemaggio si sposa al Solstizio con il Labirinto. Perfetto. In quel momento le TRE OTTAVE potranno ospitare un SETTIMO CERCHIO. Nuovamente osservate il Cerchio inglese, ha Sette Cerchi credo, di cui quello centrale caratterizzato da un Fiore particolare di cui parleremo. Benissimo da questo momento state osservando il Solstizio di Collemaggio, consumato all’interno del Labirinto, riproposto in un prato inglese attraverso un Cerchio nel Grano definito ancora oggi un mistero. State osservando la creatività delle TRE OTTAVE  completata da un settimo cerchio,  le cui caratteristiche sferiche ben si potrebbero riassumere attraverso sette semplici note, ”DO RE MI FA SOL LA SI”. State osservando il sunto simbolico di una scienza in grado di descrivere la creazione in modi e sistemi completamenti differenti dai “Nostri”. State osservando e di conseguenza, utilizzando, una parte del vostro cervello capace di apprendere “senza ufficialmente  sapere”. Forse vi state rendendo conto di come da più di Settecento anni da “noi” si facessero i Cerchi,  non  nel Grano, ma nella pietra solstiziale di un Labirinto, all’apparenza sonico. Ora potete capire perché “probabilmente” un semplice aquilano potrà dire la sua sui Crop, ed essere ascoltato, in un mondo di pseudo esperti a volte piuttosto discutibili. Volendo riassumere il tutto, storicamente potremmo dire che, se Carlo D’Angiò  avesse proposto l’immagine di Nuerstead  a Pietro da Morrone, lui avrebbe sorriso e con il cuore colmo di felicità avrebbe detto: “Gioisci figlio mio, il sapere della CREAZIONE è di nuovo fra noi” Bè, se non proprio così, qualcosa di simile.

La storia Millenaria dei Cerchi nel Grano (Parte Seconda)ultima modifica: 2010-04-06T19:13:00+02:00da giovannisantoro
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