L’Alchimia

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Una delle più importanti conoscenze tradizionali, o scienze madri, con Mistica ed Astrologia. Unite rappresentano la Trilogia Tradizionale, raffigurata nei triplici portali delle cattedrali medioevali. Sono note come Dottrine Ermetiche. L’Alchimia, termine di derivazione araba, dissimula cose assolutamente diverse da quelle che il profano è portato a credere. Infatti si credeva rappresentasse l’arte di trasformare qualsiasi metallo in oro, un’arte risalente ai tempi della creazione, avendo avuto il suo primo laboratorio nell’officina del biblico fabbro Tubalcain. Era così considerata perché così si presentava agli occhi profani del mondo. In realtà l’Alchimia era ben altra cosa, molto più profonda. Più che rappresentare la preistoria della chimica, essa è una disciplina esoterica e simbolica. Una definizione data da L. Grassot nel 1784 recita: “La Grande Opera dei Saggi è al primo posto tra tutte le cose belle. La Natura senza l’Arte non può realizzarla, e l’Arte senza la Natura non può intraprenderla. É un capolavoro che completa e corona la potenza di entrambe. I suoi effetti sono tanto miracolosi che: la salute che essa procura e conserva ai viventi, la perfezione che essa conferisce a tutti i composti della natura, le grandi ricchezze che essa produce in modo del tutto chimico, rappresentano solo una parte, e non certo la più bella, delle sue meraviglie. Dio l’ha creata quale agente perfetto della Natura, ed Essa ha ricevuto lo stesso potere dal Cielo per la Morale. Se si purificano i corpi si illuminano gli Spiriti. Portando le miscele alla perfezione si elevano gli intendimenti alle più alte conoscenze. L’Alchimia rappresenta la “Salvezza del Gran Mondo (o Macrocosmo)” poiché elimina ogni macchia originale e, con la sua virtù, regola il disordine d’ogni temperamento. Implica la presenza dello Spirito Universale. Dopo il lungo travaglio iniziale, esso soffre, versa il suo sangue e muore. Sepolto nel suo vaso, sale poi al cielo e, quintessenziata, giudica i sani ed i malati, distruggendo le impurità dei primi ed esaltando i principi degli altri. É la figura del Salvatore delle nostre anime. L’Alchimia produce meraviglie nella Natura introducendo nei corpi la purezza assoluta, ed opera miracoli nella Morale illuminando gli Spiriti di Luce perfetta”. Quattro sono le tappe presenti nell’approccio alchemico:

  1. la Gnosi, o Conoscenza, acquisita sempre e soltanto attraverso l’Illuminazione e l’Intuizione,
  2. la Trasmutazione, preceduta dalla Scuola della Natura osservata, studiata e compresa, cui è seguita la Rivelazione, che fa dell’Iniziato un Illuminato (Jung scrisse: “Gli sforzi incessanti che esige l’elaborazione della Grande Opera sembrano, in definitiva, destinati a produrre la proiezione della coscienza in stato di veglia su un piano di stato transazionale di risveglio, e quindi l’ascensione della materia fino alla Luce Ignea che ne costituisce il limite”),
  3. l’Elisir di Lunga Vita, per gli antichi alchimisti “l’incorruttibilità, assoluta del corpo nella tomba, dopo la morte fisica”, ovvero soppressione della seconda morte, col mantenimento della coscienza e delle attività sensoriali mediante l’impiego del Doppio, di cui i moderni laboratori di metapsichica hanno dimostrato scientificamente l’esistenza,
  4. la Reintegrazione Universale, il ritorno al Pleroma platonico ed il miglioramento del cittadino terrestre rosacrociano, concetto ribadito nel 600 da Thomas Vaughan, più noto come Filalete, che parla di Repubblica Universale, con abolizione delle monarchie (anche se tali per diritto divino) e dei Regni dell’Argento e dell’Oro. Zolfo, Sale e Mercurio sono simboli alchemici di elevato significato esoterico, e rappresentano il procedimento spirituale che l’iniziazione reale (e non virtuale) deve operare sul profano.

La sigla alchemica V.I.T.R.I.O.L. è invito alla ricerca dell’Io più intimo e profondo, il Nosce Te ipsum rivolto da Socrate al prossimo (v.Gabinetto di Riflessione). In Massoneria l’Alchimia viene simboleggiata dal Regolo, che per i Massoni moderni è sostituibile con il Libro Sacro, o con la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo.

Opportuno rilevare che se è vero che l’Alchimia abbia interessato gli egizi fin dai primordi della loro antichissima civiltà, la stessa cosa caratterizza la civiltà cinese, visto che i più antichi testi come il Tsai-i-Chi ed il Tao citano diverse speculazioni sulla materia nonché varie possibilità di trasmutazione dei metalli. Inoltre é stato appurato che gli stessi fondamenti dell’arte ermetica erano conosciuti in India almeno 25-30 secoli prima dell’era cristiana. Nel Medioevo, ed in seguito nel Rinascimento, l’Ermetismo veniva considerato la dottrina occulta degli Alchimisti, che infatti sostenevano essere stato Ermete Trismegisto il vero padre dell’Alchimia, da cui ebbe poi origine il nome di “Scienza ermetica” conferito al complesso delle conoscenze relative alla citata Pietra filosofale. La vera culla dell’Alchimia resta comunque l’Ellade, e ne sono stati valenti cultori Omero, Pindaro e lo stesso Pitagora. Agli albori del IV secolo, una scuola di arte alchemica, definita ermetica o sacra, fu fondata in Alessandria da Zosimo Panapolita, che ha trasmesso ai posteri varie opere, tra cui il “Trattato dei fornelli“, ove, tra l’altro, descrisse minuziosamente ingegnosi e meravigliosi distillatori in vetro. Nel corso del V secolo, l’Alchimia si trasferiva operativamente a Bisanzio, ove un secolo più tardi passò sotto il controllo degli arabi, che ereditavano così tutti gli insegnamenti delle scuole ermetiche egizie e greche. Dal VII all’VIII secolo l’Alchimia veniva introdotta in tutti i paesi di conquista araba, specialmente in Spagna, che diventava da allora uno dei più grandi centri ermetici dell’intero continente europeo. Tra i grandi alchimisti arabi va ricordato Djabir-Ibn-Haijan, noto sotto il nome di “Geber“, o di Re Geber, vissuto nell’VIII secolo, discepolo di un grande maestro dell’Islam, Imam Djafar. Grandissimo scienziato e rinnovatore degli studi di ricerca alchemici, Geber scopriva la preparazione dell’acido nitrico e dell’acqua regia, precedendo di molti secoli Alberto Magno e, qualora fossero davvero suoi i libri a lui attribuiti dagli studiosi, arrivava a conoscere addirittura i preparati di potassa con calce, del sale ammoniaco e dello stesso alcool, la “Pietra infernale“, il sublimato corrosivo, nonché svariati elementi chimici totalmente sconosciuti agli scienziati occidentali dell’epoca. Immensa è stata l’influenza araba sull’Arte ermetica, che conservava immutato il suo peso all’epoca di Alberto Magno e di Tommaso d’Aquino. Vari termini alchemici arabi fanno ancora oggi parte del linguaggio scientifico, come alcool, elisir, alambicco, ecc. La stessa parola Alchimia deriva, come abbiamo visto, dal siriaco kimiya e dall’egizio “kemeja” unito all’arabo “El“, da cui il significato etimologico di “scienza della terra nera”, ovvero della materia prima od originaria.

Del grande alchimista Alberto Magno, frate domenicano e grande filosofo, Magister alla Sorbona dal 1245, ricordiamo che era uso tenere conferenze all’aperto, in una pubblica piazza che porta ancora oggi il suo nome, la Place Maubert, poiché non v’era aula capace di contenere le folle enormi che prendevano letteralmente d’assalto le sue lezioni. Con il suo discepolo prediletto, Tommaso d’Aquino, nel “De Alchimia” rivolge agli studiosi dell’Arte Sacra i famosi consigli, che risultano veri precetti per gli interessati: “L’alchimista sarà discreto e silenzioso; non rivelerà a nessuno il risultato delle sue operazioni. Egli abiterà lontano dagli uomini, in una casa particolare, composta da due o tre stanze esclusivamente destinate alle sue operazioni. Sceglierà con cura il tempo e le ore del suo lavoro. Sarà paziente, assiduo e perseverante. Eseguirà, secondo le regole dell’Arte, la triturazione, la sublimazione, la fissazione, la calcinazione, la soluzione, la distillazione e la coagulazione. Si servirà solo di vasi di vetro o di stoviglie verniciate, onde evitare contaminazioni dagli acidi. Sarà abbastanza ricco per sostenere le spese che esigono queste operazioni. Eviterà soprattutto d’avere rapporti con principi e signori”. Il tutto rappresenta evidentemente una ricca base di meditazione. Altro famoso alchimista è stato Arnaldo di Villanova, autore della famosa ricetta per prolungare la durata della vita, che recita: “Colui che desidera prolungare la propria vita deve strofinarsi per due o tre volte alla settimana con midollo di cassia. Ogni notte, prima di coricarsi, deve mettere sul capo un impiastro composto da zafferano orientale, foglie di rosa rossa, essenza di sandalo, aloe ed ambra, dopo aver fatto liquefare il tutto in olio di rosa con l’aggiunta di un po’ di cera. Al mattino occorre togliere l’impiastro e chiuderlo in una scatola di piombo fino alla notte successiva, quando verrà di nuovo applicato”. Da ricordare infine Raimondo Lullo, il famoso Nicola Flamel (1330-1418) che pare avesse davvero scoperto la Pietra filosofale il 17 Gennaio 1382, mentre da alcuni è stato definito immortale, essendo stato visto in Asia molti anni dopo la sua presunta morte, Bernardo Trevisano (XV secolo) che la tradizione vuole scopritore della Pietra all’età di 82 anni, Basilio Valentino, Paracelso e tanti, tanti altri ancora.

Rosacroce

L’Arte o Grande Opera (Magnum Opus) della trasmutazione dei metalli vili in oro, e del processo denominato “Mysterium Magnum” (conoscenza delle forze sottili della natura), per ottenere la Pietra Filosofale (Lapis Philosophorum) e l’Elisir di vita (Elixir Vitae). Nel significato simbolico, la vera alchimia è il processo di trasmutazione della natura inferiore dell’uomo per mezzo del potere interiore, attuando la libera volontà spirituale dell’individuo.

L’Alchimiaultima modifica: 2012-09-15T16:05:00+02:00da giovannisantoro
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