Un dibattito sulla massoneria


 

Nel 1924 s’accese una polemica in merito alla massoneria sulle colonne di Rivoluzione liberale, tra Piero Gobetti e un massone anonimo. Una polemica antimassonica su cui riflettere attentamente

Questo è un breve articoletto del 1923, sempre pubblicato su La rivoluzione liberale
POSTILLE
Massonerie.
Il danno, o comunque il risultato dell’attività massonica nella nostra vita è quasi nullo; e di molto inferiore a quello prodotto dalle campagne antimassoniche, le quali ci avvezzavano a confidare che bastassero le dimissioni di qualche funzionario per sanare e raddrizzare la politica. Azione e reazione, del resto, eran sintomi d’una stessa insofferenza; dalle due parti mancava la capacità dell’esame e nessuno riuscì mai a dir davvero di che mali si patisse; ma abbondava la fretta di scoprir cause, di trar conclusioni e d’indicar rimedi; giocavano a palla con le responsabilità rispettive, ma tanto insulsamente le avevan gonfiate che prima di cogliere il segno eran già bell’e vuote.

Stupisce che il giuoco ricomincia. L’Idea Nazionale ha scoperto con orrore una specie d’intesa e di congiura che mira a rimettere a galla il socialismo per mezzo di manovre sindacali: Interessi e intrighi di Palazzo Giustiniani; quest’etichetta basta e serve per scagliar l’anatema contro le tendenze di sinistra, e scoprirci il marcio. Danno importanza alle sette, è naturale, solo i settari concorrenti; e la polemica che agitano è come un litigio tra negozianti troppo vicini che per un nulla e fuor di proposito sfogano l’astio covato da un pezzo, e pochi sfaccendati li stanno a vedere; gli altri che passano si voltano appena con gli occhi e tiran dritto. Fanno bene: perché da impararci non c’è proprio nulla, da divertircisi poco. Spesso è anche un giuoco di scambio: perché gli affari o le occasioni son sfavorevoli e si trovano in impicci e li affliggono guai che si son procurati da sé, e non possono far a meno di lagnarsi, danno la colpa all’avversario; facendone una specie d’infernale divinità onnipotente.

Il buon passante dovrebbe aver imparato a esser socratico. Alle battute irose, alle invettive dovrebbe rispondere, almeno dentro sé, con quelle umili e meravigliate parole che cercano di scalzare gli argomenti da gli orpelli e dalle passioni; e così li rivolgerebbe, quasi tutti, contro chi li adopera. Ma forse questo lavoro lo fa da sé implicitamente e per istinto, quando, appena visto di che si tratta, si contenta di sorridere.

U. M. di L.
La rivoluzione liberale, n. 2 anno 1923 pag. 1

La Massoneria torna di attualità. Ecco un frutto tardivo e non chiesto di cui chiameremo cordialmente responsabile il fascismo. Le rivoluzioni spazzano via i morti; il fascismo, rivoluzione mancata di falsi profeti e di ciarlatani, li risuscita.

Della Massoneria la Rivoluzione Liberale scrisse il 14 maggio 1922:

“La campagna contro la massoneria era (tranne in casi specifici) una cosa ingenua, enfatica, astratta. Il più logico fu Croce che dimostrò la necessità di combattere non la massoneria, ma lo spirito massonico. La setta sostituisce il partito nelle società preistoriche. Oggi la massoneria é morta, senza che nessuno si assumesse il compito di combatterla; perché abbiamo ormai un principio di lotta politica”.

Si poteva dire che la Massoneria era morta nel 1922 perché era rimasta priva di ogni valore politico e non era il caso di dare importanza a quell’ultima forma meschina, in cui sopravviveva, di società privata di mutuo soccorso.

Mussolini, mangia-massoni implacabile, ha lavorato a ricostituirla, corrotta corruttrice.

Oggi si spera nel dissidio tra Massoneria e Fascismo, e nei quadri di Palazzo Giustiniani e di piazza del Gesù si vedono i successori o più candidamente i nuclei della prossima battaglia elettorale. Questa tattica piace alla nostra opinione pubblica, che dopo aver esultato per il trionfo fascista oggi con malizia e malignità attende in pace il ricorso storico. Lo spirito blando di tale opposizione fatalistica ha bisogno di sentirsi dire che tutto é pronto, che c’è chi farà: almeno per non provare rimorso della propria inerzia; solo il pensiero del segreto e del mistero conforta la loro paura e li fa certi delle successioni storiche e della provvidenza presente. Il jus murmurandi di Mussolini scolpì incisivamente la patologia di questi italiani ubbriachi di unanimità e di palingenesi, ma non disposti ad escludere di dover adorare domani un nuovo papa.

L’opposizione massonica al fascismo ha questa consolante caratteristica, che può esser fatta signorilmente in silenzio; non impone di affrontare il nemico in piazza, giacché in piazza trattandosi di camicie nere gli italiani sono sempre riservati. Anche i modi settari del Risorgimento oggi non sarebbero più di moda. L’opinione pubblica é una cosa seria; non congiura come gli scamiciati comunisti, ed é amica della massoneria solo perché essa le potrebbe dare, senza rischio, la sorpresa di un gioco di prestigio, come a uno spettacolo di varietà.

Tradimenti di questo genere hanno la virtù di non dispiacere al Duce che non farà arrestare neppure uno dei silenziosi cospiratori, rei di immaginazione, ma non di pensero. In questi stati d’animo Mussolini sa di poter governare invidiabilmente. Un’opinione pubblica silenziosa è subito addomesticata dal bel tenebroso, cui soltanto il gridar forte può incutere timore per ragioni di concorrenza.

La lega democratica rivolge al segreto piano massone tutte le sue ansietà e c’è chi assicura di aver sentito questi costituzionalissimi uomini fondare i loro calcoli sul generale Capello che sarebbe disposto a marciare. In questo almeno i costituzionali massoni seguirebbero la giovanile baldanza fascista. In America la massoneria si é ridotta a un istituto di filantropia, in Italia terra libera di politici raffinati serve all’attività pubblica, é squisita istituzione di politica. Gli schiavi imitano come possono gli uomini e le civiltà moderne. Cercano il deus ex machina quando non riescono ad aver fiducia sulle proprie responsabilità.

Nell’Italia di Giolitti e di Nitti la massoneria privata era un segno di povertà e di indecisione morale, era una residuo dello storico vizio del popolo intrigante, servile e letterario; nell’Italia di Mussolini la massoneria politica é il segno della raggiunta dignità pubblica. Certo, l’opposizione massonica, a base di complicazioni internazionali e di calcoli sui generali d’esercito, sulla Monarchia e sulla Santa Sede, sarà più motivo di spasso che di preoccupazione e bisognerebbe classificarla senz’altro tra le spiritose intenzioni del bel tenebroso; tra le risorse che non gli mancano per divertire e addomesticare gli italiani senza compromettersi.

Bonomi sovversivo alleato alla monarchia, mediatore Capello, pronubo il Grande Oriente ecco una fantasia troppo arguta per non essere mussoliniana!

p. g.
(La rivoluzione liberale, n. 5 anno 1924 pag. 1 )


CHE COS’È LA MASSONERIA
I.
Dunque Piero Gobetti attacca la Massoneria. L’attacca in blocco: Palazzo Giustiniani e Piazza del Gesù; gli allegri compari del comm. Palermo e i mezzi toscani dell’avv. Torrigiani. Leggendo l’articolo antimassonico pubblicato dalla “Rivoluzione Liberale”, vien fatto di esclamare: Piero Gobetti ha ragione. Ma dopo l’esclamazione spunta alle labbra la constatazione: Piero Gobetti conosce la Massoneria come io conosco le leggi astronomiche, ossia, per sentito dire. Invece, chi scrive, ha la pretesa di conoscere la Massoneria nella storia e nell’azione contemporanea, nei fini e nelle parodie politico-mutualiste alle quali l’hanno ridotta, segnatamente in Italia, l’incomprensione e la corsa a chi arriva prima. E perché la conosce, cade dalle nuvole di fronte alla non necessaria e gratuita catilinaria di Piero Gobetti, come cade dalle nuvole tutte le volte che legge sui giornali socialisti e persino sul giornale repubblicano gli attacchi e i sarcasmi contro la Massoneria.

Si capisce Mussolini. Egli é conseguente. Egli ha compreso o per lo meno ha intuito l’essenza della Massoneria. L’incompatibilità con il fascismo é logica, come era logica la incompatibilità con il socialismo, fatta trionfare al Congresso di Ancona; e vi é incompatibilità vera, inconciliabile tra lo spirito di esame e la scuola di tolleranza che sono le basi della Massoneria e il temperamento egoarchico di Mussolini. Mussolini vuol essere ubbidito, senza discutere. La Massoneria educa i suoi adepti a non ubbidire se non a ragion veduta. Mussolini lo si capisce; ma chi può capire i socialisti, i repubblicani, Piero Gobetti?

E intendiamoci subito. Se ciò che si dice contro la Massoneria si dicesse contro i massoni, santa pace. Si potrebbe chiedere di generalizzare meno, di vedere se tutte le mele del paniere sono mezze; ma, in fondo si dovrebbe anche convenire che le critiche sono meritate; anzi, chi sa, dovrebbe riconoscere che esse sono pur sempre meno severe di quanto potrebbero. Perché la verità – fortunatamente contingente -è che lo spirito della Massoneria non solo è esulato dalle Logge, ove si trascina una sbadigliarella di tradizioni che nessuno comprende, ma é esulato soprattutto dalle assisi dirigenti, che si direbbero cadute in mano a ottusi curati di campagna diventati anticlericali in odio al vescovo che li ha privati di una Perpetua che non ha raggiunto l’età sinodale.

Si, é vero, come scrive Piero Gobetti, che il fascismo, colpendo con il suo anatema la Massoneria, non ha colpito che una meschina società di Mutuo Soccorso, senza Mutuo Soccorso, che a qualche cosa servirebbe pure. E qui si potrebbe osservare che, se i partiti avessero, come gli individui, il dovere della gratitudine, il fascismo non avrebbe dovuto dimenticare che una parte del suo trionfo fu opera della Massoneria, o meglio dei dirigenti massoni che, gratta gratta, non sono che cattolici a rovescio. Ma la Massoneria é… un’altra cosa. Gobetti non la comprende ed io quasi oserei dire che ciò gli fa torto. Giudicare e condannare la Massoneria sulla base delle piccole pugne che ne costituiscono l’estrinsecazione quotidiana é lo stesso che giudicare e condannare la musica di Verdi, ad esempio, perché il monco che sta sul cantone la strazia nell’organetto per pitoccare poche palanche.

La Massoneria é una cosa diversa. E’ un’accolta di spiriti liberi, i quali hanno in comune un grande amore e una profonda repugnanza: l’amore per lo sviluppo incessante di tutte le idee che facilitino la fratellanza tra gli uomini, e la repugnanza per tutti i “quos ego”.

Antidogmatica, non antireligiosa; se in Italia e in tutti i paesi cattolici é contro la Chiesa, ciò si deve soltanto al fatto che la Chiesa vieta la ricerca della verità, per imporre una sua verità bell’e cotta e scodellata. Ora, la verità é pericolosa. Cercando la verità religiosa si acquista l’abito di cercare altre verità; quella politica, per esempio, e quella economica. E la verità è anco conseguente; sfronda, per esempio l’istituto monarchico de’ suoi orpelli che tante volte sembrano bende insanguinate, e mette alla conclusione logica della Repubblica; svela i caratteri transitori e fatalmente inumani dell’organizzazione economica borghese, e mette alla conclusione della necessità e della fatalità di una trasformazione basica dei mezzi di produzione e di scambio, che noi sintetizziamo nella parola “Socialismo”, senza giurare che il socialismo sarà così, così, così o non piuttosto diverso da quanto noi possiamo intravvedere. Quello che ai più – oserei dire ai superficiali – appare come un non senso, il creduto ibridismo della Massoneria, in forza della quale si chiamano fratelli in loggia uomini divisi nella vita da ragioni di casta, di classe, di tendenze, é la forza e la ragione della Massoneria; ed ha questo profondo e nobilissimo fine: Poiché la lotta é fatale, poiché chi per conservare, chi per acquistare, ognuno di noi é portato a combattere il proprio vicino, facciamo in guisa che la lotta si spogli d’ogni rancore e d’ogni odio; che ognuno di noi, dalla conoscenza delle ragioni avversarie, tragga la forza di soprapporsi, il più che può, ai proprii interessi. Che i tenaci nel conservare si convincano della necessità di cedere a tempo; che gli impazienti nel conquistare comprendano la vanità d’ogni soluzione immatura. E tutti sappiano vedere l’uomo nell’avversario. E tutti comprevino la relatività di tutto; e tutti si facciano banditori di tolleranza; e tutti si sforzino di essere oggi migliori di ieri, domani migliori di oggi.

Questo é lo spirito massonico, universale come lo spirito cristiano, universale come lo spirito socialista Ma, dopo Giovanni Bovio la Massoneria italiana non trovò più uno spirito che la comprendesse appieno; e la colpa é dei tempi, non della Massoneria, se il criterio vasto della carità universale s’è ridotto ad un esercizio di mutuo incensamento e di piccole congiure politiche che mal nascondono, sotto la verbosità d’una rettorica di terza mano, l’essenza meschina di diverbi di cuoche al mercato.

È vero: i piccoli uomini della Massoneria d’oggi, diedero consensi e danaro al fascismo nel suo sorgere. Più che spaventati dal discutibile pericolo bolscevico lo furono dalla possibilità di parziali realizzazioni del programma socialista. Non avevano compreso nulla dello spirito massonico e speravamo sino all’ultimo, di essere i moderatori dei fascismo fatto governo. Mussolini, comprendendo che gli uomini passano ma i programmi restano e che, se anche i massoni italiani fossero disposti a tagliare dalla grande clamide del pensiero massonica un piccolo cappuccio per coprire le loro vanità, la Massoneria universale si sarebbe opposta, dié loro la pedata del febbraio 1923; e allora, soltanto allora, i piccoli uomini si accorsero che c’era incompatibilità tra Massoneria e dittatura. E finsero di passare all’opposizione, ma blandamente, sempre sperando in un richiamo.

Oggi… Oggi Piero Gobetti, scambiando il monco che suona l’organetto nel canto della strada, con Giuseppe Verdi, attacca vivacemente… la Musica.

Non ce ne duole. Anzi, preferiamo forse il sarcasmo facile di Piero Gobetti alle sofisticherie dei massoni senza spina dorsale. Ma non tutti i massoni si riconoscono tra gli scintillanti periodi della prosa di Piero Gobetti. Ce ne sono ancora – pochi o molti, non monta – di coloro che credono alla missione storica della Massoneria Universale; che credono alla Libertà, alla Eguaglianza, alla Fratellanza. Lo sappia, Piero Gobetti.

JEAN VALJEAN.
(La rivoluzione liberale, n. 7 anno 1924 pag. 1)


II.
Con la sua difesa della Massoneria Jean Valjean aggiunge la testimonianza e l’approvazione di un massone al ridicolo che io mi divertivo a gettare contro i segreti calcoli e le consolate speranze dell’opposizione, fiduciosa di arruolare anche la massoneria tra i misteriosi nemici del fascismo, che starebbero preparandogli la tomba.

L’idea che per la lotta contro Mussolini si debba diventare massoni, monarchici, amatori dell’esercito e dell’ex-eccellenza Bonomi sollecita naturalmente la nostra ironia. Ci sembra inventata apposta perché noi ci godiamo a canzonarla. Jean Valjean, che conosce i suoi polli meglio di noi, ha il merito di portare alcuni motivi divertentissimi alla pittura dei massoni e conseguente canzonatura di chi fida nelle loro risorse.

Ma Jean Valjean fa distinzione tra Massoneria e massoni. Se gli chiedete perché vi risponde con l’elogio della tolleranza, dell’antidogmatismo, dello spirito di ricerca e di discussione o anzi addirittura vi presenta una data, l’89.

Ora noi dopo la marcia su Roma ci siamo accorti di aver in cuore un così fanatico amore per gli immortali principi che il suo inno con tutto ciò che ha di candido e di simpatico ci consola. Ci basterebbe far seguire la difesa dell’intolleranza all’elogio della tolleranza per prevenirci che la tolleranza (questione di educazione e di stile) non diventi spirito di transizione e accomodantismo.

Con queste correzioni diciamo pure che lo spirito della Rivoluzione Francese, con tutti i suoi limiti e le sue colpe, non é ancora superato e sta anzi diventando in Italia di attualità. Senonché in questa ripresa ideale la Massoneria non ha alcuna parte: socialismo e spirito repubblicano, da una parte, la libera critica dall’altra sono i nuovi combattenti. La Massoneria si é accontentata di un subdolo machiavellismo, di segreti mercati e di misteriose minaccie. Colpa dei massoni? Ma le istituzioni vivono nei loro uomini. Se la Massoneria é in decadenza vuol dire che i suoi metodi non sono più sentiti, che i suoi sistemi corrispondono a contingenti esigenze del passato e perciò ci appaiono anacronismi. Lo spirito, in quel che aveva di vitale é trasmigrato, forse per l’appunto in noi che la combattiamo.

p. g.


III.
Nella polemica sulla Massoneria occorre tener presenti queste idee:

1.) che cosa é la Massoneria neanche Jean Valjean ce lo dice: e allora? pubblichino in modo che tutti possano leggerli gli statuti di tutti i gradi, garantendo che non ci sono altri statuti segreti e allora sarà colpa nostra se non sapremo che cosa la Massoneria é;

2.) non basta pubblicare gli statuti e i programmi integralmente: le idee astratte valgono quanto valgono gli nomini che le professano: i massoni debbono pubblicare gli elenchi completi dei loro soci in tutti i gradi: il segreto massonico é scuola di slealtà. Della Massoneria noi sappiamo questo di sicuro: che chi si intrufola fra noi, tacendoci la sua qualità massonica, mentre noi non nascondiamo nulla a lui é sleale. Non c’è libertà dove non c’è responsabilità; non c’è responsabilità dove non c’è pubblicità. L’ordine massonico é la scuola delle irresponsabilità. Certo si può correre qualche rischio personale a professare le proprie idee; ma le nostre idee meritano che corriamo un rischio personale per esse. Chi nasconde le proprie idee é vile: la Massoneria é scuola di viltà. Slealtà, irresponsabilità, viltà, queste sono le conseguenze del segreto massonico, senza contare la camorra.

3.) il signor Jean Valjean che conosce la Massoneria meglio di noi, ci dica se é falso che la organizzazione fascista é stata promossa fra il 1919 e il 1922 e sostenuta in tutti i modi dalle logge massoniche di tutti i riti; se é falso che Domizio Torrigiani baciò anche lui i piedi di Mussolini dopo il colpo di stato dell’ottobre 1922; se é falso che i massoni sono diventati antifascisti solamente dopo che i fascisti li hanno presi a pedate e messi alla porta. Che così stieno le cose tutti lo sanno in Italia. Ci bastano questi fatti per dire di conoscere la Massoneria e per essere in grado di apprezzarla per quello che vale.

UN EX DEPUTATO.

articolo tratto da:

http://www.zen-it.com/ (categoria Massoneria;Storia & Società)


 

Un dibattito sulla massoneriaultima modifica: 2009-03-29T12:22:00+02:00da giovannisantoro
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