Cavalieri penitenti nello spirito di povertà

Di B. Frale

La chiave del problema risiedeva nel carattere penitenziale della confraternita di Hugues de Payns, elemento originario e di grandissima rilevanza perché era in suo nome che i cavalieri si erano oblati al Santo Sepolcro. L’ideale primitivo dei Templari era

stato quello di offrirsi al Sepolcro in qualità di conversi canonicali,
una condizione che possedeva già una sua identità specifica in
senso religioso ed anche un inquadramento all’interno della Chie- sa;73 lo Scutum canonicorum li descriveva come

uomini laici che hanno abbandonato tutto per sottomettersi al giogo di Cristo,
i quali, pur non potendo o non volendo giungere al sacerdozio, possono arrivare alla perfezione monastica lavorando con le proprie mani e punendo
i vizi e le concupiscenze della loro carne in abito di penitenti: sono quelli che si recano presso i monasteri e che si rendono simili ai monaci anche nell’abito, detto scapolare.74

L’elemento fondamentale era proprio la ricerca di un modo per espiare i peccati, la dimensione della penitenza, che appariva vi- stosamente anche nell’aspetto esteriore: la veste dimessa e priva
di qualunque ornamento, ma anche la barba lunga (fratres barbuti
li definisce lo Scutum), la rinuncia a qualunque carica mondana, il divieto di assistere agli spettacoli, alle feste popolari e ai banchetti rumorosi, la sobrietà nel bere e nel mangiare, la continenza; questa
era esattamente la disciplina tradizionalmente usata da quanti, pur non essendo dei pubblici peccatori, prendevano volontariamente le
forme penitenziali a quelli imposte come atto di umiliazione per- sonale e offerta a Dio.75
Ognuno di questi elementi è presente nella regola templare stilata sotto la guida di san Bernardo, e ciascuno deriva dal man-
tenimento dello spirito originale, improntato allo stato di conversi canonicali, che Payns e i compagni avevano desiderato abbracciare
a Gerusalemme. In quanto penitenti e pauperes, per loro libera scelta, i Templari manifestavano quel disprezzo del mondo che il voto di castità rendeva completo, e in quanto milites offrivano la
loro fatica e sofferenza fisica, nonché la vita stessa, per la salvezza degli altri e al servizio di una causa giusta in accordo con gli inse-
gnamenti sui quali i canonici li avevano formati.
Insomma, il progetto templare era davvero plausibile: purché però si compisse quell’armonia perfetta che si dava solo concepen- do la milizia religiosa come strumento difensivo. Jean Leclercq ha definito il trattato per i Templari come “la carta bernardiana per la limitazione della violenza”, e vede sostanzialmente nell’ordine
non una cavalleria parallela ma piuttosto alternativa a quella laica;
l’abate intende creare un modello cavalleresco che sostituisca alla

violenza della milizia secolare un uso della forza innanzitutto ri-
dotto al minimo, e comunque subordinato a fini di difesa e ispirato alla carità.76
Nel Templare si fondevano insieme l’ideale monastico di Cî- teaux, imperniato sulla lotta interiore contro il peccato nella soli- tudine del ritiro, e quello combattivo insito nella teologia agosti-
niana, che vede la guerra contro il male nel mondo come servizio
e offerta di se stessi per gli altri: solo a queste condizioni, perché
vi è comunque nei Templari una decisa intenzione ascetica, Ber- nardo accetta di accostarli seppur una sola volta al proprio eleva-
tissimo concetto di militia Christi.77
I Templari avrebbero imitato l’esempio di Cristo nella povertà rifuggendo da tutte le manifestazioni del lusso e della supremazia sociale che caratterizzavano i costumi della cavalleria laica, e nello stesso tempo l’avrebbero seguito combattendo le battaglie contro
i nemici della fede proprio come i cavalieri laici accompagnavano
i loro seniores in guerra:

Poveri con il Cristo povero, erano anche milites con il Cristo miles e dux militum, quello che aveva cacciato a frustate i mercanti da quel Tempio ch’era poi divenuto sede dei guerrieri Il pauper miles Christi era compagno d’arme di Questi nella sua lotta cosmica contro i Suoi nemici, ma anche nella lotta intima, quotidiana, contro se stesso, la tentazione, il peccato.78

Cavalieri penitenti nello spirito di povertàultima modifica: 2011-10-21T21:05:00+02:00da giovannisantoro
Reposta per primo quest’articolo