Il fantasma del Venerabile.

di Daniele Mansuino

Ho incontrato di nuovo il Venerabilissimo Fratello Giovanni Domma: un Massone dei nostri giorni la cui personalità richiama alla mente un Desaguliers, un Dunckerley, un Martinez – insomma i grandi personaggi che hanno dato lustro alla Massoneria del diciottesimo secolo.
Con la sua tenacia calabrese, il Fratello Domma visita metodicamente un gran numero di Logge portando dovunque il verbo della riforma massonica che gli sta a cuore: l’Installazione obbligatoria dei Maestri Venerabili. Non limitandosi a questo, dischiude ai Fratelli gli orizzonti di realtà ancora completamente sconosciute in Italia, come la Massoneria del Marchio, che ha deciso di introdurre nel nostro Paese. Intorno a lui si stanno raccogliendo molti Fratelli che ne condividono le idee, e già l’Officina che lo ospita abitualmente è passata dal rituale scozzese all’Emulation, affinché il suo Venerabile potesse essere installato.
Uno dei temi chiave del Domma/pensiero è che bisognerebbe dare ai Massoni più informazione e più istruzione. Mi racconta che resta sbigottito ogni volta che si trova a trattare di argomenti massonici con illustri Fratelli di elevato spessore culturale: li vede aggrottare le sopracciglia e chiedergli di cosa stia parlando, in quanto di certi temi non conoscono neanche l’esistenza.
Naturalmente non è il caso di generalizzare: ci sono anche tanti Massoni che nelle loro Logge fanno un ottimo lavoro, dai quali molto spesso riceve incoraggiamento ad andare avanti.
Dopo che, come suo solito, mi ha preso un po’ in giro presentandomi ai suoi amici come l’opinion maker della Massoneria italiana, siamo passati a parlare della questione che più preme ad entrambi: l’accoglimento dell’Installazione obbligatoria in tutte le Officine del Grande Oriente d’Italia.
Il Fratello Domma porta avanti questa battaglia da tanti anni, perché – come ama ripetere – nell’attuale ordinamento del GOI, i poteri effettivi del Venerabile sono quelli di un fantasma, e questo gli sembra un’ingiustizia e una mancanza di rispetto nei confronti di tanti Fratelli che prestano generosamente all’Ordine il loro contributo.
Non c’è bisogno di dire che ha ragione. Nell’attuale regolamento del Grande Oriente d’Italia, i poteri riconosciuti al Maestro Venerabile di un’Officina sono esattamente tredici, e precisamente:

–     Celebrare Iniziazioni e aumenti di grado, e provvedere alle riammissioni e alle affiliazioni;
–     Presiedere le riunioni di Loggia;
–     Partecipare alle Sessioni della Gran Loggia;
–     Partecipare alle sedute del Collegio Circoscrizionale e del Consiglio dei Maestri Venerabili;
–     Nominare il Segretario;
–     Designare ogni volta i sostituti di Dignitari e Ufficiali eventualmente non presenti, e vegliare sul comportamento massonico dei Fratelli;
–     Tenere i rapporti con il Grande Oriente d’Italia;
–     Firmare tutti gli atti e la corrispondenza della Loggia;
–     Dare esecuzione ai provvedimenti che attengono alla Loggia;
–     Nominare i componenti della Commissione di Loggia;
–     Nominare eventualmente un Oratore, un Segretario e un Tesoriere aggiunti;
–     Disporre del Tronco della Vedova (ovvero delle offerte versate ritualmente dai Fratelli);
–     Curare il ritiro degli eventuali oggetti e documenti dati loro in consegna.

I primi due punti non fanno altro che ribadire (abbastanza sottovoce) il ruolo riconosciuto alla figura del Maestro Venerabile dalla tradizione: la sua conclamata centralità, per cui nell’esercizio del magistero iniziatico la sua autorità dovrebbe essere sacra ed inviolabile. Il penultimo punto gli conferisce una modesta disponibilità economica; tutto il resto, se analizzato con attenzione, fa di lui una figura di levatura poco superiore a quella del Segretario, senza nessun accenno a una sua eventuale voce in capitolo nella conduzione dell’Ordine.

Tutto questo stona non poco con quanto abbiamo osservato nell’articolo Massoneria in 4 gradi?: ovvero che già oggi la Massoneria è di fatto costituita non da tre, ma da quattro gradi – Apprendista, Compagno d’Arte, Maestro e Maestro Venerabile.
E’ il caso di ripeterlo: non ci si riflette spesso, ma solo i Maestri Venerabili (in carica o Passati) hanno in Massoneria la facoltà di iniziare, ovvero di creare i nuovi Fratelli che recano vita alle Logge. Se si pensa che il Grande Oriente non esisterebbe senza le Logge che gli hanno conferito il mandato di amministrarle, si può dire che i Venerabili dovrebbero essere riconosciuti come i veri capi dell’Ordine.

Questa è ovviamente un’asserzione abbastanza estrema (almeno qui in Italia), per cui non insistiamo, e limitiamoci a ribadire che le prerogative iniziatiche legate al ruolo del Venerabile sorpassano quelle del normale Maestro a un punto tale che sarebbe doveroso riconoscerlo esplicitamente come un grado; e che, per quanto una innovazione di questo genere non possa essere attuata senza cambiare i landmarks, sarebbe giusto almeno dargli la possibilità di accedere sempre all’Installazione, anche se è macchiato dalla “colpa” di essere stato eletto in una Loggia scozzese.
Se non altro, l’Installazione avrebbe il potere di proteggere i Maestri Venerabili italiani dai disagi internazionali che in altri articoli ho ripetutamente segnalato. E’ accaduto pochi mesi fa anche in Italia: alla tornata inaugurale di un’Officina all’obbedienza di una Gran Loggia amica, il Maestro Installatore a chiesto a tutti i Maestri e a coloro che non erano mai stati installati di lasciare il Tempio, e quasi tutti i Venerabili presenti sono dovuti uscire.
Sarebbe inoltre il primo passo verso la creazione di un sistema di camere intermedie dai poteri più estesi dei semplici Collegi Circoscrizionali, creato sul modello delle Massonerie di taglio anglosassone. Si dice talvolta (l’ho scritto anch’io da qualche parte) che il sistema inglese è più autoritario del nostro, perché nega il principio della sovranità della Loggia; questo è in parte vero, ma bisognerebbe pure ricordare che in compenso afferma la sovranità del Maestro Venerabile, che della Loggia è il legittimo rappresentante, concedendogli innumerevoli possibilità di partecipare al governo dell’Ordine del tutto sconosciute ai… fantasmatici Venerabili nostrani.
Tra l’altro, se in Italia volessimo lavorare nella regolarità internazionale, tutti coloro che compongono la Gran Loggia – incluso il Gran Maestro – dovrebbero essere Ex Maestri Venerabili Installati; invece adesso accade che ne facciano parte Fratelli che non sono mai stati Venerabili, e tantomeno Installati.
In base a questa situazione – osserva il Fratello Domma – qualunque Venerabile regolarmente installato in una Loggia Emulation riveste una dignità iniziatica superiore a quella del Gran Maestro: d’accordo, non bisogna confondere il livello esoterico con quello amministrativo eccetera, ma se non siamo al paradosso poco ci manca. E se a noialtri, con la nostra mentalità “latina”, questo dettaglio può sembrare di poco conto, ricordiamoci sempre che non è tale per gli Inglesi: agli occhi dei quali, l’autorità per cui il GOI governa le Logge apparirà sempre dubbia, per non usare aggettivi più forti.
Anch’io avevo peccato di ottimismo augurandomi, nell’articolo Orizzonti del Grande Oriente, che il riconoscimento del GOI da parte della Gran Loggia Nazionale Francese fosse la Colomba recante nel becco il Ramoscello di Ulivo che annunciava la fine del Diluvio dell’irregolarità: la fine di questo incubo che dura ormai da sedici anni, e limita così pesantemente il prestigio internazionale della Massoneria italiana. Ma il momento non è ancora arrivato, e se ci ostineremo a voler fare a modo nostro ho una gran paura che non arriverà mai.
Sarò più esplicito: non c’è da illudersi che la Gran Loggia d’Inghilterra sia disponibile a riconoscere un Ordine che – pur glorioso e ricco di storia – contravviene tanto apertamente agli standard da lei sostenuti; ha già fatto questo sbaglio in passato, si è pentita e non lo ripeterà più. C’è da augurarsi che gli avversari dell’Installazione lo capiscano prima o poi, rendendosi conto del male che la loro posizione intransigente sta causando all’Istituzione.

Molti di questi avversari sono tali per motivi di orgoglio nazionale (la tradizione massonica latina, ecc.), e vivono l’avvento di questa riforma come una sorta di inaccettabile ingerenza estera. Altri – i più disinformati – temono che metta a rischio la democrazia interna del GOI. Altri ancora sono Fratelli che lavorano in corpi rituali di origine scozzese/latina, e vedono nel Maestro Venerabile Installato non solo un inaccettabile doppione del “quarto grado” praticato nei loro Riti, ma anche una pericolosa avanguardia all’avanzata dei corpi rituali anglosassoni: concorrenti temibilissimi per la grande ricchezza del loro patrimonio iniziatico che attrae fortemente già fin d’ora molti Massoni italiani (e al quale conto di dedicare in futuro numerosi articoli). Insomma: se non fosse un’espressione che non rende giustizia alla loro buona fede, potremmo dire che temono di essere esautorati.
A tutti questi argomenti ho già contrapposto il mio personale punto di vista vuoi nell’uno vuoi nell’altro dei miei articoli; non mi piace ripetermi, e non piacerebbe neanche ai miei lettori. Ma è il caso di ricordare ancora una volta che i tempi sono cambiati, e che Massoneria latina non è affatto più sinonimo di democrazia, né interna né esterna (magari lo fosse: sarei il primo dei suoi sostenitori), proprio come la concezione più verticista della Massoneria anglosassone non è mai stata sinonimo di autoritarismo, ma di facilitazioni per i Fratelli di buona volontà nell’ascendere i gradini e partecipare attivamente alla gestione dell’Ordine.
Un ulteriore argomento contrario non ho enumerato tra i precedenti, in quanto se ne differenzia per la sua particolarissima natura: il pregiudizio anglofobo (perlopiù di importazione francese) assai diffuso negli ambienti esoterici italiani. Inutile dire che esso non regge minimamente all’impatto né dell’analisi storica né della ragione, ma tuttavia – come tutti i pregiudizi – si nutre di sé stesso, e delle emozioni più negative che si annidano nell’anima dell’uomo.
Ai miei Fratelli (doppiamente Fratelli) esoteristi, vorrei dire col cuore in mano che se apriranno la loro mente ai tesori della Massoneria anglosassone, non se ne pentiranno. Chi segue la mia rubrica sa bene quanto ogni contaminazione tra esoterismo e religione mi dia fastidio (magari ne fosse immune il mondo dell’esoterismo latino, che da questo punto di vista è in realtà molto più malmesso di quello inglese), e certo al primo impatto certe ingenue drammatizzazioni della storia biblica che sono tratto comune di tanti rituali britannici possono lasciarci perplessi; non al punto, però, di farci dimenticare che la forza sottesa a queste presunte “deviazioni sentimentali” è valsa a far lievitare le due Rivoluzioni del diciottesimo secolo, e in un tempo incredibilmente breve ha fatto della Massoneria l’organizzazione iniziatica più diffusa e potente del mondo.
Se la curiosità intellettuale sopravvive ancora in noi come non è mai venuta meno ai Massoni nel corso della storia, sarebbe forse il caso di applicarla proprio a quel campo; questo a maggior ragione – mi verrebbe spontaneo dire – per i Fratelli contrari all’azione esoterica sulla società. Il loro atteggiamento critico nei confronti della Massoneria britannica potrebbe così trovare il conforto di argomenti fondati sulla conoscenza diretta, e la smetterebbero finalmente di salmodiare la solita litania di terza mano sui presunti effetti negativi del moralismo protestante, cessando anche di offendere senza necessità né fondamento le decine di migliaia di Protestanti italiani.
Per chi invece è favorevole alla Massoneria come strumento di rigenerazione sociale, c’è il caso che un “bagno di Inghilterra”  possa fargli riscoprire il segreto perché la nostra Istituzione possa ridiventare davvero un tale strumento – segreto di cui al GOI ci sarebbe parecchio bisogno.
C’è da osservare infine che la riqualificazione del Maestro Venerabile potrebbe essere molto utile al miglioramento delle relazioni tra il Grande Oriente e le Logge. A volte sembra che nessuno si renda davvero conto di quanto sia importante la reciprocità del rapporto; eppure il successo dell’Arte dipende non solo dalla qualità del lavoro, ma anche dal modo in cui esso viene ripagato.
Una volta presa coscienza che all’aumento dei poteri di chi le rappresenta corrisponde una crescita  reale della loro possibilità di influire sull’Ordine, le Logge italiane guarderebbero al GOI con nuova fiducia; e la storia ci insegna che quando i Massoni italiani sentono di poter avere davvero fiducia nel loro Ordine, è loro costume restituire il bene ricevuto con un commovente prodigarsi, che nelle vicende del GOI ha lasciato più volte luminose tracce.
Bisogna quindi avere il coraggio di guardare avanti, e cambiare. Fino ad oggi molte cattive abitudini hanno condizionato la Massoneria; è tempo di voltare pagina e di sperimentare idee nuove. Molti Fratelli avvertono fortemente tale esigenza, e senza dubbio è questa la prima ragione per cui la “crociata” di cui si è fatto carico il Fratello Domma è oggetto di consensi di mese in mese sempre più plebiscitari: si direbbe che la consapevolezza della necessità di installare i Venerabili si stia spargendo per il GOI alla velocità della luce.

Speriamo quindi di cuore che presto questo progetto venga attuato, e che in seguito all’introduzione di un rituale di così grande maestà e bellezza come quello dell’Installazione la Massoneria italiana possa arricchirsi sempre più di candidati fortemente motivati dal punto di vista esoterico; tenendo fuori quei presunti Fratelli che mantengono l’Istituzione in uno stato di letargo per soddisfare più indisturbati le proprie comodità, avidità, apatie ed i propri interessi personali – eterni metalli dei quali il GOI sembra  destinato a non riuscire a liberarsi mai.
In un’istituzione come è la Massoneria – che insegna amore fraterno, uguaglianza, tolleranza, umiltà eccetera – non dovrebbe esserci posto né per l’arroganza né per la sudditanza , ma solamente per gli uomini liberi e di buoni costumi, il cui cuore è pronto ad aprirsi al lavoro collettivo con i Fratelli di Loggia e ad assimilare i segreti dell’Arte Reale; perché l’albero della Maestranza possa dare sempre buoni frutti, ovvero Fratelli giusti, maturi, umili e saggi.

La Massoneria è un Ordine Iniziatico, e tale deve restare. Chi voglia intraprendere questo percorso iniziatico deve esserne veramente consapevole, e crederci sino in fondo; perché la conoscenza esoterica non deve essere degradata né profanata.

Da questo punto di vista, i segni buoni negli ultimi tempi non sono mancati. Infatti, la rielezione a Gran Maestro del Rispettabilissimo e Venerabilissimo Fratello Gustavo Raffi (giusta o non giusta dal punto di vista dei regolamenti, è un problema spinoso che sono felice di non dover giudicare; ma che dovrebbe essere risolto da buoni Fratelli all’interno dell’Istituzione – e mi fermo qui) ha confermato ai vertici del GOI persone perbene, che nella gestione precedente avevano lavorato egregiamente per il risanamento dei rapporti internazionali.
Per questo, è doveroso che tanto il sottoscritto quanto il Fratello Domma porgano loro da queste pagine un sentito ringraziamento: in quanto entrambi abbiamo sperimentato i problemi da cui sono afflitti i Fratelli che – per vicende di cui non sono responsabili – si sono dovuti adattare ad una sorta di “esilio massonico” fuori della patria.
Speriamo che la sua saggezza spinga il Fratello Raffi a premere l’acceleratore nella soluzione del problema messo in luce da questo articolo; in quanto (come certo lui è il primo a sapere), è questo oggi  il principale ostacolo che separa il GOI da ulteriori e importanti riconoscimenti.

Daniele Mansuino

Il fantasma del Venerabile.ultima modifica: 2010-03-07T18:00:00+01:00da giovannisantoro
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