Premesse
Quando si parla di geometrie sacre tracciate su una carta geografica, bisogna sempre affrontare il discorso con le dovute cautele. È legittimo, infatti, affermare che scelto comunque a caso un insieme di punti su di una mappa, è molto probabile che si riesca ad individuare una qualche figura geometrica regolare che li comprenda tutti. Poco cambia se questi punti, utilizzati per generare le direttrici di costruzione, oppure effettivamente attraversati dalle linee della geometria costruita, sono accomunati dalla presenza di insediamenti templari, abbazie benedettine o cistercensi, santuari di svariato tipo.
L’insieme delle straordinarie coincidenze elencate di seguito, quindi, può essere soltanto fortuito, oppure può rappresentare un indizio di quella sapienza arcaica che il rigido scientismo moderno ha contribuito a cancellare, e che invece era ben nota, ad esempio, alle maestranze Cistercensi, che hanno edificato le cattedrali gotiche di Francia secondo un preciso disegno che riproduce sul territorio la costellazione della Vergine.
Non bisogna comunque dimenticare che chiese ed altri edifici di culto non sorgevano mai su punti a caso; spesso, infatti, erano costruiti sui resti di edifici precedenti, dedicati ad altri culti, in base ad un criterio di sacralità del luogo. Altre volte, poi, si costruivano santuari e chiese nei posti in cui si era verificato un qualche evento giudicato soprannaturale, o ritenuto un segno divino, come il ritrovamento di una statua della Madonna. È quindi possibile che, anche senza il preciso intento dei costruttori, tali luoghi si trovino “naturalmente” collocati in posizioni che formano una geometria perfetta.
Le considerazioni che seguono sono state riscontrate su una mappa dell’Italia centrale in scala 1:750.000; ciò vuol dire, in effetti, che l’imprecisione di 1 mm nei tracciati sulla carta, corrisponde sul territorio reale ad uno spostamento di 750 m. Se da una parte ciò suggerisce ancora una volta cautela, dall’altra può essere ricondotta al fatto che comunque, ai tempi a cui risalgono i diversi monumenti coinvolti, la conoscenza cartografica non era così precisa come oggi, e quindi un minimo di scostamento e d’imprecisione è ben tollerato.
Il periodo storico compreso tra il XI ed il XIII secolo fu caratterizzato da un gran rigoglio dell’architettura sacra. In Italia, come in altri paesi d’Europa, sorgono numerose chiese, monasteri ed abbazie caratterizzate da uno stile ben preciso, il Romanico. È l’età delle ultime grandi lotte tra il Papato e l’Impero, delle Crociate in Terra Santa ma soprattutto dell’affermazione di una nuova spiritualità religiosa, caratterizzata da movimenti rinnovativi, come quelli di San Pier Damiani, San Romualdo, San Bernardo di Chiaravalle e San Tommaso D’Aquino; della diffusione dei grandi ordini monastici come quelli nati a Certosa, Cluny e Camaldoli, dell’ordine monastico-cavalleresco dei Templari, sino all’azione profonda di Domenico di Guzman e Francesco d’Assisi.
Gli edifici di culto sono spesso austeri, privi di decorazioni, ma a ben vedere presentano al loro interno, graffiti sulle pietre o sui muretti dei chiostri, celati nei capitelli oppure incisi sulle soglie dei gradini degli edifici immediatamente circostanti, una serie di simbolismi legati a tradizioni più antiche.
Tra essi spicca per frequenza e fascino il simbolo della Triplice Cinta Sacra, o druidica. Si tratta di un simbolo molto antico, presente in tutta Europa, dalla forte connotazione pagana e successivamente assunto anche dalla Chiesa come simbolo cristiano. Già Platone, descrivendo Atlantide, affermava che la pianta della sua capitale aveva questa forma; le cinte, però, erano circolari. Lo si ritrova presso le civiltà preistoriche e megalitiche, nei luoghi di culto druidici, sulle lastre del Partenone e dell’Eretteo. Nel Medioevo si trova in varie versioni nelle cattedrali gotiche (come Amiens e Somme) e venne adottato dai Templari che lo usavano per contrassegnare dei luoghi di particolare sacralità tellurica.
Il simbolo richiama l’idea del centro sacro, ma simboleggia anche i tre livelli essenziali della realtà ed i tre gradi d’iniziazione. Spesso lo si trova raffigurato nella sua variante in cui sono presenti anche i quattro segmenti diagonali che uniscono tra loro i vertici. Come spesso è accaduto con altri simboli esoterici, la triplice cinta è diventata successivamente uno schema di gioco spesso presente sul retro di molte scacchiere. Il suo nome più comune è “filetto”, ma è conosciuto anche come mulinello, tavola a mulino, smerello (dal latino merellus, pedina) oppure (dal numero tre) trex, tria, tris, ecc.
Altri simboli che possono essere trovati, sia pure non così frequentemente, sono il famoso quadrato magico palindromo, SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS, sul quale sono stati versati i proverbiali fiumi d’inchiostro, ed il Nodo di Salomone. Per quanto riguarda il quadrato magico, l’esemplare più antico è stato trovato graffito sull’intonaco della casa di P. Paquio Proculo a Pompei, sepolta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. In Italia n’esistono diversi esemplari, spesso in località che hanno avuto a che fare con la presenza templare, e nel Lazio se ne possono trovare almeno due, uno nell’abbazia di Valvisciolo ed un altro nella Certosa di Trisulti (XIII sec.), a Collepardo (FR). Quest’ultimo, va precisato, è presente su un affresco dell’antica farmacia certosina, eseguito dal pittore Filippo Balbi nel XIX sec., quindi fuori dal periodo preso in esame.
Osservando la disposizione di questi luoghi sul territorio, è possibile tracciare alcune linee di riferimento per costruire una singolare geometria che riproduce il sigillo di Salomone, detto anche esagramma o stella a sei punte, da sempre rappresentativo dell’armonia dell’universo, dell’equilibrio tra due forze opposte che si compenetrano e si compensano l’una con l’altra. Di seguito, vengono indicati i passaggi da effettuare per la sua costruzione.
Fatto sta che, tracciando una linea che unisce le due abbazie e prolungandone le estremità, si genera una linea direttrice che taglia in due l’Italia ed unisce le città
Determinata una direzione, è possibile trovare un’altra direttrice, perpendicolare alla prima, individuata da altri monumenti o segni caratteristici? Dopo qualche prova, si scopre che una tale direzione esiste. Essa si origina da un’altra maestosa abbazia, dalle origini leggendarie, che divenne basilica Carolingia dopo aver ospitato l’imperatore Carlo Magno, in viaggio verso Roma per essere incoronato. È l’abbazia benedettina di Farfa, situata nel territorio di Fara in Sabina (RI).
Tirando la perpendicolare alla linea precedente, partendo da questo punto, si passa vicino Subiaco (RM), nella zona in cui sorgono due dei più rinomati monasteri benedettini, dopo, naturalmente, l’abbazia di Montecassino: il Sacro Speco (XII sec.), ove si trova la grotta in cui San Benedetto visse da eremita nel VI sec., ed il Monastero di Santa Scolastica (XII sec.), sorella del Santo di Norcia. La stessa linea, dopo aver intersecato la prima nei pressi dell’abbazia di Casamari, giunge in un altro luogo caratteristico, il paese di Aquino (FR), patria di San Tommaso e sede della già citata chiesa di Santa Maria della Libera, il cui sagrato è letteralmente cosparso di triplici cinte, una delle quali in posizione verticale (che n’esclude, quindi, il significato ludico). Curiosamente, prolungando poco oltre la stessa linea, essa va a congiungersi con un importante santuario mariano, l’Abbazia di Santa Maria dei Lattani, a Roccamonfina (CE).
Partendo da questo punto e misurando le varie distanze in linea d’aria tra le località, è stato possibile individuare un cerchio che passa esattamente sia per il monastero di San Benedetto, sia su Sermoneta (LT), altro importante luogo simbolico e centro Templare. Nel suo territorio, infatti, si trova la già citata Abbazia di Valvisciolo (XIII sec.), ricca di simbologie come la triplice cinta, tracciata sui muretti di sostegno delle colonnine del chiostro, il quadrato magico palindromo del SATOR, rinvenuto graffito nell’intonaco in un’insolita forma circolare durante dei lavori di restauro, ed il nodo di Salomone, presente sia sotto le volte della sala capitolare, sia graffito in più esemplari accanto allo stesso SATOR, tutti simboli di adozione templare probabilmente utilizzati per contrassegnare dei luoghi particolari.
Non solo: l’abbazia è oggetto di altre leggende legate ai Cavalieri, come quella secondo cui nel 1312, quando venne posto al rogo l’ultimo Gran Maestro Templare, gli architravi delle chiese templari si spezzarono. Ancora oggi, osservando attentamente l’architrave del portale principale dell’abbazia, si riesce a intravedere una crepa. Un breve accenno merita, infine, un’altra leggenda secondo cui una parte dei Cavalieri sfuggiti alla persecuzione del re Filippo il Bello, giunse in Italia proprio da queste parti, portando, forse, con sé parte del suo leggendario tesoro…
Nel paese di Sermoneta sono anche presenti il convento di San Francesco (XIII sec.), nato come fortilizio dei Templari, che vi rimasero dal 1162 al 1312, e la cattedrale di Santa Maria Assunta (XIII sec.), dove, in un giardino interno della sacrestia, si troverebbe una pietra con incisa ancora una volta il simbolo della triplice cinta sacra. Altre cinte si trovano, inoltre, sulla scalinata della chiesa di San Michele Arcangelo (XII sec.) e sui gradini di alcune delle case più antiche, all’interno del paese.
Il cerchio così tracciato risulta anche tangente alla linea costiera a metà tra Terracina (LT), altra roccaforte templare, e Sperlonga (LT), ed attraversa numerose altre località che potrebbero rivelare altri indizi utili per l’approfondimento di questo discorso.
La geometria a questo punto è completa. Si possono fare, a questo punto, ulteriori considerazioni. Uno dei lati della stella attraversa l’Abbazia di Montecassino, massimo santuario benedettino situato nel comune di Cassino (FR), in cui sono presenti delle lastre commemorative in onore di tutti quegli ordini cavallereschi che protessero la chiesa cristiana, tra cui una dedicata ai Cavalieri Templari.
Prendendo a riferimento il punto d’incrocio dei due triangoli situato sul Monte Viglio, si possono tracciare altre linee assai curiose. Unendo tale punto con la città di San Felice Circeo, ad esempio, si attraversa nuovamente l’abbazia di Fossanova, ma si passa anche per Alatri (FR), dove nella chiesa medievale di San Francesco (XIII sec.) è possibile trovare alcune triplice cinte tracciate sulla scalinata d’ingresso e croci patenti semi-scolorite negli affreschi interni.
Sempre partendo dallo stesso punto e raggiungendo, invece, il vertice inferiore della stella, la linea passa attraverso la citata Certosa di Trisulti a Collepardo. Ma le coincidenze non si fermano qui. Il lettore potrà individuare numerose altre linee notevoli prendendo a riferimento i punti delineati. Qui ne cito altre due particolari.
Se si tracciano le linee tangenti al cerchio che circoscrive la stella a partire dall’abbazia di Farfa, si scoprono altre curiose coincidenze. Una di esse raggiunge il vertice superiore della stella, e sfiora il paesino di Magliano de’ Marsi (AQ), dove sorge l’antica parrocchiale di Santa Lucia (XIII-XIV sec.). Realizzata quasi sicuramente dalle stesse maestranze che avevano costruito la vicina chiesa cistercense di Santa Maria della Vittoria di Scurcola Marsicana, presenta sulla facciata una formella a bassorilievo in cui compare il famoso quadrato magico del SATOR.
L’altra tangente non è meno affascinante: essa raggiunge l’altro vertice della stella, quello sull’abbazia di Valvisciolo, e si ricongiunge con San Felice Circeo, ma prolungata al di sopra di Fara in Sabina, raggiunge il già citato paese di Bocchignano dove un’altra chiesa, sempre del XIII secolo, risulta circondata avanti e dietro da almeno tre triplici cinte graffite sulla pietra. Se si tratta di un insieme di coincidenze, ebbene, esso è davvero sorprendente!