Riflessioni sull’Esoterismo

Di Daniele Mansuino

Sulle “Influenze C” in Massoneria

Il fine di questo articolo è rispondere a due domande che i gentili lettori mi rivolgono spesso: ovvero quale sia, secondo me, l’approccio migliore per integrare fruttuosamente l’esoterismo massonico con il corpo generale dell’esoterismo, e con la prospettiva da me suggerita in particolare.

Ne I due progetti della Massoneria ho già in parte risposto, relazionando sui legami tra la Massoneria e i non-fare sciamanici; ho illustrato per sommi capi la procedura da adottare per riportare all’operatività le tecniche di trasmutazione interiore che si nascondono sotto il velo dei rituali massonici, e sono tornato sugli stessi argomenti anche altrove. Manca forse però un riassunto che illustri chiaramente la posizione della Massoneria nel quadro dell’esoterismo trasmutatorio, ed è quello che mi sforzo di fornire nei prossimi paragrafi.
Invece nella seconda parte – scritta con la collaborazione del Rispettabilissimo Fratello Giovanni Domma – abbiamo concentrato l’attenzione sui Capitoli: un tema poco noto in Italia, che negli ultimi anni sta assurgendo agli onori del dibattito massonico del nostro Paese. Ma non si sottolinea abbastanza come il Capitolo sia il fulcro, il cuore e il cardine della Massoneria trasmutatoria, e a questo suo ruolo fondamentale ci sforziamo qui di accennare.
Sarebbe stato nostro desiderio essere più espliciti sull’argomento, ma dopo lunghe discussioni abbiamo deciso di limitarci ad allusioni indirette: il tema è delicato, questo articolo verrà letto anche da profani, non conveniva dischiudere troppo le porte sul sancta sanctorum dell’esoterismo massonico (in alcuni Paesi, come è noto, si evita tuttora di mettere per iscritto i rituali delle camere capitolari, che vengono tramandati solo a memoria) – correndo il rischio di fornire suggestioni sbagliate a chi non abbia i dati per collocare correttamente il Capitolo nel quadro generale della Massoneria. Ai Fratelli di buona volontà basteranno, speriamo, i nostri pochi accenni, che senz’altro saranno in grado di approfondire e sviluppare da soli.
Il Fratello Alessandro Cerioli ha contribuito alla seconda parte con la sua erudizione in tema di Massoneria anglosassone, e a lui rivolgiamo un sentito ringraziamento.

Perché gli esseri umani sono tanto vulnerabili all’Ipnosi di massa? La risposta risiede nella costituzione dell’essere totale dell’uomo, che è veramente il massimo mistero dell’esoterismo. Nel corso della storia umana, solo pochissime scuole hanno conseguito un tale livello di equilibrio tra realizzazione effettiva e conoscenza teorica da poterne formulare una definizione in termini soddisfacenti: tra queste  senza dubbio le scuole esoteriche indù, fondate sull’interpretazione dei Veda.
Réné Guénon
fu senza dubbio il primo in Occidente a comprendere appieno la costituzione dell’essere totale secondo il Vedanta (con questo nome vengono definiti i commentari ortodossi dei Veda) e a lasciarne monumentale traccia nelle opere giovanili. Le sue spiegazioni collimano perfettamente – a saper decrittare entrambi i codici – con quelle fornite da Carlos Castaneda nei suoi lavori sullo sciamanesimo degli Indiani d’America; e non potrebbe essere diversamente, perché i Veda fotografano il momento in cui lo sciamanesimo si fissava  e condensava in religione, e tutte le grandi correnti di conoscenza effettiva della tradizione sciamanica erano ancora vive e presenti in ogni parte del mondo.
L’essere totale di cui ci parlano Castaneda e Guénon è un uomo che può muoversi consapevolmente nella totalità degli stati molteplici dell’essere, tra i quali il piano della realtà oggettiva è solo uno dei tanti. L’uomo di oggi, in seguito ad accidenti cui ho accennato in vari articoli, è confinato al solo piano della realtà oggettiva, e la possibilità di accedere nuovamente alla totalità del suo essere può essere ottenuta solo tramite il lavoro di trasmutazione interiore; ben pochi però sono al corrente di tale possibilità e posseggono la preparazione necessaria ad attuarla.
Di qui la nostalgia inconscia della maggior parte degli esseri umani nei confronti della totalità del proprio essere, che li spinge a seguire chiunque sappia proporgli sistemi esistenziali onnicomprensivi analoghi in qualche modo agli stati dell’essere che hanno perduto.
In altre parole, siamo portati a seguire chi ce la racconta bene, fornendoci spiegazioni del mondo che mettano a tacere i palpiti della ragione e ci dispongano ad accettare correnti emozionali a noi affini – da quando esiste il mondo, è sempre stata questa l’arte fondamentale dei grandi ipnotizzatori.
Premesso che ovunque, quindi anche in seno alle grandi correnti dell’Ipnosi di massa, è possibile rintracciare quelle che Gurdjieff e Ouspensky definirono le Influenze C – ovvero le energie funzionali al discorso di trasmutazione interiore – è d’obbligo tuttavia precisare che alcuni dei sistemi esistenziali onnicomprensivi cui ho appena accennato si differenziano dagli altri proprio perché sono stati concepiti allo scopo di fornire Influenze C agli esseri umani: il che significa, non allo scopo di rimbecillire le persone e fare loro eseguire meccanicamente azioni rispondenti agli interessi di qualcun altro, ma di avviarle al processo di trasmutazione interiore.
Sono le scuole trasmutatorie cui più volte ho accennato nei miei articoli, e se ne trovano sia nel mondo sciamanico che in quello esoterico. Delle scuole trasmutatorie
Ma parliamo prima delle scuole trasmutatorie sciamaniche, che possono dividersi in varie categorie. La divisione fondamentale, che ho trattato in Esoterismo e comunismo, è quella tra sciamanesimo di andata e di ritorno. Un altro importante discrimine, cui ho spesso accennato di sfuggita ma che formulo qui per la prima volta, è tra scuole sciamaniche dirette e indirette.
Senza volerci troppo dilungare, le scuole dirette praticano esplicitamente le tecniche di trasmutazione interiore, e insegnano ai discepoli come viaggiare nell’universo degli stati molteplici dell’essere, perlopiù mediante il Lavoro sui sogni. Sono difficilissime da trovare. Io ne conosco due sole, quella castanediana e il mana del Pacifico (vedi John Frum, Il kula-ring, Tuvalu, Nauru), e pur essendo iniziato a entrambe ho avuto con loro soltanto contatti sporadici.
Le scuole sciamaniche indirette pongono l’iniziato in contatto – mediante la trance – con un gran numero di loa (o misterios, orixà, ecc); in sostanza, con gli spiriti. Quello che nessuno dice (e che non dovrei dire neanch’io, perché in contrasto con l’ortodossia professata esteriormente dalla maggior parte delle scuole) è che si tratta di parti dell’inconscio collettivo dell’umanità; quindi in potenza (per chi l’abbia compreso e si muova sistematicamente in tal senso) l’assimilazione consapevole delle energie legate ai loa è un modo per riappropriarsi poco alla volta della totalità degli stati molteplici dell’essere. Funziona, ma pochi arrivano alla meta: bisogna essere molto bravi.
esoteriche, la Massoneria è di gran lunga la più importante.

Veniamo ora alle scuole esoteriche. Nell’articolo Trasmutazione interiore e altrove ho cercato di spiegare il processo per cui gli insegnamenti trasmutatori si sono gradualmente trasformati, in seno alle civiltà letterarie, in qualcosa che apparentemente è del tutto diverso. Nella maggior parte delle scuole esoteriche, moltissimi esoteristi ignorano nel modo più assoluto quello che stanno facendo. Ma le strutture di base ci sono, e chiunque abbia le idee chiare sul processo di trasmutazione interiore le può utilizzare ancora con qualche possibilità di successo.
C’è ancora, in realtà, qualche scuola esoterica in cui l’obbiettivo della trasmutazione viene conseguito consapevolmente dalla maggioranza dei membri: dirò un nome solo, l’Ordine degli Eletti Cohen, e potrei citarne alcune altre soprattutto nell’ambito dell’Alchimia.  Ma si tratta generalmente di piccole organizzazioni.
La Massoneria, la scuola più grande e importante di tutte, possiede ancora metodi trasmutatori intatti ed efficaci, ma le loro modalità d’uso si sono perse e solo lentamente si vanno recuperando, come ho accennato ne I due progetti della Massoneria.
Come tutti i Massoni sanno, l’apertura dei lavori di Loggia equivale a trasferirsi in uno spaziotempo parallelo, in cui valgono regole diverse da quelle del mondo profano. Questa è l’analogia di uno stato dell’essere differente e parallelo a quello della realtà oggettiva. Tante Logge, tanti stati dell’essere, ognuno dei quali diverso dagli altri e identico agli altri ad un tempo (il Tempio è uno): la riflessione su questo apparente contrasto è il punto di partenza del lavoro massonico di trasmutazione interiore.
Alla molteplicità delle Logge si aggiunge e si contrappone la molteplicità dei corpi rituali e delle loro camere, come tante piramidi che si ergono sul piano rappresentato dall’Ordine; a questi livelli di perfezionamento, le differenze qualitative tra i vari stati dell’essere appaiono più chiare, e anche qui – al di là delle apparenze – una sola è la meta. Nella Massoneria britannica, come più volte ho segnalato (con maggiori dettagli nel libro Massoneria del Marchio, che è opera di Giovanni Domma e del sottoscritto) il rapporto tra Ordine e “Riti” è diverso sul piano amministrativo da quello in auge presso le Massonerie latine, ma questo aspetto “esoterico” rimane del tutto immutato.
In tale prospettiva, un particolare valore iniziatico (e trasmutatorio in particolare) è rivestita da quel quarto grado che riveste la funzione di cerniera tra i due assi, dell’Ordine e dei Riti.
Per quanto infatti  – come ho spiegato altrove – gli esempi più articolati di sistemi trasmutatori massonici si possano trovare nell’ambito di corpi rituali (il Rito di Memphis e Misraim nella Massoneria latina, il Marchio in quella anglosassone), la descrizione per esteso (sotto il velo del linguaggio ermetico) delle attività funzionali al processo di trasmutazione interiore non è sempre la miglior via per trasmetterne la conoscenza effettiva; perlomeno non lo è stata fino ai nostri giorni, in un’epoca laddove la prevalenza della Massoneria di indirizzo sociale su quella “esoterica” ha sempre stornato in gran parte l’attenzione dei Fratelli verso altre – seppur lodevoli – attività.
Le cose cambieranno forse in futuro; ma per ora, a chi mi chiede da quale lato sia meglio abbordare gli aspetti trasmutatori celati nel simbolismo massonico, la mia risposta è ancora dal quarto grado.
Nell’articolo Massoneria in quattro gradi? ho trattato soprattutto dei problemi legati a una sua possibile reintroduzione in seno all’Ordine, ma non ho approfondito le caratteristiche del quarto grado laddove (al di là del dettaglio che, in ossequio alla Union del 1813, a livello ufficiale non si possa definirlo tale) esso di fatto già esiste: ovvero

  • in seno a tutti i corpi massonici di indirizzo britannico;

  • nelle Officine praticanti forme rituali inglesi (si veda la prima parte dell’articolo Rituali della Massoneria inglese di Alessandro Cerioli);

  • nelle Logge emulation che operano anche in Italia, tanto all’obbedienza della GLRI quanto del GOI;

  • in quelle Logge scozzesi del GOI in Lombardia i cui Maestri Venerabili abbiano scelto di farsi installare da un Capitolo (vedi l’articolo Svolta importante nel Grande Oriente d’Italia).

Naturalmente, mi sto riferendo al rituale di Installazione del Maestro Venerabile, che nonostante non possa essere definito ufficialmente quarto grado possiede in realtà tutte le caratteristiche relative a un grado massonico: ovvero

  1. L’ accesso ai lavori è consentito solamente a coloro che già lo detengono a parte la naturale eccezione della persona che deve essere iniziata, passata o elevata.

  2. Il “grado” possiede tutti i peculiari cenni di riconoscimento, cioè la Parola, la Stretta di mano e il Segno d’Ordine.

  3. Le modalità dell’Installazione – Apertura dei lavori, Giuramento, Leggenda – sono equivalenti a quelle dei primi tre gradi.

Ma a parte il rituale dell’Installazione, la nozione di quarto grado in Massoneria è sempre esistita, riferita soprattutto al Sublime Grado dell’Arco Reale.
Anche se è improprio per certi versi considerarlo il quarto (questa definizione deriva dalla Union del 1813, ma esso può anche essere considerato il Sesto oppure il Nono scalino di una Piramide Esoterica di cui in Italia si sa poco), in base alla prospettiva trasmutatoria trattarne in questi termini mi pare la cosa più giusta, perché le sue valenze sono del tutto analoghe a quelle del rituale usato per l’Installazione, sebbene maggiormente sviluppate.
Una conferma al mio punto di vista è l’usanza di lavorarlo in Capitolo, e su questa forma di camera ancora grandemente sconosciuta nel nostro Paese è necessario soffermarsi, perché rappresenta veramente il cuore del lavoro massonico di trasmutazione interiore.

Nell’antica muratoria operativa, dedita soprattutto all’edificazione di chiese, cattedrali e di altri edifici sacri, per animare la costruzione, che nella maggior parte dei casi durava decine e anche centinaia di anni, definire il programma, raccogliere i mezzi finanziari, far fronte alle questioni da risolvere, comandare gli esecutori ed assicurare continuità ai lavori ci voleva una direzione che non fosse limitata entro i confini della vita di un uomo; solo una «persona morale» poteva resistere alla prova del tempo. Tale «persona morale» spesso era il «Capitolo», che operava in stretta relazione con la «Fabbrica» o «Opera» : una sorta di comitato nominato dal Capitolo stesso.
Quando il Capitolo che aveva l’incarico di realizzare la cattedrale arrivava a disporre dei fondi capaci di permettere al cantiere la ripresa dei lavori, il rappresentante del Capitolo dava le sue istruzioni al Maestro che aveva scelto e concordava le condizioni del lavoro. La sola direttiva intangibile che venisse data sembra fosse quella di rispettare l’unità dell’architettura interna: al di fuori di questa limitazione, ogni maestro godeva della più ampia libertà possibile nel prendere le sue decisioni
(da : Mirco Focaccia, Il rituale come eredità della Massoneria operativa).

Il Capitolo, dunque, pare essere una struttura ereditata dalla muratoria operativa (anche se è importante ricordare che, sebbene ci siano documenti fin dal XVI secolo – coetanei ai famosi Statuti Schaw in Scozia – che provano l’esistenza di Logge, niente del genere è stato trovato riguardo ai Capitoli).
Tale definizione, comunque, è provato che venisse adottata in Inghilterra e Scozia nel XVIII secolo per indicare un organismo separato dalla Loggia, in cui si lavoravano i cosiddetti antient degrees.
In effetti, è difficile riuscire a trovare voci unanimi riguardo l’origine dell’Arco Reale, anche perché la ricerca storica a riguardo continua ad essere rivista in funzione dei documenti che vengono pian piano rinvenuti; comunque è quasi certo che fosse lavorato nel New England, a Dublino e in Scozia negli anni trenta del diciottesimo secolo.
Quando nel 1751, a Londra gli Antients si organizzarono in Gran Loggia, il loro insigne leader Lawrence Dermott comprese subito l’importanza dell’Arco Reale cui era stato esaltato a Dublino, e pensò di usarlo come arma contro i Moderns: la sua Gran Loggia, in effetti, aveva qualcosa che i Moderns non potevano offrire sul piano esoterico, gli antient degrees, in cui l’Arco Reale rivestiva una funzione di cardine.
Anche oltre  il valore degli antient degrees, nelle Costituzioni degli Antients (che pubblicò, sotto il criptico nome di Ahiman Rezon, nel 1756) Dermott si spinse a definire l’Arco Reale come la radice, il cuore e il midollo della Massoneria.
Secondo gli Antients, la Loggia aveva il potere di conferire tutti gli Alti Gradi, soprattutto l’Arco Reale, dopo essere passati per quelle che, con palese riferimento al lavoro di trasmutazione interiore, vengono definite in Irlanda e Scozia le rotture dei Veli; in America sono parte integrante del rituale Duncan del Rito di York, appunto lavorati nel Capitolo dell’Arco Reale.
Gli Antients richiedevano come condizione necessaria per l’Esaltazione all’Arco Reale essere Maestri Installati, cioè Past Masters. Naturalmente, il grado così lavorato era molto elitario, e rappresentava il sogno proibito di molti Fratelli ansiosi di recuperare la parola perduta del Terzo Grado, come Dermott prometteva nei suoi scritti; quindi la prima posizione dei Moderns nei confronti dell’Arco Reale era stata di bollarlo come un’innovazione inventata per sedurre i Fratelli.

Dopo una decina d’anni, però, il grado aveva assunto una tale popolarità che i Moderns più avveduti individuarono in esso la soluzione per consentire ai Fratelli più inclini alla ricerca esoterica di lavorare gli antient degrees senza che un numero spropositato di “alti gradi” dalle confuse gerarchie (sulle quali, tra l’altro, a quei tempi l’accordo era ben lungi dall’essere unanime) gravasse sulle Logge, portando caos, disaccordi e limitando la possibilità di introdurre nell’Ordine strutture amministrative comuni.
Era inoltre la soluzione ideale per consentire ai Fratelli più interessati al lavoro di trasmutazione interiore di perfezionarsi a volontà senza intaccare la regola del non più tre in Loggia, e senza coinvolgere nella loro attività esoterica chi non vi fosse direttamente interessato. Ma se era vero quanto predicato dai Moderns, ovvero che per raggiungere la perfezione massonica era sufficiente il grado di Maestro, questo implicava che tutti i Maestri – non solo gli Installati – avessero diritto di accedere all’Esaltazione.
Autori di questo ingegnosa soluzione al problema degli Alti Gradi nella Premier Grand Lodge (così veniva detta in quegli anni la Gran Loggia d’Inghilterra, in contrapposizione alla Athol Grand Lodge degli Antients) furono Thomas Dunckerley e un Gran Maestro che gli era amico: il Nono Lord di Blayney.
Il primo documento riguardante un Capitolo attivo a Londra è una convocazione datata 22 Marzo 1765, ad opera di un Capitolo che si riuniva presso la Taverna della Testa del Turco in Gerard Street, a Soho; le sue convocazioni avvenivano su base mensile ogni secondo Venerdì. Durante la convocazione dell’11 Giugno dello stesso anno, Lord Blayney fu esaltato ed immediatamente installato sul trono del Primo Principale; ancora, il 22 Luglio lui e i Compagni presenti ratificarono ufficialmente la creazione del primo Supremo Gran Capitolo del mondo, fornendo l’autorità massonica per la pratica dell’Arco Reale.
Nei mesi successivi il Supremo Gran Capitolo cominciò ad assegnare le relative bolle per Londra e Province, e alla vigilia della Union del 1813 ne aveva già assegnato circa centoventi, a Capitoli su tutto il territorio del Regno Unito e dei possedimenti oltremare.
Nel campo opposto, la Athol Grand Lodge annoverava tra i punti base della sua politica la pratica degli antient degrees in seno alle Logge; quindi anche l’esaltazione dei Fratelli a Compagni del Arco Reale veniva praticata in seno alle Officine. Per questo si trovò ancora una volta in ritardo rispetto ai Moderns nella creazione di un Gran Capitolo su scala nazionale.
Dermott, però, non tardò a rendersi conto della popolarità della nuova struttura inventata dai Moderns, e nella sua posizione di Gran Maestro Aggiunto propose nel 1771 l’istituzione di un Gran Capitolo anche in seno agli Antients. Questo  progetto giunse a compimento nel 1783; ma per non contraddire troppo i principi che costituivano per gli Antients la loro stessa ragione di esistere, si trattava di un organismo subordinato all’autorità della Gran Loggia, tanto da essere definito dagli storici più un Comitato che un vero Gran Capitolo nella sua accezione moderna.
Il conflitto tra Antients e Moderns, come è noto, sarebbe stato ricomposto con l’accordo del 27 Dicembre 1813 – la famosa Union, da cui ebbe origine la Gran Loggia Unita d’Inghilterra, il cui Articolo 2 riporta la fatidica frase: è dichiarato e stabilito che la pura ed antica Massoneria consiste in tre gradi e non di più, quelli di Apprendista, Compagno d’Arte e Maestro Massone, includendo il Supremo Ordine del Sacro Arco Reale.
Questo accordo fu il frutto di oltre dieci anni di serrate ed estenuanti trattative fra le due Gran Logge, e come in ogni compromesso entrambe le parti avevano dovuto sacrificare qualcosa. Nel caso dell’Arco Reale, gli Antients riuscirono ad ottenere il riconoscimento del grado come parte della pura e antica Massoneria, ma dovettero rinunciare a tutti gli antient degrees fino ad allora praticati in Loggia, tra cui anche i gradi di Excellent e Most Excellent Master, propedeutici all’Arco Reale ; notevole successo dei Moderns fu l’istituzionalizzazione del Gran Capitolo come entità separata dalla Gran Loggia.
Dal punto di vista della trasmutazione interiore, meglio sarebbe stato che gli Antientspura e antica Massoneria e si fossero impegnati di più per introdurre nel Gran Capitolo la rottura dei Veli; e magari anche i due gradi propedeutici del Marchio (Mark Man e Mark Master), che sono tuttora legati all’Arco Reale in Scozia e in Irlanda: due Gran Logge che non patirono direttamente le conseguenze di un compromesso tra due visioni diverse della Massoneria.
Da allora in poi, tutte le Officine della Gran Loggia Unita d’Inghilterra e tutte le Officine che lavorano secondo rituali di origine inglese (ivi comprese le Logge Emulation del GOI e della GLRI) sono collegate a un Capitolo che conferisce l’Arco Reale ai Maestri.
Il Gran Maestro della Gran Loggia Unita d’Inghilterra è anche Primo Gran Principale del Supremo Gran Capitolo, e i Grandi Ufficiali sono Ufficiali del Supremo Gran Capitolo, con titoli analoghi alle loro dignità nell’Ordine. E’ anche consuetudine che e Logge più importanti, quelle con più di un centinaio di membri attivi (e a volte anche Logge di Maestri del Marchio, come la Loggia Italia di Londra) abbiano il proprio Capitolo, che lavora un proprio rituale collegato ai tre gradi azzurri; mentre nella maggioranza dei casi, tre o più Logge fanno riferimento allo stesso Capitolo.
All’uniformità di regole dei Supremi Gran Capitoli nel mondo fanno eccezione Scozia, Irlanda e Stati Uniti:
In Scozia, il Supremo Gran Capitolo dell’Arco Reale non ha connessioni con la Gran Loggia, e il candidato che aspira ad essere esaltato nell’Arco Reale deve avere conseguito preliminarmente il grado del Marchio.
In Irlanda, Arco e Marchio vengono somministrati contemporaneamente, e il rituale di esaltazione comprende la  rottura dei Veli.
Anche in America i Capitoli sono separati dagli Ordini. Non era così alle origini, ma nel 1797  la necessità politica di attenuare i legami con la Massoneria britannica spinse i delegati di tre Capitoli americani a incontrarsi a Boston e fondare un Gran Capitolo indipendente dalla struttura delle Logge.
Invitarono poi gli altri Capitoli ad unirsi a loro, e il 26 gennaio 1798 fu approvata la Costituzione del Gran Capitolo dell’Arco Reale per gli Stati Settentrionali dell’America, con la presenza dei Capitoli di sei Stati. L’atto costitutivo recita : nessuna Gran Loggia può rivendicare o esercitare alcuna autorità nei confronti di qualsiasi Capitolo dell’Arco Reale.
Il Gran Capitolo Generale dell’Arco Reale degli Stati Uniti d’America, erede di quei coraggiosi pionieri, detiene tuttora il diritto di concedere o ritirare le patenti di regolarità ai Gran Capitoli dei singoli Stati. Nel 1967, il suo nome venne mutato in Gran Capitolo Generale Internazionale dei Massoni dell’Arco Reale, e la sua autorità si estende su numerosi Gran Capitoli dei cinque continenti.
Proprio in America, però, nel corso dei secoli la sua autorità venne posta più volte in discussione. Le prime  crisi si ebbero già dopo la Union, i cui riflessi furono notevoli anche oltreoceano – perché, al di là della politica, la Gran Loggia d’Inghilterra restava pur sempre la custode della regolarità iniziatica per tutti i Massoni – e le diverse interpretazioni di cui fu oggetto nelle varie parti di quell’enorme Paese erano destinate a suscitare non pochi disaccordi.
A questo problema si possono aggiungere le orgogliose velleità autonomiste dei singoli Stati, in seguito alle quali i poteri del Gran Capitolo furono nel 1859 notevolmente ridimensionati ; questo tuttavia non poté impedire che molti Capitoli americani decidessero di organizzarsi in altro modo.
Oggi di fatto la situazione americana è incredibilmente complessa, e proviamo qui ad esporla in forma sintetica: in parte i Capitoli fanno riferimento al Gran Capitolo Generale degli Stati Uniti, e conferiscono il Marchio e altri gradi preliminari, il cui numero e regole variano a seconda della giurisdizione. Un’altra parte è confluita invece nel Rito di York, il corpo rituale americano per eccellenza, comprendente tre sistemi : il Gran Capitolo dei Liberi Muratori dell’Arco Reale, il Gran Concilio dei Massoni Criptici ed il Grand Encampment Templare.
In Massoneria in quattro gradi? ho enumerato gli antient degrees collegati all’Arco Reale americano; è il caso di riprendere qui sinteticamente quel discorso, al fine di sottolineare i loro legami col processo di trasmutazione interiore. La citazione è in parte tratta da un ispirato testo massonico presente in rete fino a qualche anno fa e oggi scomparso, di cui quindi mi è impossibile rintracciare l’autore; se si riconoscerà nelle prossime righe, mi scuso con lui anticipatamente, e sono pronto a inserire il suo nome.
non si fossero ostinati a pretendere il riconoscimento dell’Arco Reale come parte della

Maestro del Marchio (Mark Master) o Maestro Venerabile: “…essi diventano delle pietre viventi (la Saggezza) che si riuniscono per la costruzione di un edificio spirituale…” (i cenni alla trasmutazione interiore sono in questo rituale assai esplicite, come è ovvio sia nel grado che accerta l’idoneità del Massone a intraprenderne il processo).

Maestro Ex-Venerabile (Past Master) : “La Massoneria prende gli uomini per mano e li conduce all’Altare davanti al Libro Sacro, su cui poggiano la Squadra ed il Compasso. Il libro ci guida a dirigere con sicurezza i nostri passi verso la Luce Massonica…”

Maestro Eccellentissimo (Most Excellent Master ) : ”…che i nostri cuori si avvicinino nello stesso tempo delle nostre mani; che l’amore fraterno unisca tutti gli anelli di questa catena d’Unione formata liberamente da noi; che il nostro Spirito possa liberarsi da tutte le passioni e, al di là delle apparenze, possa conoscere la Verità…”

Il fuoco divino scende dal cielo per consacrare il Tempio e il Re Salomone, in segno di gratitudine e di riconoscenza, accoglie gli operai che hanno compiuto l’opera : egli riconosce l’eccellenza della loro Arte, li autorizza a ricevere d’ora in poi il salario di Maestro, affida loro inoltre la sublime missione di diffondere la luce della Sapienza e la conoscenza dell’Arte.

Maestro dell’Arco Reale (Royal Arch Master) : “Che la saggezza del Grande Architetto dell’Universo ci possa guidare; che la sua forza possa renderci capaci; che la bellezza della Virtù possa spingerci ad attuare i Giuramenti che qui abbiamo prestati, a mantenere inviolati i misteri che qui ci sono stati svelati ed a praticare fuori del Capitolo, con costanza, tutti i Doveri che qui ci sono stati affidati…”

Se lo studio assiduo ed appassionato, stimolato dall’esempio e confortato dalla solidarietà dei Compagni di lavoro, hanno portato il Maestro ad assumersi la responsabilità delle proprie opere distinguendole con un Marchio (Mark Master); se il rifiuto di ogni presunzione, il riconoscimento dell’eguaglianza e l’accettazione dell’impegno di trattare i Fratelli con tutti i riguardi loro dovuti lo hanno reso degno della possibilità di dirigere una Loggia (Past Master); se, nella costruzione del proprio Tempio interiore, ha raggiunto tale perfezione da essere giudicato degno di diffondere la Luce Massonica (Most Excellent Master), allora il Maestro è veramente preparato a diventare Maestro dell’Arco Reale (Royal Arch Mason).
Responsabilità, Umiltà, Perizia nel lavoro. Come i miei lettori sanno bene, non sono mai stato incline a enfatizzare gli aspetti etici dell’esoterismo, a mio parere grandemente sopravvalutati; ma bisogna pur dire che, in assenza di tali qualità, pressoché nulla è la possibilità di recepire e trattenere le Influenze C, del tutto necessarie per il lavoro di trasmutazione interiore.
E’ bene precisare che in Inghilterra i gradi di Excellent e Most Excellent Master non si sono estinti dopo il 1813, ma sono confluiti in un’altra autorità massonica purtroppo poco conosciuta, di cui abbiamo parlato nell’articolo sui side degrees del Marchio: il Gran Concilio dei Maestri Reali e Selezionati, che conferisce quattro gradi – Maestro Selezionato, Maestro Reale, Most Excellent Master e Super Excellent Master.
Sono questi i gradi che congiungono simbolicamente la leggenda del Maestro a quella di Maestro dell’Arco Reale. Infatti il rituale di terzo grado, che era iniziato sotto favorevoli auspici, era stato drammaticamente interrotto dalla morte di Hiram; ora esso viene portata a termine, nella gioia dei Fratelli e con grande splendore.
Tre Maestri Massoni vengono liberati dalla cattività babilonese, e di ritorno a Gerusalemme si recano alle macerie del Tempio, con l’umile intento di sgomberare il terreno in vista della prossima riedificazione. Così facendo, scoprono l’esistenza di un Sotterraneo che racchiude i perduti segreti della Massoneria; Lawrence Gardner suppone che dietro a questa leggenda si celi un fatto storico realmente avvenuto al tempo delle Crociate, quando a Gerusalemme si installarono i Templari.

Il Gran Capitolo del Liberi Muratori dell’Arco Reale di filiazione americana  fu introdotto in Italia (passando per la Germania) nel 1964. Nella Massoneria italiana di allora, con un GOI non ancora riconosciuto dall’Inghilterra e massicciamente scozzesista nelle strutture, il modello americano – quella di un sistema capitolare separato dall’Ordine, con in più il tocco “latino” del reciproco riconoscimento – era di fatto la sola via praticabile: mi sembrano quindi fuori luogo le maldicenze di chi ravvisò in questo evento una forma di… colonizzazione – sono queste categorie profane che con la Massoneria non dovrebbero avere a che fare, tanto più che l’Arco Reale italiano ha sempre lavorato meravigliosamente.
Oggi la situazione italiana si sta evolvendo con rapidità: l’instancabile opera di Giovanni Domma ha incontrato la benevola attenzione di autorevoli e lungimiranti esponenti della Gran Loggia del Grande Oriente d’Italia, e a partire dal 7 Gennaio 2010 le Officine lombarde di rituale scozzese godono del privilegio di poter consacrare i Maestri Venerabili nel Capitolo della Loggia.
Che una Massoneria fondata sul duplice istituto dei Capitoli di Loggia e dei Capitolo dell’Arco Reale sia il futuro lo si sta quindi comprendendo, poco per volta, anche da noi. A quando la metamorfosi del GOI in una struttura che ottemperi ai canoni non scritti (ma non per questo meno effettivi) della regolarità internazionale?
Noi non la vedremo, ma i Massoni di domani certamente sì. Potranno così lavorare in seno a un’istituzione massonica pienamente restituita alle sue più preziose valenze iniziatiche, senza che venga più considerato un sintomo di intellettualismo o stravaganza il dedicarsi umilmente al lavoro di trasmutazione interiore.

Daniele Mansuino

Riflessioni sull’Esoterismoultima modifica: 2010-04-13T19:15:00+02:00da giovannisantoro
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