McLuhan e la Massoneria.

Riflessioni sull’Esoterismo

di Daniele Mansuino

Marshall McLuhanSono entrato in contatto con l’opera di Marshall McLuhan nei primi anni ottanta, e con la fortuna che contraddistingue di solito le mie ricerche letterarie (purtroppo solo quelle), l’approccio avvenne proprio nel modo migliore per comprendere a fondo l’essenza del suo pensiero. Il primo suo libro che mi capitò per le mani fu Il medium è il massaggio, snello e divertente compendio delle sue teorie sui media scritto a quattro mani con l’illustratore pop Quentin Fiore; divertente ma non per questo approssimativo, in quanto la complessa teoria illustrata nei dettagli in Understanding media vi è riportata in una sintesi perfetta.

La prima cosa che mi saltò agli occhi è che McLuhan, anche se non lo citava, doveva per forza avere letto Il regno della quantità e i segni dei tempi di Guénon. Questo perché la sua teoria dei media è – né più né meno – una risposta, in chiave laica e ottimista, alla scansione della storia umana ispirata dai cicli cosmici che costituisce il leit-motiv del capolavoro di Guénon. Provai a cimentarmi in una lettura comparata de Il regno della quantità e Understanding media, e l’impressione iniziale ne fu ulteriormente rafforzata: ci sono paragrafi interi dei due libri, che, se accostati, forniscono addirittura un’impressione di “domanda e risposta”.

McLuhan, in sostanza, aveva accolto e fatta propria la grande divisione ternaria in cui Guénon ripartisce la vicenda umana: dapprima il dominio della tradizione cui gradualmente viene a sostituirsi la solidificazione del mondo, che in seguito alle “fenditure della Grande Muraglia” apre la porta a una terza fase di dissoluzione.

Da laico, però – nonché da americano ottimista – non poteva accettare né la dottrina indù dei cicli cosmici né l’idea che la storia dell’umanità corrispondesse a una progressiva degenerazione. Probabilmente fu proprio per controbattere queste idee guenoniane che gli venne l’idea di analizzare le tre fasi dal punto di vista mediatico; nacque così la sua fondamentale teoria riguardo al susseguirsi, nella vicenda umana, di una fase a predominio auditivo seguita da un’altra a predominio visivo, seguita a sua volta da una terza fase mista – quella che stiamo vivendo – in cui l’uomo recupera molte prerogative della  fase auditiva.

In altri termini, quello che per Guénon è un percorso di discesa (del tipo 2-1-0) è per McLuhan un percorso di andata e ritorno (2-1-2): cambia solo la valenza attribuita all’ultima fase, in quanto Guénon pone l’enfasi sulle differenze tra il mondo moderno e la società tradizionale, mentre McLuhan sulle analogie.

Personalmente, non ho alcun dubbio che quella che ho descritto sia stata la genesi delle teorie di McLuhan sulla comunicazione, ma ovviamente non posso provarlo. Indizi a favore della mia tesi possono essere le sue ripetute citazioni delle opere di Ananda Coomaraswamy, un noto storico dell’arte che aveva aderito, nelle sue opere, al pensiero di Guénon; cita anche Mircea Eliade, che guenoniano non era ma orbitava in quei paraggi – entrambi segni che la stesura di Understanding media fu senza dubbio preceduta da un periodo di ricerche sul pensiero tradizionale europeo.

E’ anche presumibile che Il regno della quantità e i segni dei tempi sia stato letto e commentato con un certo anticipo rispetto al resto dell’America in seno alla comunità francese del Quebec, con la quale Guénon mantenne sempre stretti contatti (per un certo periodo della sua vita, aveva pensato addirittura di emigrare in Canada) e che McLuhan frequentava.

Ripeto, sono semplici congetture: per qualche motivo che a quei tempi mi era sconosciuto, McLuhan omise sempre di citare Guénon come sua fonte, togliendomi la possibilità di suffragare con le prove la mia piccola scoperta. Ricordo che a quel tempo pensai male: supposi di trovarmi di fronte a un deliberato depistaggio, forse causato dalla preoccupazione – da parte dello stimato docente universitario – che il suo appoggiarsi all’opera di un autore “eretico” come Guénon potesse causargli delle critiche in seno agli ambienti accademici. Ma come si vedrà più oltre, probabilmente la causa non era questa.

Ad ogni modo, la scoperta dell’opera di McLuhan era giunta per me proprio nel momento più adatto, quando – dopo dieci anni di studi guenoniani molto accurati – pur rispettando il genio del re degli esoteristi francesi, ero giunto alla conclusione che il concetto di “tradizione” che egli aveva posto al centro della sua opera fosse erroneo e inattendibile. Salvavo di Guénon gli studi sul simbolismo e molte altre cose, ma non me la sentivo più di credere che per conseguire la realizzazione iniziatica fosse necessario ripercorrere il cammino fatto da lui.

Non posso descrivere qui la molteplicità di orizzonti che Understanding media spalancava dinnanzi a me in un momento così difficile; a partire dalla considerazione, in verità piuttosto lapalissiana, che per riconciliarsi col mondo moderno basta guardare ai suoi aspetti positivi anziché a quelli negativi. Questo rispondeva a ciò che avevo sempre confusamente percepito in fondo alla mia anima: che la bellezza è negli occhi di chi la guarda, e per andare avanti i fattori ambientali contano zero, mentre conta cento la disposizione interiore con cui ad essi ci si rivolge.

Per non parlare della geniale contrapposizione tra cultura auditiva e cultura visiva, termini che possono essere riferiti rispettivamente a sciamanesimo e esoterismo; da questo ebbe origine tutto il sistema di analisi del fenomeno esoterismo cui tanto spesso mi riferisco nei miei articoli.

E’ un sistema che chiunque può praticare anche da solo, basta partire dalla lettura di Understanding media (a cui consiglio, per coglierne meglio l’essenza, di far precedere Il medium è il massaggio come ho fatto io): dopo averne assimilato i concetti, ci si accorgerà di avere a disposizione una vera e propria “griglia” (paragonabile per molti versi al gioco delle perle di vetro vagheggiato da Hermann Hesse) che permette di classificare in base alle polarità  cultura auditiva / cultura visiva tutti i fenomeni non soltanto dell’esoterismo, ma della società in generale. Questo consente di cogliere meglio le analogie, i contrasti e i rapporti anche tra realtà riferibili a ordini diversi.

Il bello è che si tratta di una …griglia “relativista”: nel mondo dell’esoterismo, uno strumento così mancava da sempre.

Al di là di tutto questo, c’era nell’opera di McLuhan anche un’altra chiave di lettura che mi intrigava, analoga alla precedente ma non ad essa sovrapponibile: era la corrispondenza delle tre fasi storico-culturali da lui descritte col simbolismo dei tre gradi della Massoneria.

Negli anni a cavallo tra gli ottanta e i novanta, la caduta del muro di Berlino riportò in auge il dibattito (che oggi, per dirla in gergo massonico, si è di nuovo completamente “assonnato”) sulla contrapposizione tra Massoneria di indirizzo esoterico e di indirizzo sociale. I Massoni più versati nella storia dell’Istituzione si rendevano conto che la mancata riconciliazione tra le due tendenze era stata ritardata soprattutto dalle vicende storiche, che avevano sempre introdotto – in un confronto che dovrebbe vertere su temi esoterici – sgradevoli elementi di interesse politico e faziosità.

Era stato così prima a causa della Rivoluzione Francese, poi di Napoleone, poi della Restaurazione e così via fino alla Guerra Fredda; estintasi quest’ultima, io e molti altri ci illudemmo un po’ ingenuamente che la situazione internazionale sarebbe rimasta abbastanza tranquilla da consentirci di dibattere del simbolismo massonico in santa pace, cogliendo l’occasione per chiudere questo grande tema lasciato aperto dalla Storia.

Invece non andò così: non solo, devo dire, per colpa dei nuovi conflitti che si manifestarono a livello nazionale e internazionale, né dei contrasti interni che esplosero nella Massoneria proprio in quegli anni; ma anche – credo – per un certo disinteresse manifestato dalle giovani generazioni massoniche verso questi temi. Per quanto migliori di noi sotto molti punti di vista, ai Liberi Muratori di oggi il grottesco divario tra una massoneria esoterica sempre più “spiritualista” e una massoneria sociale sempre meno idealista non sembra fregar più di tanto. Questo mi è sempre dispiaciuto, perché i nodi prima o poi vengono al pettine, e anche questo arriverà.

Nell’opera di McLuhan io scorgevo un’occasione unica per elaborare un discorso adatto a confrontare le “due massonerie”: tendenze il cui punto d’incontro sta nell’applicazione del simbolismo massonico alla dimensione storia, in base all’antica legge secondo cui nessuna forma di realizzazione iniziatica può essere conseguita a prescindere dal sociale.

Ne venne fuori così una breve “tavola” – così si chiamano, come è noto, i documenti che nel corso dei lavori massonici vengono letti durante i lavori – che portai nella mia Loggia a fine 92 – inizio 93 (non ricordo di preciso). La riporto qui in gran parte: può costituire un’occasione, per i miei lettori che Massoni non sono, di farsi un’idea del tipo di lavori che si svolgono nel Tempio.

Maestro Venerabile e Carissimi Fratelli,

Marshall McLuhan era un professore universitario canadese (scomparso nel 1980) che oggi viene considerato il padre della analisi multimediale, cioè dello studio comparato dei mezzi di comunicazione.

Il punto centrale del suo pensiero può essere individuato in questo assioma: il medium è il messaggio. L’uomo è portato generalmente a concentrare la sua attenzione sul contenuto del medium (per esempio: il tipo di merci trasportate lungo una strada, o le opinioni formulate in un libro) e così facendo tende a sottovalutare l’importanza di un fatto fondamentale: che il mezzo di comunicazione è esso stesso un messaggio, ovvero che il fatto di poter usufruire di strade o libri modifica la mentalità dell’uomo (e di riflesso, la storia umana di un dato periodo) a livello assai più profondo e duraturo di quanto non possa influire un qualunque occasionale scambio di merci o opinioni.

Partendo da questa premessa, McLuhan suddivide la storia umana in tre periodi. Nel primo, corrispondente alla fase “tribale” del nomadismo, la trasmissione orale della cultura determinava la prevalenza nell’attività mentale dell’uomo delle impressioni ricevute per mezzo dell’udito (civiltà auditiva). Nel secondo periodo, corrispondente al sedentarismo, la diffusione della scrittura si accompagnava al graduale affermarsi del senso della vista come vettore privilegiato di informazioni (civiltà visiva). Infine, ai nostri giorni, il sorpasso sulla civiltà alfabetica da parte dei media elettrici (radio, TV, ecc.) avrebbe di fatto inaugurato un terzo periodo, caratterizzato da forme di comunicazione multisensoriali; la prima conseguenza può essere identificata nella possibilità di una partecipazione emotiva dell’individuo alle vicende collettive del pianeta – il cosiddetto “villaggio globale”.

Quest’ultima espressione, che McLuhan aveva mutuato piuttosto casualmente da un discorso di Gandhi, divenne tanto famosa da essere interpretata da molti come una sintesi del suo pensiero, anche in un articolo apparso di recente sulla rivista “Hiram”, McLuhan viene presentato come una sorta di profeta del “villaggio globale”, le cui aspettative sarebbero state tradite dalle recenti tendenze al localismo etnico e politico. Ma in realtà, ben lungi dall’essere il cantore cieco ed entusiasta di una società planetaria, McLuhan fu il primo a segnalare con esattezza gli inconvenienti che il suo realizzarsi avrebbe apportato: egli previde infatti che il risvegliarsi delle antiche forme di apprendimento auditivo avrebbe ingenerato fenomeni di neotribalismo, con il rischio teorico di una nuova caduta nella barbarie – ed era convinto che pericoli di questo genere, originati da un maldestro uso dei nuovi media, possono essere scongiurati con uno studio più attento dei loro effetti.

Studiando le sue opere, ho individuato notevoli corrispondenze fra i tre periodi della storia descritti da McLuhan e il simbolismo dei tre gradi massonici… (seguiva una parte in cui mi dilungavo su queste corrispondenze: partendo dall’Apprendista, che ha il diritto soltanto di ascoltare,  passavo a trattare del grado di Compagno d’Arte, che analogamente al secondo periodo di McLuhan è incentrato sul rapporto dell’uomo con il Progresso; infine concludevo con l’analogia tra terzo periodo e terzo grado – in entrambi i casi, si tratta di una sintesi dei primi due. Non trascrivo letteralmente queste parti perché erano condite con ampie citazioni dei rituali, che – per quanto oggi non siano più segreti come una volta – non mi sento in diritto di riportare in un articolo).

Ma soprattutto – proseguivo – ho avuto parecchio da riflettere sulla posizione della Massoneria in quel conflitto tra “villaggio globale” e “neotribalismo” che McLuhan aveva previsto, e che oggi purtroppo – dopo il tramonto della contrapposizione politica tra Est e Ovest – si va manifestando in tutta la sua tragica priorità.

La nostra Istituzione trascende queste due forme dell’esperienza umana perché partecipa di entrambe: tribale nelle origini, la remota radice auditiva della Massoneria è ancora evidente nella nostra tradizione orale tuttora desta (e a livello simbolico, nella ricerca della “parola perduta”); “villaggio globale” ai nostri giorni, la Libera Muratoria dà all’uomo “la Luce”, e il viaggio dell’iniziato attraverso i gradi massonici contiene in sintesi l’intera parabola visiva della civiltà umana, che è analoga alla vita.

Per questo, a mio giudizio, nessuno più della Massoneria è qualificato a mediare i conflitti causati dall’attrito di queste tendenze, a dare il suo contributo per mantenere unite le società da essi travagliate: così può essere interpretata ad esempio la recente rinascita massonica nei Paesi dell’Est, al di là delle ragioni di ordine contingente che l’hanno propiziata.

Riflettere su queste cose, in questi mesi per noi difficili (era in atto in quel periodo la fase di contrasti sfociata nella secessione della Gran Loggia Regolare d’Italia) mi ha fatto bene, perché mi è servito a capire quanto abbiano torto quelli che considerano la Massoneria un’Istituzione superata, mentre ogni anno che passa il suo ruolo nella società diventa più importante, mentre ogni giorno di più il messaggio che essa rappresenta diventa attuale.

La nostra amata Istituzione sta oggi conoscendo una crescita che è tra le più rilevanti della sua storia, e forse in conseguenza di questo stenta un po’ a riconoscersi in quella che era la sua immagine del passato, e ancora non riesce a scorgere la sua immagine di domani. Ma quando prenderà coscienza di quanto vitale possa essere il suo contributo alla comprensione dei nuovi sviluppi dell’umana esperienza, allora si renderà conto che il periodo più bello della sua lunga vita deve ancora arrivare.

Questa tavola, devo dire, riscosse notevoli consensi, e il dibattito che ne seguì fu di qualità elevata, dandomi occasione di far conoscere ai Fratelli la mia teoria sui rapporti intercorsi tra McLuhan e Guénon.

Ma quello fu un grave sbaglio: si alzò immediatamente un Fratello assai autorevole – un libero professionista di successo – che era un po’ il leader cittadino della Massoneria di indirizzo sociale: mazziniano convinto, legatissimo alla Massoneria del Risorgimento, nemico giurato degli “esoterici” e di tutti i temi da loro trattati. Avendo sonnecchiato per tutto il tempo che l’avevo letta, non aveva avuto modo di cogliere lo spirito super partes che avevo infuso nella tavola; quando però il suo dormiveglia venne turbato dall’esecrato nome di Guénon, fu come per un cavallo sentire la tromba della carica.

articolo tratto da:

http://www.riflessioni.it/esoterismo/mcluhan-massoneria-2.htm

McLuhan e la Massoneria.ultima modifica: 2009-03-19T19:02:00+01:00da giovannisantoro
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