Bernardo di Clairvaux e la cavalleria alternativa

Di B. Frale

I problemi affrontati dal papato negli ultimi decenni del secolo
XI avevano sensibilizzato gli intellettuali spingendoli a moderare
la censura verso l’attività militare se finalizzata alla difesa di obiet- tivi cristiani o ecclesiastici; sul piano istituzionale, pertanto, l’ap-
provazione pontificia non era un obiettivo inarrivabile, sempre che
la benedizione dovesse rivolgersi a cavalieri laici che vivevano nel

secolo ed avrebbero continuato a viverci: il problema posto dalla
confraternita di Hugues de Payns era però radicalmente diverso,
perché questi guerrieri convertiti avrebbero dovuto lasciare lo stato laicale per entrare in armi in quello monastico.
Bernardo mobilitò le sue conoscenze e fu grazie al suo aiuto che in un concilio celebrato a Troyes nel 1129,62 alla presenza del
legato pontificio cardinal Matteo d’Albano e dei più autorevoli rap- presentanti del monachesimo cisterciense come Stefano Harding,63
venne costituito il primo ordine religioso militare nella storia della
Chiesa latina; il Tempio ricevette una sua regola specifica redatta
sotto la guida dell’abate.64 Più tardi, probabilmente intorno al 1135, Bernardo dedicò all’ordine un’opera encomiastica e nello stesso
tempo esortativa intitolata De laude novae militiae nella quale de- lineava i caratteri dell’etica e della spiritualità templari: conversio-
ne, rifiuto delle mondanità, spirito di servizio nei confronti della causa cristiana ed aspirazione al martirio in nome della fede.65
Il trattato non rappresentava affatto un tradimento, e nemmeno un ripensamento, del giudizio negativo che il santo nutriva riguar-
do l’uso della violenza e lo stile di vita praticato dalle aristocrazie
laiche, milieu sociale che conosceva assai bene essendone origina- rio per nascita e con il quale aveva scelto di rompere definitiva-
mente facendosi monaco a Cîteaux.66 Già agli inizi della sua atti- vità di abate aveva utilizzato i concetti di militia Christi riferendoli
alla vita monastica, ascetica e contemplativa, secondo quella cor- rente antica che aveva attraversato l’intera storia della Chiesa e che
legava indissolubilmente la santità al contemptus mundi, la rinun- cia volontaria agli allettamenti ma anche alle logiche di compor-
tamento imperanti nel secolo.67
Bernardo restò sempre sulla stessa linea sebbene con atteggia- menti più moderati, e anche dopo aver ottenuto la costituzione
dell’ordine templare, pur così caldeggiato e condiviso, sentirà sem- pre l’inferiorità di quella conversione rispetto alla scelta del monaco
che resta il miles Christi nel senso più alto e pieno;68 inoltre il suo modello di milizia religiosa non fu inventato dal nulla poiché pro-
babilmente Bernardo aveva guardato, e forse anche attinto, ad una certa corrente di pensiero sviluppatasi in passato all’interno del suo
stesso alveo benedettino, in particolare nell’ambiente cluniacense.
Intorno all’anno 930 l’abate Oddone di Cluny aveva scritto

un’opera agiografica davvero sui generis e senza precedenti fino a
quel momento: il suo eroe della fede, il nobile Gérard d’Aurillac, aveva potuto raggiungere la santità rimanendo laico e senza abban-
donare il discusso mestiere delle armi, anzi facendone addirittura
lo strumento della propria salvezza. Al di là dell’intento religioso
lo scritto costituiva anche un’operazione culturale, sociale e poli- tica che intendeva promuovere un nuovo modello di comportamen-
to per le aristocrazie militari e le esortava a limitare l’uso indiscri- minato della violenza canalizzandola verso la difesa di cause utili
al mantenimento della pace.69
L’orientamento dell’abate Oddone era in linea con la tendenza
che si diffonderà alcuni decenni più tardi, quando i vescovi delle regioni francesi più gravemente afflitte dall’anarchia cercheranno
di radunare i capi delle bande militari coinvolgendoli in solenni giuramenti religiosi noti come tregue di Dio.70 Il centro di Cluny,
attivamente impegnato nella riforma e nella cristianizzazione della
società laica, accolse anche istanze di questo tipo; nel suo interno l’esperimento tentato dall’abate Oddone originò una corrente di
pensiero che, sebbene in maniera non continua né coerente, si tra- smise all’ambiente culturale del XII secolo dal quale Bernardo la
derivò.
Gérard d’Aurilliac era stato un esempio di potente impegnato nella lotta per la difesa dei deboli, della Chiesa, della giustizia
contro l’oppressione dei disonesti: una vera e propria incarnazione laica del concetto agostiniano di bellum iustum, votato al sacrificio
personale per il bene degli altri militando nel mondo; ma questo nobile ritratto, come sottolinea Ambrogio Piazzoni, era ancora lon-
tano da quell’evoluzione culturale che porterà in seguito a valoriz-
zare l’uso della forza bellica per una giusta causa. Egli è essenzial- mente un monaco nell’intimo, nella mentalità, nei modelli di com-
portamento, e possiede persino l’elemento del contemptus mundi
che più tradizionalmente caratterizza la vocazione monastica: Gé-
rard è certo un miles sanctus, ma la sua militia Christi è una qualità interiore e spirituale.71
Alla metà del secolo XI, più di cent’anni dopo che Oddone aveva scritto la Vita di san Gérard, apparve in ambito cluniacense
un’altra biografia di santo miles nella quale certe istanze venivano
portate a più decisi sviluppi evidentemente in accordo con il tenore

dell’epoca. Si trattava del nobile Burcard conte di Vendôme e be-
nefattore del monastero di Saint-Maure presso Parigi, personaggio potente ed illustre che in seguito ad una malattia aveva abbracciato
la vita monastica: il fatto importante è che il suo biografo ne cele- brava la figura e l’esempio in senso cristiano quando quest’uomo
si trovava ancora nel mondo, cioè nel pieno della sua potenza feu- dale e addirittura nella condizione del matrimonio.
Burcard rappresentava un modello di santo guerriero molto diverso da Gérard: se il conte d’Aurilliac era amante della pace e
si sforzava per quanto possibile di non combattere, quello di Ven-
dôme non si sottraeva affatto ai combattimenti, i quali, per quanto giusti e favoriti da Dio, comportavano pur sempre l’uccisione dei nemici; se il primo pur restando laico viveva nel secolo una vita di
tipo monastico, il secondo rimane immerso nel mondo e nei suoi
onori, rispecchiando semmai un’etica positiva di grande signore feudale giusto, compagno e servitore fedele di re Ugo Capeto. La
Vita Burcardi, alla metà dell’XI secolo e pochi decenni avanti la
prima crociata, mostra come fossero avvenuti certi cambiamenti nel modello che l’ambito cluniacense pensava adatto alla nuova classe emergente dei milites; e sebbene neanch’essa possa essere
considerata come un antecedente immediato del progetto templare,
prova che idee similari erano attivamente diffuse.72
Se anche Bernardo non usò direttamente questo filone agio- grafico cluniacense, poiché non sono evidenti riferimenti espliciti,
è inevitabile pensare che vi abbia attinto sul piano ideologico; in tal caso l’abate avrebbe compiuto uno sforzo generoso e intelligen-
te di sincretismo per verificare se fossero compatibili l’imposta-
zione agostiniana del bellum iustum, sulla quale i Templari si erano formati, e quella benedettina del contemptus mundi, che rappre-
sentava l’ideale irrinunciabile dei cistercensi.

Bernardo di Clairvaux e la cavalleria alternativaultima modifica: 2011-10-20T19:00:00+02:00da giovannisantoro
Reposta per primo quest’articolo