Cristianesimo esoterico

di Norman D. Livergood

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All’incirca tra il 25 e il 30 e.V.  un maestro mistico di nome Gesù iniziò a parlare alla gente di un regno dello Spirito in cui il sovrano si fa servo e della possibilità di una rinascita in una Coscienza Superiore.
Gesù inoltre spiegò che il suo messaggio constava di una insegnamento pubblico (essoterico), rivolto a chiunque, e di uno superiore (esoterico) riservato agli iniziati.

La tradizione esoterica

Marco, 4: “Quando poi fu solo, i suoi insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli disse loro: ‘A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto viene esposto in parabole, in modo che essi guardino, ma non vedano, ascoltino, ma non intendano, perché non si convertano e venga loro perdonato’”.
“Così egli comunicò loro il suo messaggio attraverso l’utilizzo di molte parabole, tante quante le loro menti erano in grado di comprendere. Non parlò solo attraverso le parabole, ma era in privato che spiegava ai suoi discepoli ogni cosa”.

L’allontanamento dall’insegnamento originario di Gesù

Dopo la morte di Gesù, coloro che avevano compreso il suo vero insegnamento riconobbero in lui un appartenente alla lunga stirpe di maestri della Tradizione Perenne (3) – come Ermete e Platone –, i quali erano soliti iniziare i discepoli che ritenevano idonei a una mistica rinascita dell’anima alla Coscienza Superiore. Ogni maestro perennialista  considerava la rinascita spirituale, e il messaggio in essa contenuto, qualcosa di necessario ai fini dell’evoluzione umana.
Da qui sono derivati il sapere Ermetico risalente all’epoca di Ermete Trimegisto, gli insegnamenti Misterici delle civiltà egizia e greca, il Platonismo durante il periodo di Platone, il Neo-Platonismo nell’epoca di Plotino. Ognuno di questi rientra nella Tradizione Perenne. Gli insegnamenti segreti del Cristianesimo – definiti anche come Cristianesimo esoterico – ne costituiscono una delle tante rappresentazioni.

Il primo Cristianesimo si sviluppò in città estremamente povere, e sovrappopolate, dell’Asia Minore, reclutando i suoi seguaci tra gli schiavi e le classi dei lavoratori. L’epoca dell’Impero Romano fu caratterizzata da un intenso fermento sociale. Nel secolo precedente alla nascita di Cristo, una violenta rivolta di schiavi, guidata da Spartaco, aveva per esempio conquistato la maggior parte dell’Italia meridionale e minacciato l’Impero Romano.

In breve tempo si formò una nuova Chiesa (4) sacerdotale, supportata dallo Stato, che paragonava erroneamente Gesù a un dio. I seguaci dell’insegnamento originario di Gesù, come Paolo, Clemente di Alessandia, Marcione, Valentino e Origene, colsero invece il messaggio autentico, insito nelle parole del loro maestro, e non videro in lui una divinità bensì un maestro mistico. Coloro che istruivano gli iniziati a questo insegnamento erano quindi costretti ad agire clandestinamente, poiché una chiesa tirannica e burocratica andava prendendo sempre di più il sopravvento, trasformandosi in una “religione di stato”.

Durante questo periodo cominciò a circolare un vasto numero di scritti che affermavano di detenere la conoscenza della vera dottrina e della vita di Gesù. In questa situazione estremamente complessa e confusa, i fautori delle varie interpretazioni degli insegnamenti di Gesù rivaleggiarono affinché la loro versione dei fatti venisse accettata come quella reale.

Una delle prime persone a scrivere di Gesù fu un uomo che era stato acerrimo nemico della Chiesa, fin quando non sperimentò una conversione mistica. Paolo si considerava un apostolo (colui che è inviato in missione), forse “l”’apostolo, unico, di Gesù. Egli era convinto di aver conosciuto Gesù durante un incontro mistico e che questi l’avesse incaricato di diffondere la “buona novella” – il Vangelo – descrivendo Dio come un essere misericordioso, amoroso e saggio. Paolo, quindi, rimase allibito quando apprese che Pietro e gli altri apostoli andavano interpretando, a Gerusalemme e in altre città, il messaggio di Gesù come una continuazione del Giudaismo, usando l’Antico Testamento ebraico come un testo maggiore.

“Paolo è l’unico che comprese in qualche modo il significato reale ed esoterico del mito di Cristo e le sue implicazioni cosmiche, ma allo stesso tempo era costretto a basare i suoi insegnamenti principalmente sulle credenze essoteriche dei suoi ascoltatori che si focalizzavano principalmente sulla persona di Gesù.” (W. Kingsland, The Gnosis or Ancient Wisdom in the Christian Scrptures)

Paolo affermava che una persona può divenire Cristiana senza sottomettersi al rito della circoncisione o a qualche altre norma e pratica religiosa ebraica. Definì il Cristianesimo come un’esperienza di rinascita nella figura di Gesù, un risveglio spirituale della stessa natura di quella che egli stesso aveva sperimentato. Entrambi, Gesù e Paolo, resero palese il fatto che il Cristianesimo non è assolutamente una continuazione del Giudaismo.

“Lo stesso Cristo… conferma la dottrina di Paolo, sia in generale che nel dettaglio. Dimentichiamo forse che egli infranse la legge più e più volte durante la sua vita e attraverso i suoi insegnamenti? Non fu lui a dichiarare ostilità verso i maestri della legge? Non fu lui a chiamarli peccatori, per il fatto che essi desideravano solo uomini retti come propri discepoli?
“Quando egli vietava di collocare una toppa di panno nuovo su un indumento usato o di versare vino nuovo in vecchie otri, vietava alla sua gente di collegare in alcun modo le sue prediche all’Antico Testamento…” (5)

Gesù non avrebbe insegnato, quindi, che egli era il Messia di cui si parla nelle scritture ebraiche. Il concetto dell’Unto, come ebbe modo di sottolineare, richiedeva che questa persona divenisse un re terreno, un sovrano politico. Questo concetto del Cristo era un’idea esclusivamente ebraica. Ma gli autocrati Cristiani, malaccorti, cercarono di collegare gli insegnamenti di Gesù al Giudaismo, il credo di una piccola nazione. Per fare ciò, i capi della chiesa trasformarono e confusero le parole originarie di Gesù, aggiungendo la frase “affinché ciò si compia” ad ogni cosa compiuta da Gesù, per “provare” che egli era Gesù il re-Messia degli Ebrei.

Il Nuovo Testamento “è stato organizzato e strutturato, nella sua forma, in modo che potesse conformarsi alle profezie formulate nell’Antico Testamento ebraico, in cui si parlava del prossimo avvento di un Messia terreno. Questo è particolarmente chiaro nelle numerose affermazioni del tipo: ‘che la Scrittura possa compiersi o ‘secondo le Sacre Scritture’”.

Il concetto di Cristo

Se Gesù utilizzò il concetto di Cristo in relazione a se stesso, lo fece con modalità nuove e assolutamente non ebraiche, attribuendogli un significato e un contenuto diversi. Il termine greco Christos significa semplicemente “colui che è unto”. Gesù avrebbe quindi considerato se stesso unto o incaricato di comunicare un insegnamento specifico.

Così, nella prima Chiesa si crearono diverse fazioni, con Pietro e alcuni apostoli che predicavano un Cristianesimo giudaizzato e sacerdotale che non richiedeva altro che la fede, e Paolo che affermava che l’insegnamento di Gesù fondava sul concetto di rinascita spirituale, come egli stesso aveva avuto modo di sperimentare.

Sia Gesù che Paolo insegnarono che la religione non è mera fede nella dottrina, ma conoscenza pratica (gnosi, gnosi) della via che conduce alla conquista del diritto di nascita, come “Figlio di Dio”, attraverso un processo di trasformazione radicale.

“Noi non siamo destinati a divenire Cristi perché già egli lo fu. Non lo diverremo mai né credendo semplicemente al fatto che egli lo fu, né prestando fede a ciò che raccontano i Vangeli o al fatto che egli abbia lavato via i nostri peccati fornendoci una scorciatoia alla felicità eterna. No. Potremo raggiungere una somiglianza con lui solo quando permetteremo allo ‘stesso spirito’ (o ‘mondo’) che era presente in Gesù Cristo di nascere in noi; per esempio, quando avremo compreso che noi, esattamente come lui, siamo assolutamente divini nella nostra natura più profonda, che siamo, esattamente come lui, ‘figli’ dello stesso ‘Padre’ e, quindi, capaci di manifestare, come fece Gesù, la divinità nella nostra stessa umanità”. (William Kingsland, The Gnosis or Ancient Wisdom in the Christian Scriptures)

L’insegnamento originario di Gesù passò così attraverso Paolo e coloro che Paolo, e i compagni a lui più vicini, istruirono nelle molte città che visitarono.

“Colui che ha creato l’universo e tutto ciò che esso contiene, e che è signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell’uomo, né dalle mani dell’uomo si lascia servire, come se avesse bisogno di qualcosa, poiché è lui che dà a tutti e a tutte le cose vita e respiro. Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l’ordine dei tempi e i confini del loro spazio, perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: ‘Poiché di lui stirpe noi siamo’”. (Discorso di Paolo agli Ateniesi, Atti 17, 24:28)

“La persecuzione dei Cristiani era considerata dai governanti di Roma una vera e propria necessità sociale; la diffusione della nuova dottrina fomentava un pericoloso malcontento nella popolazione e forniva nuovi ed efficaci canali di organizzazione della classi inferiori. Plinio il Giovane, governatore della Bitinia durante i primi anni del II secolo, scrisse all’imperatore dicendosi preoccupato dell’attività di alcuni Cristiani che andavano organizzandosi in collegia o corporazioni, e raccontò di aver torturato due domestiche per carpire loro informazioni su queste associazioni.
“Man mano che il Cristianesimo si diffondeva, raccoglieva proseliti tra artigiani benestanti e tra mercanti agiati, soprattutto nelle città del Mediterraneo orientale; interessi economici spinsero queste classi a opporsi al potere corrotto e oppressivo dell’impero. Nell’appoggiare il movimento Cristiano, essi riuscirono a smorzarne le tendenze più radicali e a utilizzare quella forza organizzata come difesa contro le limitazioni imperiali. La disintegrazione del sistema imperiale costrinse Costantino ad abbandonare Roma e a spostare la sua capitale a Bisanzio, in modo da controllare l’area del commercio orientale. Contemporaneamente, si convertì al Cristianesimo così da mantenere la sua autorità sui centri urbani, che avevano un’importanza strategica nel sistema economico dell’impero.
“L’adozione del Cristianesimo come religione di stato richiese una trasformazione radicale dell’ideologia e del sistema di classi vigenti. Ma questo non fu un compito facile, dato che tale cambiamento non poteva realizzarsi senza evitare un violento conflitto tra le classi dei patrizi, che avevano un ruolo centrale nel governo dell’impero, e la maggioranza del popolo che prendeva il Cristianesimo alla lettera, come vangelo dell’uguaglianza e della fratellanza. Ai tempi di Agostino, il conflitto aveva raggiunto una condizione davvero critica, che minacciava di distruggere l’intero impero”. (John Howard Lawson, 1950, The hidden heritage)

Il trionfo dello pseudo-Cristianesimo

Le trasmissioni televisive che parlano del Cristianesimo e i documenti Protestanti o Cattolici che narrano la storia della prima chiesa, solitamente considerano il divenire del Cristianesimo la religione ufficiale dello stato Romano, durante il regno di Costantino, una grande vittoria. L’unico strumento di misura del successo di una tradizione, secondo loro, è valutare se essa sia stata o meno in grado di trionfare sulle sue rivali. Non importa quanto questa si discosti dal messaggio d’origine o le atrocità che la Chiesa ha commesso nei secoli. Se una particolare religione è stata in grado di trionfare sulle altre, essa va considerata come la migliore.
In realtà, la religione formale che venne definendosi sotto il nome di Santa Chiesa di Roma non fu e non è altro che depositaria di un mucchio di insegnamenti e di pratiche falsi. Oggi, il Cristianesimo ortodosso, in tutti i suoi sviluppi – Cattolico, Ortodossia dell’Est e Protestante – è un’orribile deformazione dell’insegnamento originario di Gesù.

“L’imperatore Costantino, dopo essersi convertito al Cristianesimo e facendo sua la religione ufficiale dell’Impero romano, ribattezzò l’antica Bisanzio in Costantinopoli. Così, attorno al 320 d.C. circa, la Chiesa non solo aveva conquistato un potere immenso,  ma si sentì in diritto di vendicarsi, con l’alibi che facesse la volontà di Dio, sui discendenti di coloro che l’avevano perseguitata per quasi 300 anni. Sguinzagliando il terrore contro quei pagani che rifiutavano ostinatamente la nuova fede, Costantino e la Chiesa riversarono sangue ovunque, visibilmente soddisfatti di quell’esperienza dato che, come i pagani si erano a loro tempo divertiti coi Cristiani, ora erano i leoni a divertirsi coi pagani e le croci portavano vittime diverse. (Donovan Jesus, The Jesus Scroll)

Se le persone che Gesù era solito aiutare erano poveri ed emarginati, la Chiesa “burocratizzata” iniziò a rivolgere la sua attenzione ai politici potenti e benestanti. Già intorno alla fine del I secolo d.C., i Cristiani a Roma includevano membri del casato dell’Imperatore.

Come testimoniano Paolo, Clemente, Marcione, Valentino e Origene, il nucleo centrale dell’insegnamento di Gesù consisteva nell’iniziare esotericamente un gruppo scelto di persone ai misteri della “nuova vita”. Nel giro di un centinaio di anni, gli insegnamenti originali di Gesù furono però travisati e snaturati, confluendo in un sistema di potere ecclesiastico: il “trionfo dello pseudo-Cristianesimo”.

“Il Cristianesimo, che era stato la religione di una comunità di fratelli tutti uguali tra di loro, senza gerarchie o burocrazia, divenne ‘la Chiesa’, l’immagine riflessa della monarchia assoluta dell’Impero Romano”.  (Eric Fromm, The Dogma of Christ)

L’interpretazione erronea degli insegnamenti di Gesù sfociò in un dogma ufficiale e ortodosso per il quale le congregazioni di seguaci di Cristo diedero vita a una chiesa “monolitica”, una mostruosità sacerdotale supportata dall’ormai corrotto imperatore romano Costantino.

Costantino si era convertito al Cristianesimo esclusivamente per rafforzare le sue conquiste e il suo stesso ruolo; per questo non tollerava che all’interno della sua fede d’adozione si creassero fazioni ostili l’una all’altra.

L’eresia di Nicea e il Canone

Così, nel 325 e.V., l’imperatore Costantino elesse 322 vescovi incaricandoli di elaborare un credo in grado di mettere fine a quei battibecchi teologici. Fu lo stesso imperatore ad aprire il concilio, mentre indossava un ampio abito viola e un diadema d’argento. Il concilio di Nicea chiarì che il Cristianesimo andava doverosamente distinto dall’eresia pagana di Platone. Tutti i Cristiani furono chiamati a credere che Gesù Cristo è fatto della stessa sostanza di Dio (in altre parole, che egli stesso è un dio), e che l’essere umano può trovare la sua salvezza solo attraverso una fede cieca nella figura di Cristo e nel sacrificio che egli adempì per liberare l’umanità dal peccato.
Mentre l’ortodossia dottrinale decretata dai Concili di Nicea diveniva l’ideologia ufficiale della Chiesa romanizzata, coloro che diffondevano il messaggio originario di Gesù – fondato sul concetto di trasformazione – furono costretti ad iniziare a operare clandestinamente. Questa tradizione occulta è ciò che noi oggi chiamiamo Cristianesimo Esoterico.

“Il Cattolicesimo è stato a lungo ostile al concetto di potere spirituale o illuminazione, a parte quello conferito dai suoi stessi rituali. La visione ufficiale è che i sacramenti sono sia necessari che sufficienti per la salvezza; parlare di verità superiori, di sapere iniziatico, o comunque di qualsiasi cosa si allontani dalla dottrina Cattolica, viene considerato sovversivo. La Chiesa tende a guardare alla tradizione esoterica non come a un aspetto più profondo della facciata superficiale della chiesa stessa, bensì come a una quinta colonna nemica”. (Richard Smoley, Inner Christianity)

Nel IV secolo e.V., la Chiesa Cattolica di Roma stabilì quali libri avrebbero costituito le Scritture Ufficiali – il Canone. A quel punto, i libri esclusi dalle Scritture ufficiali furono definiti non-canonici.

Clemente di Alessandria, Marcione, Valentino, Origene, e gli altri seguaci dell’insegnamento originario di Gesù, crearono i loro “Vangeli”, la buona novella (6), selezionando quegli scritti che consideravano essenziali per comprendere l’insegnamento del loro maestro. Inclusero così materiale che non è presente nel Nuovo Testamento ortodosso (come finì per essere chiamata la scrittura ufficiale).

Durante il XIX e il XX secolo, sono stati scoperti moltissimi testi cristiani (7), non-canonici. Molti di questi derivano dalla tradizione cristiana non ortodossa, soprattutto da quella gnostica. Se vogliamo comprendere la tradizione esoterica del Cristianesimo, è importante che prendiamo in considerazione queste fonti extra-canoniche.

“Il Signore creò ogni cosa nel mistero… Egli disse: ‘Io sono giunto affinché ciò che è in basso sia come ciò che è in alto, e ciò che esterno sia come ciò che è interno. Io sono giunto per riconciliare ogni cosa’”. (Nag Hammadi Library, The Gospel of Philip) [Ndr vedi: tavola smeraldina]

Molti elementi del Novo Testamento sono dogmi aggiunti successivamente da alcuni settari per giustificare i loro pregiudizi personali. Per esempio, molti dei riferimenti alle azioni di Gesù, che vennero utilizzati come testimonianza dell’adempimento delle profezie dell’Antico Testamento, furono aggiunti da persone che tentavano di provare che Gesù era il Re, il Messia. Se esaminiamo attentamente il Nuovo Testamento, troviamo elementi che suonano falsati, alcuni “miracoli” supposti ed eventi mitologici che avvolgono Gesù in una luce poco chiara.

È nostra responsabilità determinare cosa c’è di genuino e cosa è contraffatto negli scritti del primo Cristianesimo, esattamente come dobbiamo fare nei confronti di tutte le altre forme di sapere. Alcuni degli scritti del Nuovo Testamento, e altri testi antichi, sono testimonianza di esperienze spirituali riproducibili nella nostra vita. Questo è particolarmente vero nell’insegnamento che è alla base di questi scritti e che auspica una rinascita a una coscienza superiore.

Gli insegnamenti di Gesù inerenti la necessità di una rinascita spirituale sono inequivocabilmente paralleli agli scritti ermetici e platonici – e ad altre espressioni della Tradizione Perenne, come l’alchimia e il Sufismo. Platone considerava la filosofia (la ricerca della saggezza) come il raggiungimento effettivo di uno stato di coscienza superiore ottenuto attraverso l’autodisciplina e la contemplazione mistica. Secondo Platone, la filosofia è la pratica effettiva dell’imparare ad abbandonare il corpo e a vivere nell’anima: il corpo spirituale. Molti dei seguaci degli insegnamenti originari di Gesù, come Clemente di Alessandria, Marcione, Valentino e Origene, furono profondamente influenzati dai concetti mistici espressi da Platone. È anzi corretto identificarli tanto come Platonici che come Cristiani.

Quando la fede cristiana si trasformò in un’autocrazia secolarizzata, sacerdotale, che dava man forte all’imperatore romano ormai corrotto – Costantino –, la gerarchia di preti e di autorità ecclesiastiche ritenne necessario elaborare un sistema di dogmi finalizzato a separare definitivamente la teologia cristiana dalla filosofia platonica. Fu da qui che nacquero diversi concili – tra cui quello di Nicea – e le conseguenti distorsioni dottrinali.

La Metanoia e la rinascita

Se analizziamo il Nuovo Testamento e i principali scritti extra-canonici, risulta chiaro come Gesù andasse insegnando che l’uomo è figlio di Dio e che può realizzare la sua condizione di figlio attraverso una speciale iniziazione a un’esperienza di rinascita spirituale. Questo insegnamento rientra inequivocabilmente in quelli facenti parte della Tradizione Perenne (8).

La buona novella (vangelo) che Gesù diffuse fu che gli esseri umani sono tutt’uno con Dio e che essi possono realizzare questa unità attraverso un’iniziazione esoterica che si verifica in seguito a un cambiamento totale del modo di pensare e di agire.

L’esperienza esoterica di rinascita può produrre un effetto benefico sull’anima del neofita solo se egli, precedentemente, ha modificato il suo universo di esperienza e di coscienza. Per entrare nella vita dello Spirito, e quindi nel Mondo Superiore, è necessario prima mettere in atto una trasformazione radicale e totale del proprio modo di pensare, di sentire e di essere, in generale.

Per la maggior parte delle persone, si tratta del mondo empirico delle cose materiali; per loro l’esistenza di un mondo superiore è semplicemente fantasia, puro pensiero, un’idea. Non è reale. Poiché non si può toccare né sentire, non è “reale”.

“Ora, sul processo di rinascita c’è e c’è sempre stata una scienza esatta e ben definita, una conoscenza appannaggio di pochi appartenenti a una minoranza che, per ovvie ragioni, non è stata divulgata alla moltitudine, sebbene coloro che hanno aspirato ardentemente ad essa, l’hanno sempre trovata. Le scuole misteriche dell’antichità, almeno nei giorni precedenti alla loro degenerazione, possedevano questa conoscenza e l’amministravano; essa costituiva la raison d’etre della loro esistenza, poiché essa era ben conosciuta dalle comunità del tempo di cui ogni membro si preparava ad abbandonare la vita da profano e ad applicarsi a una vocazione superiore che ad essa desse l’accesso. Il Cristianesimo dei primi due secoli amministrò questa dottrina e la sua relativa scienza, ne fu testimone e la diffuse in seguito all’avvento di Cristo; ma alla fine la perse e la sostituì con una teologia dottrinale e dogmatica che imperò nei secoli successivi ed ebbe influenza sulla storia dell’Europa. Il risultato fu che il Cristianesimo popolare ha finito con l’ignorare l’esistenza di tale scienza. I teologi e i sacerdoti, invece, conoscono molto bene la necessità di rigenerazione professata dal loro Maestro”. (M. A. Atwood, Hermetic Philosophy and Alchemy)

In un certo qual modo, sarebbe un’altra l’idea che ci sarebbe dovuta pervenire: un messaggio da parte di una persona che era a conoscenza di un Mondo Superiore. Questa persona spiegava che, se si riesce a cambiare radicalmente il proprio modo di pensare e di agire, si può avere accesso a una relazione totalmente differente con la realtà. Coloro che restano ostinatamente legati al concetto ordinario di realtà non potranno mai comprendere tale idea. Non vorranno nemmeno ascoltarla. Queste persone sono state definite dai maestri Perennialisti, anche da Gesù, come aventi orecchie per sentire ma non per ascoltare e occhi per guardare ma non per vedere. Di conseguenza, l’occasione di rinascita attraverso un’iniziazione a loro non viene offerta, altrimenti la sprecherebbero, la ignorerebbero o ne farebbero un cattivo uso.

Eppure esistono persone profondamente interessate ad ascoltare questo concetto; in esse c’è una zona interiore, di origine divina, che è insoddisfatta. Esse aspirano a una comprensione più ampia della loro esistenza. E sono capaci di attuare la trasformazione radicale che è necessaria alla nuova e straordinaria esperienza di morte alla vecchia vita e di rinascita ad una nuova. In queste persone cambia radicalmente anche la consapevolezza della realtà circostante.

“La verità è in te, ma non soltanto nel tuo corpo. Il tuo vero Sé è superiore al semplice ‘tu’ e ‘io’. La parte visibile che tu definisci Sé è limitata nello spazio, il vero Sé è illimitato. Perché, dolce Perla, continui a fremere chiusa nel tuo guscio? Non considerarti una semplice canna da zucchero, ma sentiti zucchero, vero. Questo tuo Sé esteriore è straniero al tuo vero Sé. Stringiti al tuo vero Sé e abbandona il tuo doppio Sé”. (Rumi, The Mathnavi)

Iniziazione ai Misteri Supremi

Gli scritti dei primi maestri Cristiani come Paolo, Clemente di Alessandria, Origene e Valentino, dimostrano inequivocabilmente la presenza di un contenuto esoterico negli insegnamenti di Gesù. Inoltre, essi testimoniano che solo poche persone erano considerate idonee a essere iniziate ai Misteri Supremi – ciò a cui si riferiva Paolo quando parlava di resurrezione nel corpo di Cristo.

I seguaci più puri degli insegnamenti di Gesù compresero benissimo che la separazione tra messaggio essoterico-pubblico e messaggio esoterico-segreto era la stessa di quella presente in altri sistemi religiosi e filosofici. Questo è lampante nel libro di Origene, Origene contro Celso.

“Che esistano delle dottrine, sconosciute alla maggior parte delle persone e rivelate solo in seguito a quelle essoteriche, non è una peculiarità esclusiva del Cristianesimo, ma anche di alcuni sistemi filosofici nei quali certe verità sono essoteriche ed altre esoteriche. Alcuni dei seguaci di Pitagora comprendevano benissimo il suo ipse dixit; mentre altri venivano iniziati a segreti e a conoscenze che non erano adatte a essere comunicate ai profani o a orecchie impreparate. Inoltre, tutti i Misteri che sono celebrati ovunque nei territori greci e nelle campagne dei Barbari, sebbene tenuti in gran segreto, non gettano discredito su quei popoli, per cui è invano che Celso si sforzi di calunniare le dottrine segrete del Cristianesimo solo perché non ne comprende correttamente la sua natura.”

Gli insegnamenti esoterici che Gesù comunicò a pochi scelti non furono scritti, ma insegnati oralmente a coloro che egli ritenne degni di riceverli. Questi stessi formarono piccole comunità legate tra loro dal contatto col corpo centrale.

Per i membri ordinari della fede cristiana si pensò fossero idonei e applicabili gli insegnamenti essoterici (pubblici). Al rango di iniziato poteva giungere invece colui che non solo aveva vissuto un’esistenza esemplare, ma che aveva studiato le diverse branche della conoscenza umana. L’iniziato finiva così per essere un filosofo – un ricercatore della saggezza – in termini platonici.

“Coloro che si considerano già esperti perché dotati direttamente dalla Natura, non hanno brama di conoscere né la filosofia né la logica; né desiderano apprendere le scienze naturali. Essi pretendono dai loro simili una fede nuda e cruda… Per questo io considero saggio solo colui che cerca di scoprire la verità in ogni cosa e, raccogliendo ciò che è utile alla conoscenza sia dalla geometria che dalla musica, dalla grammatica e dalla stessa filosofia, protegge la fede dagli assalti. Se si vuole partecipare al potere di Dio, bisogna saper trattare tematiche intellettuali come la filosofia”.  (Clemente di Alessandria, Stomata)

L’iniziato deve essere messo alla prova per vedere se il suo interesse verso il Mondo Supremo è puro o meno. È possibile che qualcuno trovi queste idee vuote e inutili. Questo è il motivo per cui gli insegnamenti sono riservati solamente a coloro che sono in grado di accettare i rigori di una vita spirituale. Se così non fosse, essi sarebbero privati di ciò che dà loro felicità e che li rende sicuri, senza che ricevano nulla in cambio. Ecco perché è necessario che una persona modifichi il suo intero modo di pensare e di agire, prima di essere iniziata a misteri più profondi che riguardano la morte e la rinascita. L’atteggiamento con cui ci avviciniamo a un insegnamento determina sicuramente ciò che ne riceveremo e ciò che, di esso, saremo in grado di capire.

“Lascia che un essere divino ti si avvicini. Potrebbe non succedere nulla o potrebbe succedere di tutto. Non succederà nulla se vivrai l’incontro in quello stato d’animo con cui approcci alle cose di ogni giorno. Succederà di tutto se sarai preparato e in sintonia con lui. Non importa la materia di cui esso è fatto; quello che conta è se l’incontro con lui ti ha lasciato immutato o ha fatto di te un uomo diverso. Ma questo dipende solo da te. Tu devi sempre esercitare ed educare le tue forze interiori, cosicché in te venga arso e liberato ciò che il divino è in grado di evocare. Ciò che ti verrà dato da questo incontro dipende esclusivamente dalla tua preparazione a riceverlo.” (Rudolph Steiner, Christianity as Mystical Fact)

Per definizione, solo coloro che l’hanno già esperita conoscono cosa è necessario al processo di iniziazione. Inoltre, ciò che essi sanno deve restare nascosto.  In un articolo come questo possiamo discutere esclusivamente delle caratteristiche generiche che definiscono un’iniziazione, perché il processo effettivo può aver luogo solo ed esclusivamente attraverso un maestro e con un iniziato che viene messo alla prova.

“La segretezza che ammanta tale scienza è dovuta all’impreparazione mentale e morale di coloro che si accontentano di vivere una vita normale. I dettagli del processo di rigenerazione, protetti dal glifo e dal simbolo, dai memoriali criptati e dalle allegorie, non potevano essere resi pubblici un tempo, né lo possono ora… e perché? Perché, a parte il carattere di privatezza che è legata di per sé alla santità, essa comporta rischi personali e generali; espone ai recessi e alle proprietà del corpo umano più reconditi, mettendo a nudo le fragili radici della vita fisica e di quella psichica; mette inoltre in contatto con forze magnetiche dal potere straordinario. Questo potere deriva dalla conoscenza di ciò che solitamente proteggiamo e salvaguardiamo dalla grossolanità dei nostri sensi corporei e dalle loro limitazioni, i quali prevarranno fino a quando non saremo pronti a operare indipendentemente da loro”. (M. A. Atwood, Hermetic Philosophy and Alchemy)

Il rito dell’iniziazione, nel Cristianesimo Esoterico, consisteva nel mettere l’aspirante iniziato a conoscenza dell’esistenza di certi “misteri” e nell’indurre in lui uno stato di coscienza superiore.

Origene descrive questo procedimento come un “iniziare colui che si è già purificato ai sacri Misteri”. “A colui che il cuore ha purificato: Lui, la cui anima per lungo tempo non ha conosciuto alcun male, da quando si è rivelato per guarire il Mondo, permette che tale persona conosca le dottrine che erano state raccontate, in privato, da Gesù ai suoi discepoli più puri”.

Soltanto una piccola minoranza di adepti accede a una conoscenza operativa della scienza della rigenerazione spirituale (10). Nel processo di iniziazione, un operatore esperto e preparato induce uno stato di coscienza superiore nell’iniziando e lo attiva in modo tale che possa operare velocemente. L’aspirante iniziato è posto nella condizione psichica di una persona che si trova in punto di morte, la sua coscienza viene chiusa a tutto ciò che è esterno, limitata e focalizzata sui contenuti interiori della sua mente che egli è destinato a esplorare e a contemplare.

Il battesimo spirituale

Alcune fonti straordinarie affermerebbero che Gesù praticava un “battesimo” spirituale su alcuni aspiranti scelti. Nel vangelo di Marco (cap. 14) ci imbattiamo in uno strano passaggio che descrive cosa accadde nel giardino di Gethsemene quando, mentre Gesù pregava, fu arrestato dagli scribi. “Tutti allora abbandonando Gesù fuggirono via. Un giovinetto però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono. Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo”.

Per dare un senso a questo singolare passaggio, dobbiamo ricorrere alle ricerche di uno studioso delle Sacre Scritture, di nome Morton Smith. Nel 1958 Smith, che allora era uno giovane specializzando in teologia alla Columbia University, fu invitato a catalogare un manoscritto che era in possesso della biblioteca del monastero di Mar Saba, collocata 12 miglia a sud di Gerusalemme. Smith rinvenne la copia di una lettera scritta da Clemente di Alessandria. Nella lettera, Clemente non menziona il vangelo canonico di Marco, a noi familiare, ma uno differente, segreto, che Marco avrebbe scritto ad Alessandria. Clemente afferma che, dopo la morte di Pietro, Marco portò il suo vangelo originale ad Alessandria e ne scrisse uno “più spirituale, destinato a coloro che aspirano a divenire perfetti”. Clemente narra che questo testo era tenuto presso la chiesa di Alessandria per essere utilizzato esclusivamente ai fini dell’iniziazione ai “grandi misteri”, poiché era in grado di guidare direttamente nel santuario segreto della verità nascosta”.

Clemente cita dal Vangelo Segreto di Marco la parabola di un giovane che, come Lazzaro, fu risvegliato da Gesù dalla morte e che successivamente giunse a Gesù indossando “un lenzuolo di lino che avvolgeva il suo corpo nudo”. Cita poi un altro passaggio del Vangelo Segreto di Marco in cui c’è scritto che Gesù trascorse l’intera notte insegnando al giovane “il mistero del regno di Dio”.

Morton Smith impiegò circa dieci anni per analizzare il Vangelo Segreto di Marco e, alla fine, giunse a questa conclusione che è inerente lo speciale rito di immersione psichica in un nuovo regno dell’essere:

“Gesù aveva il potere di ammettere i suoi seguaci al regno di Dio, e poteva farlo in un modo molto speciale, così che essi vi potessero entrare non solo per aspettativa, per virtù, per fede o per obbedienza, o altre qualità, ma in modo concreto ed effettivo.” Morton Smith, Il Vangelo segreto

Risulta chiaro, quindi, che Gesù – e i suoi seguaci più sinceri – praticassero un rito di iniziazione battesimale nel quale “immergevano” gli aspiranti iniziati in un nuovo regno di Coscienza Superiore. Attraverso l’iniziazione, i neofiti ottenevano una consapevolezza interiore del Mondo Supremo – il loro Vero Sé.

Le immagini che emergevano in quell’esperienza spirituale divenivano sempre più reali. Gli iniziati, così, iniziavano a comprendere che ciò che i loro sensi vedevano, ascoltavano e toccavano appartiene a un ordine della realtà inferiore e impermanente. Sapevano che non potevano dimostrare ciò che sentivano; potevano solo raccontare ad altri ciò che avevano esperito. Erano però consapevoli del fatto che, quando raccontavano le loro esperienze ad altri, passavano per persone che parlano delle percezioni di un mondo rispetto al quale la maggior parte della gente è cieca.

Pensate a come potrebbe essere avere una conversazione con un embrione. Voi direste: “Il mondo esterno è grande e complesso. Ci sono campi di frumento e vallate e frutteti in fiore. Di notte ci sono milioni di galassie e, alla luce del sole, la bellissima scena di amici che danzano allegramente a un matrimonio”. Se poi chiedeste all’embrione perché è confinato al buio, con gli occhi chiusi… la risposta sarebbe:

“Non c’è nessun ‘altro mondo’,

io conosco solo ciò che esperisco;

tu devi avere delle allucinazioni”.

Jalaluddin Rumi

È solo dopo aver iniziato la ricerca di uno stato di reintegrazione che un individuo riesce a discernere le parti originarie del Nuovo Testamento e di altri esempi di letteratura spirituale. Essa rende possibile discernere tra ciò che è reale e ciò che è stato aggiunto. L’aspirante iniziato comprende così che solo ciò che gli parla di morte del Sé con conseguente rinascita è genuino.

L’iniziato comincia ad avvertire una nuova forza che è il suo vero spirito.

In lui è entrato un nuovo essere che sarà attivo per il resto della sua vita. Forze in lui assopite vengono risvegliate; egli inizia a esperire l’ispirazione che deriva da una Fonte Superiore e sente la necessità di agire in modo tale da condividere questa esperienza nella vita di altri. È avvenuta una trasformazione spirituale – la rinascita – che porta con sé un cambiamento di quella zona interiore aperta all’“intuizione”, la voce del “maestro interiore”.

La Tradizione Perenne è viva in tutte le sue rappresentazioni – il Cristianesimo esoterico come altre. Gli insegnamenti e le pratiche esoteriche, che erano utilizzate da Gesù e dai suoi seguaci, sono praticati tutt’oggi – ma i maestri Perennialisti agiscono attraverso modalità che non sono facilmente riconoscibili da coloro che “hanno occhi per vedere ma non vedono”.

”Insegui l’annichilimento e venera il cambiamento. Tu hai già assistito a centinaia di resurrezioni verificatesi in ogni momento della tua vita: dalla tua origine a oggi, dallo stato d’ignoranza a quello vegetativo, da quello vegetativo allo stato animale e, di nuovo, alla razionalità e al buon discernimento. Per questo tu risorgerai di nuovo, da questo universo di senso e di forma”. Rumi

Cristianesimo esotericoultima modifica: 2009-03-23T21:17:00+01:00da giovannisantoro
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