Il sistema trasmutatorio della “Santisima Muerte”


di Daniele Mansuino

Nella mia qualità di Vescovo della Iglesia Gnostica de la Santisima Muerte (Orden de la Santisima Muerte), lo splendido articolo dell’amico Andrea Bocchi Modrone sulla Santisima Muerte mi offre l’occasione per presentare un aspetto del culto di questa potente divinità azteca ancora sconosciuto in Italia: il suo sistema di trasmutazione interiore.
La pratica del sistema è riservata dalla Santisima ai suoi Vescovi, perché solo su di noi funziona. Proprio per questo, almeno in massima parte, non è segreto (come del resto molti altri dei più importanti rituali delle macumbe: la fissazione della segretezza è un difetto dell’esoterismo, non dello sciamanesimo – non c’è nessun bisogno di mantenere il segreto su riti che soltanto pochissimi uomini al mondo sono in grado di praticare con successo), e sono quindi pienamente autorizzato ad esporlo ai miei lettori.
Si tratta di un sistema finalizzato a trasformare chi lo pone in atto in un Misterio de la Santisima Muerte: ovvero una creatura della sua linea, delegata dalla Santisima a svolgere determinati compiti nei confronti degli esseri umani, e che da questi ultimi potrà essere evocata e cultuata, non diversamente da come nell’ambito delle macumbe si usa rivolgersi ad altre linee (o famiglie) di misterios per ottenere un certo ordine di risultati: per esempio ai Guedè di Santo Domingo, o agli Exù del Brasile.
Se è vero che si possono in questo caso ravvisare alcune differenze, esse vanno ricollegate semmai alla particolarissima funzione rivestita dal culto della Santisima Muerte nei confronti delle altre forme di macumba; infatti, per dirla in modo schematico, la Santisima sta alla moltitudine dei misterios (o loa, o iwà, o iwè, o orisha, e così via) nello stesso rapporto con cui la figura del Cristo si può commisurare alla moltitudine delle divinità pagane.
Per chiarire meglio questo concetto, bisogna innanzitutto precisare che gli Dei peculiari alle varie forme di politeismo vengono spesso definiti immortali, ma questo non è esatto: si tratta sempre di una forma di immortalità relativa, in quanto collegata all’espressione, da parte degli esseri umani, di determinate correnti emozionali che essi incarnano, e che letteralmente li mantengono in vita. E’ quindi corretto affermare, come anch’io ho fatto più volte, che la loro residenza è l’inconscio collettivo del genere umano; ma finiti gli uomini, finiscono anche gli Dei, e la Morte (più o meno Santa) è il termine ultimo per entrambi.
Questa obiezione non è valida per quanto concerne il Cristianesimo: Gesù infatti ha “vinto la Morte”, in quanto Egli è l’incarnazione materiale di un Principio trascendente, la cui sussistenza non è in alcun modo legata alle proprie possibilità di manifestazione. Che qualcosa del genere possa effettivamente esistere è un altro discorso, suscettibile di essere sviluppato all’infinito per mezzo del dibattito filosofico; quello che conta è che in tale veste Gesù si è presentato, e in quanto tale è stato riconosciuto anche dai misterios, come è provato dal sincretismo con il Cristianesimo che immancabilmente si è verificato (e ancora oggi continua a verificarsi) in tutte le forme di macumba che con esso vengano in contatto.
Gesù e la Santisima hanno quindi in comune che tutti i misterios, anche i più potenti, riconoscono la loro autorità, e da questa particolare prospettiva il culto della Santisima può essere considerato una forma di transizione dal politeismo delle macumbe a una nuova forma di monoteismo; ancora più nuova se pensiamo che tale culto, dopo essere sopravvissuto stentatamente nelle campagne del Messico per quasi tutti i cinque secoli successivi alla Conquista è “esploso” improvvisamente dopo il 2000, con un’espansione la cui rapidità nel mondo delle macumbe non ha precedenti.
Santisima MuerteNelle rappresentazioni statuarie utilizzate in seno alla sua Iglesia, la Santisima reca una Sfera di Cristallo nella mano sinistra e una Falce nella destra; ne esiste però anche un’altra versione, meno nota e più “esoterica”, che regge nella destra un Burattino e nella sinistra una Clessidra; in questo caso la Falce circonda la figura della Morte come un fregio. Si dice che La Falce è lo Spazio, la Clessidra è il Tempo e il Burattino è l’Uomo, e questi tre elementi formano i vertici di un Triangolo rituale che in certi casi viene tracciato sul suolo del Tempio.
Ora, bisogna sapere che la Santisima non cavalca abitualmente i suoi discepoli secondo le classiche modalità della trance : non si usa, perché in Messico non esistono forme di macumba fondate sulla trance come se ne trovano ad esempio in Brasile e nei Caraibi. E’ possibile peraltro evocarla  secondo le modalità di queste ultime, cosa che io faccio spesso, ma anche in tal caso essa rifugge dalle forme di possessione più violente per non mettere a repentaglio l’incolumità del discepolo: infatti, essere invasati dalla Morte sarebbe veramente troppo pericoloso. Quindi si esprime di solito per mezzo di trances
Ma entro i confini del Triangolo, è possibile essere “cavalcati” da lei con grande violenza senza risentire alcun danno. Io l’ho provato una volta, trovandomi improvvisamente nel bel mezzo di una spettacolare trance allucinogena in puro stile castanediano; talmente forte che non sarei riuscito a rientrare, se per buona sorte una discepola – inginocchiata accanto a me fuori dal Triangolo – non mi avesse tenuto saldamente per un polso.
L’insolita formulazione del ternario che sta alla base del Triangolo è anche la fonte di un altro insegnamento della Santisima quasi sconosciuto: la sua Numerologia.
Non ho finora mai trattato di Numerologia in questa rubrica, perché questa scienza tradizionale – ben più dell’Astrologia e dell’Alchimia – si è oggi svilita al punto che la sua pratica non potrebbe portare ai miei lettori la minima utilità (fatta eccezione forse per le sue scuole legate alla Qabbalah, le quali d’altra parte sono veramente troppo “specialistiche” per poter interessare a chi non è un seguace diretto di quella via). In realtà, da Piazzi Smith in poi, la moderna Numerologia somiglia  molto al paradossale esempio del chiosco di giornali di Jean-Pierre Adam, citato anche da Umberto Eco ne Il pendolo di Foucault:
semicoscienti dalla presa assai leggera, nel corso delle quali parla e scherza con i discepoli, dimostrando una sorprendente giocosità di carattere.

Signori, invito loro ad andare a misurare quel chiosco. Vedranno che la lunghezza del ripiano è di 149 centimetri, vale a dire un centomiliardesimo della distanza Terra-Sole. L’altezza posteriore divisa per l’altezza della finestra fa 176/56 =3,14. L’altezza anteriore è di 19 decimetri, e cioè pari al numero di anni del ciclo lunare greco. La somma delle altezze dei due spigoli anteriori e dei due spigoli posteriori fa 190×2+176×2=732, che è la data della vittoria di Poitiers. Lo spessore del ripiano è di 3,10 centimetri e la larghezza della cornice della finestra di 8,8 centimetri. Sostituendo ai numeri interi la corrispondente lettera dell’alfabeto avremo C10H8, che è la formula della naftalina…

Se messo al confronto con queste puerili speculazioni, il sistema numerologico della Santisima Muerte appare davvero di un altro pianeta, tanto per originalità quanto per qualità. Prendendo le mosse dal ternario Uomo/ Tempo/Spazio, l’intera gamma dei significati derivati dai numeri può essere coordinata nell’esposizione di un’idea unitaria che costituisce un po’ l’essenza di tutti gli insegnamenti della Santisima, sia exoterici che esoterici: il concetto di totalità temporale.
Per esprimerlo con le parole che la Santisima ama ripetere spesso ai suoi discepoli: non è il Tempo che genera il mondo materiale, ma viceversa. Questo perché la forma materiale è necessariamente transitoria, e porta con sé anche le idee di inizio e fine; è proprio essa quindi a generare il concetto di Tempo, che non è e non può essere infinito, bensì ha una durata identica a quella della forma materiale presa in considerazione.
Niente di nuovo, si dirà: ma una cosa è formulare l’idea in un articolo, un’altra cosa è meditarla in stato di trance, con l’ausilio impareggiabile di un sistema numerologico creato espressamente per favorirne l’assimilazione.

Il concetto di totalità temporale si esprime nel sistema per mezzo del numero 60. Non chiedetemi se fosse già così presso gli Aztechi, o se si tratta invece di un adattamento posteriore all’adozione del sistema di conteggio del tempo attuale: non lo so, e non è importante. Quello che mi preme di sottolineare è la possibilità di separare il 60 in due parti, 13 e 47, che sono entrambe associate alla Morte anche nell’immaginario collettivo della civiltà occidentale.
Oltre al 13 e al 47, ha importanza fondamentale nel sistema il numero 40, in quanto 13+27 : il numero della Morte più il numero dei libri del Nuovo Testamento, ovvero la Morte più la Vita.
Ancora, è importante il 37, numero che corrisponde alla Stella Fissa della Santisima Muerte: la Stella Arturo. Senz’altro i (pochi) lettori esperti in quel difficile campo che è l’Astrologia delle Stelle Fisse saranno sorpresi che alla Morte venga associata una Stella luminosa e “benefica” come Arturo, piuttosto che Algol o altre Stelle tradizionalmente considerate malefiche; la cosa si spiega non solo alla luce del paragrafo precedente, ma anche perché Arturo viene detta la Sentinella del Nord – essendo la Stella più meridionale dell’Emisfero Settentrionale, situata poco più a Nord dell’Equatore celeste.
Anche la Morte è la Sentinella del Nord, del Grande Freddo che si affaccia sul calore della Vita, e un articolo a parte meriterebbe di essere dedicato alle corrispondenze Arturo/Morte, a partire dal mito della Tavola Rotonda fino al simbolismo legato a quel simpatico e innocente animale che è l’orso (in greco, arktos).
Un ultimo cenno obbligatorio sul sistema numerologico della Santisima è la denuncia delle sue somiglianze con un altro ugualmente importante e sconosciuto: quello di Martinez de Pasqually, che è fondato sulla Qabbalah ma reca anche notevoli vestigia della Numerologia sciamanica, derivate probabilmente dall’influenza che ebbero sul Martinezismo certe “scuole” numerologiche dell’Africa del Nord.
Già in altri articoli ho avuto modo di stupirmi per la curiosa parentela che risulta evidente dal confronto del Martinezismo (e del Martinismo) con certe parti dello sciamanesimo, ma è senza alcun dubbio nella scienza numerologica che essa appare con maggior chiarezza.
Voglio citare qui di seguito uno degli scritti più sconosciuti (e incompresi) di Martinez – quello che egli presentò come un sistema per… divinare le estrazioni del Lotto – assicurando i lettori che i criteri in esso applicati si possono ritrovare quasi identici nel sistema della Santisima Muerte.

Estrazione del 18 Aprile 1758
L’anno aveva mesi 2, il Segno aveva giorni 29, il mese di Aprile giorni 18, la settimana giorni 3, il giorno ore 10. 62 è il numero risultante dall’addizione e si continua l’operazione per avere il primo numero nel modo seguente, addizionando il prodotto con il numero dell’esempio dato sopra:
Giorni della settimana 3, giorni del mese 18, numero dell’esempio 62. 83 è stato il primo numero estratto. Prendiamo il numero dell’esempio 62, il giorno della settimana 3, il numero del Segno 29: totale 94. Il numero prodotto non figura nella Ruota della Fortuna, allora occorre togliere il numero maggiore dei due che è 9 e otteniamo 4 secondo numero estratto.
Per il terzo numero si aggiunge l’ora del giorno, che è 10, al giorno della settimana 3 ed al mese dell’anno 2 : ora del giorno 10, giorno della settimana 3, mese dell’anno 2. Questa addizione dà 15. Il numero non uscì a causa di Marte incontratosi con Venere ; bisognava prendere il numero rovesciato : 51, terzo numero estratto…

La spiegazione procede fino al quinto dei numeri; ma al di là delle applicazioni lottistiche (peraltro interessanti), anche qui ciò di cui si parla è il Tempo, e i numeri presi nell’esempio non sono affatto scelti a caso.
Studiosi migliori di me potranno un giorno proseguire l’analisi del sistema numerologico della Santisima (al quale, tra l’altro, è legato anche un metodo di divinazione) portandola più a fondo: per esempio mediante lo studio del rapporto 47/13 (3,615…), il quale pare sia imparentato col pi greco per tutta una serie di ragioni che nel corso di una trance la Santisima mi enumerò, e che io – purtroppo – ho dimenticato.
E’ opportuno comunque ribadire che la sua principale utilità è fungere da supporto meditativo del sistema trasmutatorio, nell’ambito del quale l’aspetto numerologico viene considerato niente più di un corollario. E’ giunto ora il momento di esporne succintamente le modalità operative, la cui pratica – ripeto – è riservata ai Vescovi soltanto.
Nella luna crescente di luglio, il Vescovo deve recarsi al Tempio all’alba e accendere una candela sull’Altare; deve poi riempire a metà un bicchiere d’acqua e infondere in esso, per mezzo di un contagocce, una goccia dell’Olio Consacrato della Santisima Muerte. Se la goccia non si disperde, mescolare l’acqua con un dito. Deve poi berlo tutto d’un fiato e subito dopo spegnere a candela; questo per 13 giorni.
Deve poi continuare ad attendere alle sue normali occupazioni per 47 giorni: non è richiesto che si soffermi con la mente sulla parte di rituale già compiuta, né che tenga il conto dei giorni, perché ciò che si ottiene per mezzo di questo rituale è il controllo del Tempo, e non si deve compiere nessun atto di servitù nei suoi confronti. Il Vescovo saprà da solo quando i 47 giorni sono trascorsi (in realtà, l’esperienza insegna che si tratta di 47 giorni simbolici: quasi nessuno dei praticanti azzecca il giorno giusto per riprendere i lavori).
La ripresa si manifesta da sola, perlopiù nel momento che meno ci si aspetta, che talora è anche il meno opportuno: improvvisamente, mentre la persona è in piedi e/o sta camminando, il suo corpo si immobilizza in una postura molto particolare (questa sì, è segreta).
Qual è, nello sciamanesimo e in esoterismo, il significato dell’assumere con il corpo determinate posizioni? Già una risposta si può trovare comparando questo fenomeno con quello – analogo – di determinate sequenze di movimenti, l’utilità delle quali ho trattato nella parte finale dell’articolo I due progetti della Massoneria. Si tratta, in sintesi, dello stabilire un ponte tra i movimenti eseguiti sul piano della realtà oggettiva e quelli eseguiti in sogno in un altro stato dell’essere, al fine di potervisi trasferire consapevolmente (o in termini castanediani: generare uno spostamento consapevole del punto di unione – su quest’ultimo tema si veda anche l’articolo L’ipnosi di massa).
E’ questo anche il fine principale delle forme rituali massoniche più complesse a livello motorio, come l’Emulation, e su questo aspetto avrò senz’altro l’occasione di ritornare in ulteriori articoli.
Ora, lo stesso obbiettivo si può conseguire non solo mediante sequenze, ma anche tramite l’adozione di posture statiche. E’ un classico del genere l’impiego da parte di Gurdjieff del cosiddetto stop, ma appartengono alla medesima famiglia anche i segni d’ordine della Massoneria, le posizioni insegnate da Rudolf Von Sebottendorff nella Scienza delle Chiavi, quelle dello yoga e quella relativa alla meditazione zen; ci sono ovviamente sfumature di significato diverse legate alle caratteristiche peculiari di ciascuna scuola, ma non è questa la sede per esaminarle a fondo.
In linea di massima si può dire che – rispetto alle sequenze di movimenti – le posture statiche pongono l’enfasi sull’aspetto del recupero dell’energia: una fase cioè che in un certo senso può essere considerata preliminare a quella delle sequenze. Ma non sempre è così, perché nel passaggio dall’uno all’altro stato dell’essere viene a spezzarsi la linearità della successione temporale: quindi non è detto che il maestro consideri indispensabile sottoporre il discepolo sul piano della realtà oggettiva a un rafforzamento energetico preliminare mediante le posture, che potrebbe anche rivelarsi del tutto inutile una volta che egli si sia trasferito in un diverso stato.
Di conseguenza, nella pratica trasmutatoria sequenze e posture possono essere insegnate in qualunque ordine – in certi casi (come il mio) anche prima le sequenze e dopo le posture, a seconda di quelle che sono le caratteristiche psicologiche del discepolo e del tipo di lavoro che il maestro intende operare su di lui.
Per comprendere meglio in cosa consiste il recupero dell’energia legato alle posture, è opportuno partire dalla grandiosa allegoria castanediana dell’uovo luminoso, della quale ho già trattato in diversi articoli (soprattutto ne L’ipnosi di massa), ponendo in evidenza come essa non vada riferita al corpo sottile o corpo energetico dell’uomo, bensì piuttosto all’insieme delle possibilità di manifestazione che l’essere umano può percepire nella totalità degli stati dell’essere; in altre parole, l’uovo luminosoUomo Primordiale, anche se l’allegoria castanediana – sciamanica, quindi strettamente operativa – pone di più l’accento sul punto di vista “psichico” e Guénon sul punto di vista cosiddetto spirituale.
Non a caso, Don Juan amava sottolineare il fatto che – a colui che vede – l’uovo luminoso appare come unico: non una molteplicità di uova luminose ciascuna delle quali corrisponde a un dato individuo, ma un solo uovo luminoso nell’Universo, che ognuno percepisce diversamente a seconda delle caratteristiche della propria individualità.
(Di sfuggita: è proprio questa osservazione il punto di partenza per dimostrare l’ortodossia sul piano esoterico della concezione marxista di “coscienza collettiva”, nonché dell’errore di qualsiasi presunta via iniziatica che si sia sviluppata a partire dal concetto di “realizzazione individuale”).
Tornando all’uovo luminoso, è fatto per essere percorso – tanto sulla superficie quanto all’interno – dal punto d’unione, ovvero dalla consapevolezza dell’individuo: in teoria, l’uomo perfetto (ovvero l’ Uomo Primordiale) dovrebbe poter disporre di energia sufficiente a esplorarlo per intero, potendo accedere in questo modo alla totalità degli stati dell’essere.
Se questo non avviene, è perché i nostri livelli di consapevolezza sono assai più bassi, in quanto la nostra energia è preda abituale di un gran numero di parassiti che se ne nutrono abitualmente (suggestivo e indimenticabile l’esempio, portato da Castaneda, di Quelli che volano, su cui conto di ritornare in uno dei prossimi articoli di questa rubrica).
Questi esseri, come spiega allegoricamente Castaneda, hanno divorato gran parte dell’uovo luminoso, lasciandone solo una piccola parte che circonda la pianta dei nostri piedi (e anche quest’ultimo dettaglio – se vogliamo – è interessante per comprendere meglio il significato delle posture: evidentemente, la gran parte del tempo che trascorriamo in piedi ottiene il risultato di imprigionare un po’ di energia tra i piedi e il suolo, precludendo ai parassiti la possibilità di raggiungerla – riflessione, questa, che consente di comprendere meglio il significato della postura suggerita dalla Santisima Muerte).
Quali sono le tecniche a disposizione dell’uomo per recuperare l’enorme quantità di energia dispersa? A parte il metodo creato da Castaneda, Tensegrità – efficacissimo, ma di carattere in un certo senso “troppo sciamanico”, ovvero assai scarsamente sviluppato sul piano della teoria – la migliore esposizione è quella che si ritrova ne La quarta via di Gurdjieff e Ouspensky. La tecnica regina è ovviamente quella del ricordare sé stessi: ovvero essere in grado di svolgere le attività di tutti i giorni mantenendo l’attenzione costantemente concentrata sul pensiero Io sono.
E’ infatti l’identificazione (ovvero l’uscire da sé, per concentrarsi esclusivamente sulle azioni che si stanno compiendo) l’errore basilare che apre la porta del nostro uovo luminoso ai parassiti, mentre al contrario il semplice gesto mentale della consapevolezza di sé è già di per sé sufficiente a metterli in fuga ; ricordare sé stessichiudere i buchi praticati dai parassiti nel guscio dell’uovo).
Ora, mantenere una data postura rimanendo immobili per un certo periodo di tempo innanzitutto costringe l’uomo a ricordare sé stesso; poi, esistono anche variazioni della circolazione energetica legate alle diverse posizioni del corpo; inoltre, una data posizione ha l’effetto di richiamare un certo tipo di energie sottili piuttosto che altre. E c’è infine un ultimo aspetto non desumibile da quanto ho scritto finora ma non meno importante, strettamente legato alla prospettiva dello spaziotempo, cioè dell’Universo a quattro dimensioni: un corpo immobile nello spazio (per quanto si tratti di un’immobilità assai relativa) lascia nel tempo una traccia più consistente rispetto a un corpo in movimento, favorendo in questo modo il progressivo ricompattarsi del corpo sottile.
Torniamo ora al sistema trasmutatorio della Santisima Muerte. Se, nell’attimo in cui il corpo si immobilizza, il cuore pulsava al di sopra del numero di battiti relativi allo stato di quiete, o se comunque la persona ha avuto una giornata attiva, il fenomeno di immobilizzazione non sarà perfetto, e il corpo sarà percorso da un lieve tremore: la sola cosa da fare è rilassarsi il più possibile, cercando di creare il vuoto mentale, perché il tremore cessi o perlomeno sia limitato.
Quando si sarà raggiunto uno stato di quiete soddisfacente, il corpo lo segnalerà mediante il raddrizzamento della colonna vertebrale. Se si vorrà allora passare in esame lo stato dei vari muscoli (operazione che è consigliabile fare partendo dai piedi), si rileverà che quasi tutto il corpo è in stato di relax, fatta esclusione per le spalle, le braccia e soprattutto le mani.
Va bene così: stupido e inutile sarebbe cercare di raggiungere lo stato di relax assoluto, che non esiste in natura ed è in realtà una delle tante “chimere” inventate dai maestri disonesti di certe forme esoteriche allo scopo di mantenere i discepoli in uno stato di perenne inferiorità e soggezione.
Occorre invece socchiudere gli occhi, e attendere che nella mente comincino a visualizzarsi in modo spontaneo i numeri da 1 a 60 (in lettere o in cifre).
Appariranno uno dopo l’altro, e quando si arriverà a 13 ci sarà una pausa, nel corso della quale occorre nuovamente rilassarsi il più possibile. Potranno verificarsi vari fenomeni (voci, sensazioni di “presenze”, visualizzazioni di paesaggi, di colori, pensieri involontari di tipo meccanico ecc.) ai quali occorre prestare un’attenzione per così dire da guerriero: prenderne atto e memorizzarli se ci si riesce, ma non lasciarsene influenzare più di tanto.
I numeri poi riprendono a scorrere nella mente, e quando si arriva a 60 lo stato di immobilità si interrompe da solo. Ci sono ora da compiere due gesti rituali – il primo con la mano sinistra, il secondo con entrambe le mani – dopodiché si può riprendere il corso normale della giornata come se nulla fosse accaduto; solo nel caso le condizioni fisiche e ambientali siano particolarmente favorevoli, la Santisimaordinerà di ripetere l’enumerazione una seconda volta, raramente una terza.
Questa seconda fase del rituale di trasmutazione non ha un termine: va avanti tutta la vita, e non è affatto un peso per il Vescovo che scelga di praticarlo, perché col tempo la tecnica operativa si perfeziona da sola, e le esperienze psichiche legate alla pratica divengono progressivamente più forti, ordinate e comprensibili; consentendogli di estendere giorno dopo giorno la propria familiarità  con quell’Universo degli stati molteplici dell’essere in cui, dopo la morte, sarà chiamato a vivere in eterno – o, per dirla alla guenoniana: per una indefinità temporale.
corrisponde precisamente al concetto guenoniano di è quindi il passo fondamentale per poter ricominciare a accumulare energia (che poi, in seguito, si imparerà anche a trattenere mediante l’adozione di esercizi più elaborati, volti a

Daniele Mansuino

Il sistema trasmutatorio della “Santisima Muerte”ultima modifica: 2009-12-04T18:00:00+01:00da giovannisantoro
Reposta per primo quest’articolo