L’ESOTERISMO CRISTIANO – (Cristianesimo ed Inizizzione)

INDICE

Nota

Notizia

Scritti di René Guénon

Introduzione

Capitolo primo: A PROPOSITO DELLE LINGUE SACRE

Capitolo secondo: CRISTIANESIMO ED INIZIAZIONE

Capitolo terzo: I GUARDIANI DELLA TERRA SANTA

Capitolo quarto: IL LINGUAGGIO SEGRETO DI DANTE E DEI “FEDELI D’AMORE” – I

Capitolo quinto: IL LINGUAGGIO SEGRETO DI DANTE E DEI “FEDELI D’AMORE” – II

Capitolo sesto: NUOVE CONSIDERAZIONI SUL LINGUAGGIO SEGRETO DI DANTE

Capitolo Settimo: “FEDELI D’AMORE” E “CORTI D’AMORE”

Capitolo ottavo: IL SANTO GRAAL

Capitolo nono: IL SACRO CUORE E LA LEGGENDA DEL SANTO GRAAL

Capitolo decimo: CRISTO SACERDOTE E RE

SAN BERNARDO

CAPITOLO SECONDO:

 

CRISTIANESIMO ED INIZIAZIONE

[Pubblicato su Etudes Traditionnelles, Parigi, settembre, ottobre-novembre e dicembre 1949].

Non intendiamo ritornare qui sulle questioni relative al carattere proprio del Cristianesimo, poiché pensiamo che ciò che abbiamo detto in diverse occasioni, se pure più o meno incidentalmente, sia quantomeno sufficiente a fugare ogni

equivoco in proposito [Siamo rimasti stupiti nel notare che alcuni ritengono che «Considerazioni sulla Via Iniziatica» sia, fra i nostri libri, quello che tratta più direttamente ed in modo prevalente del Cristianesimo; possiamo loro assicurare che lì, come altrove, abbiamo inteso parlarne nella misura in cui era strettamente necessario per la comprensione delle nostre esposizioni e, se così si può dire, in funzione delle diverse questioni che dovevamo trattare. È ugualmente stupefacente che dei lettori, che tuttavia assicurano di aver seguito attentamente e costantemente tutto ciò che abbiamo scritto, abbiano creduto di trovare in questo libro qualcosa di nuovo sull’argomento, mentre invece in tutti quei passi che ci sono stati segnalati noi non abbiamo fatto altro che riprodurre, puramente e semplicemente, delle considerazioni che avevamo già sviluppato in alcuni dei nostri articoli apparsi in precedenza su Le Voile d’Isis e su Etudes Traditionnelles].

Sfortunatamente abbiamo dovuto constare, in questi ultimi tempi, che non è così e che, invece, nello spirito di un gran numero di nostri lettori sono sorte delle confusioni piuttosto incresciose, per cui abbiamo sentito la necessità di apportare nuovamente delle precisazioni su alcuni punti. D’altronde, ci siamo decisi a farlo malvolentieri poiché dobbiamo confessare che non abbiamo mai provato alcuna inclinazione a trattare in modo particolare questo argomento, e ciò per svariati motivi, primo fra tutti l’oscurità pressoché impenetrabile che avvolge tutto quanto concerne le origini ed i primi anni del Cristianesimo, oscurità che, a ben riflettere, sembra non possa essere semplicemente considerata come accidentale, ma piuttosto come espressamente voluta; tale considerazione, del resto, è da collegare con quanto diremo in seguito.

Nonostante tutte le difficoltà derivanti dalla suddetta considerazione, vi è tuttavia almeno un punto sul quale sembra non sussistano dubbi e che, peraltro, non è stato contestato da nessuno di coloro che ci hanno sottoposto le loro osservazioni, anzi è proprio su di esso che alcuni hanno poggiato certe loro obiezioni: si tratta del fatto che, lungi dall’essere solo la religione o la tradizione exoterica che si conosce attualmente, il Cristianesimo delle origini aveva, in forza dei suoi riti e della sua dottrina, un carattere essenzialmente esoterico e quindi iniziatico.

Se ne può avere conferma dal fatto che la tradizione islamica considera il Cristianesimo primitivo proprio come una tariqah, cioè come una via iniziatica, e non come una shariyah, cioè come una legislazione di tipo sociale e rivolta a tutti; e ciò è così vero che, in un secondo momento, si dovette rimediare con la costituzione di un diritto «canonico» [A questo proposito non è forse privo di interesse segnalare che, in arabo, il termine qanun, derivato dal greco, è impiegato per designare tutte le leggi adottate per dei motivi puramente contingenti e che non fanno parte integrante della shariyah o della legislazione tradizionale], che in realtà fu solo un adattamento dell’antico diritto romano, dunque qualcosa che veniva interamente dal di fuori e non certo uno sviluppo di quanto da sempre contenuto nel Cristianesimo stesso. Del resto, è evidente che nel Vangelo non si trova alcuna prescrizione che possa essere considerata come avente un vero carattere legislativo, nel vero senso della parola; la ben nota frase: «Date a Cesare quel che è di Cesare…» ci sembra del tutto significativa, a riguardo, poiché essa implica formalmente, per tutto quanto di ordine esteriore, l’accettazione di una legislazione del tutto estranea alla tradizione cristiana, legislazione che, molto semplicemente, è quella esistente di fatto nell’ambito che vide nascere il Cristianesimo stesso, ambito che allora faceva parte dell’Impero romano. Un tale fatto si configurerebbe sicuramente come una lacuna delle più gravi se il Cristianesimo fosse stato fin d’allora ciò che è divenuto più tardi. L’esistenza stessa di una tale lacuna sarebbe, non solo inspiegabile, ma veramente inconcepibile per una tradizione ortodossa e regolare, sia che effettivamente questa tradizione dovesse comportare un exoterismo al pari di un esoterismo, sia che dovesse applicarsi, si potrebbe dire, innanzi tutto al dominio exoterico. Se invece il Cristianesimo aveva il carattere che abbiamo detto, la cosa si spiega con facilità, poiché non si tratta affatto di una lacuna ma di una intenzionale astensione di intervento in un dominio che, per definizione, non poteva competergli, in siffatte condizioni.

Perché questo sia possibile è necessario che la Chiesa cristiana, nei primi tempi, fosse un’organizzazione chiusa o riservata, nella quale non venivano ammessi tutti indistintamente, ma solo coloro che possedevano le qualificazioni necessarie per ricevere validamente una iniziazione che si potrebbe chiamare «cristica»; senza dubbio si potrebbero an-cora rintracciare degli indizi che dimostrano che fu effettivamente così, quantunque nella nostra epoca essi siano general-mente incompresi, non solo, ma a causa della tendenza moderna a negare l’esoterismo, si cerca troppo spesso, in maniera più o meno cosciente, di stravolgere il loro vero significato [Abbiamo avuto spesso occasione di constatare una procedura del genere nella interpretazione attuale dei Padri della Chiesa ed in particolare dei Padri greci: ci si sforza, nei limiti del possibile, di sostenere che si avrebbe torto allorché si volessero trovare delle allusioni esoteriche nei loro scritti; e quando ciò diventa del tutto impossibile, non si esita a fargliene una colpa e a dichiarare che in tali casi hanno dimostrato una deplorevole debolezza!]. Questa Chiesa, insomma, è paragonabile, sotto questo aspetto, al Sangha buddhista, in cui l’ammissione aveva anche i caratteri di una vera iniziazione [Si veda: A.K. Coomaraswamy, L’ordination bouddhique est-elle une initiation?, nel n° del luglio 1939 di Etudes Traditionnelles], e che si usa assimilare ad un «ordine monastico»; cosa che è esatta, almeno nel senso che i suoi statuti particolari, al pari di quelli di un ordine monastico cristiano, non sono fatti per essere applicati all’insieme della società nella quale una tale organizzazione si viene a stabilire [È questa estensione illegittima che diede ulteriormente luogo, nel Buddhismo indiano, a certe deviazioni come quella della negazione delle caste: Buddha non aveva bisogno di tener conto di esse all’interno di una organizzazione chiusa ed i cui membri dovevano, quantomeno in linea di principio, essere al di là delle loro stesse distinzioni; ma il voler sopprimere questa distinzione nell’intero ambito sociale costituiva, dal punto di vista della tradizione indù, una formale eresia].

Il caso del Cristianesimo, dunque, non è affatto unico, da questo punto di vista, fra le differenti forme tradizionali cono-sciute, e questa constatazione ci sembra essere atta a calmare lo stupore di qualcuno; forse è più difficile spiegare come esso sia cambiato in seguito, ed in modo tanto complessivo, così come ci appare da tutto ciò che vediamo oggi intorno a noi; ma non è ancora il momento per esaminare quest’altra questione.

Veniamo adesso all’obiezione che ci è stata sollevata ed alla quale alludevamo prima: dal momento che i riti cristiani, ed in particolare i sacramenti, ebbero un carattere iniziatico, com’è possibile che lo abbiano potuto perdere per diventare dei semplici riti exoterici? Ci è stato detto che ciò è impossibile ed anche contraddittorio, poiché il carattere iniziatico è permanente ed immutabile e non potrebbe mai essere cancellato, per cui è possibile ammettere solamente che, a causa delle circostanze e dell’ammissione di un grande maggioranza di individui non qualificati, ciò che originariamente era una iniziazione effettiva finì col limitarsi ad avere solo il valore di una iniziazione virtuale. In tutto ciò vi è un errore che ci sembra abbastanza evidente: l’iniziazione, così come abbiamo spiegato a più riprese, conferisce effettivamente, a coloro che la ricevono, un carattere acquisito una volta per tutte e che è veramente incancellabile, ma questa nozione della permanenza del carattere iniziatico si applica agli esseri umani che lo possiedono e non ai riti o all’azione dell’influenza spirituale a cui questi ultimi sono destinati a servire da veicolo; è assolutamente ingiustificato il volerla trasporre da un caso all’altro, cosa che equivarrebbe in realtà ad attribuirle un significato del tutto diverso, e noi siamo certi di non aver mai detto nulla che possa aver dato luogo ad una simile confusione.

A sostegno di questa obiezione, si fa valere il fatto che l’azione esercitantesi a mezzo dei sacramenti cristiani è riferita allo Spirito Santo, cosa che è perfettamente esatta, ma del tutto fuori questione. Per altro, è ugualmente vero che l’influenza spirituale, sia essa designata in questo modo, in conformità col linguaggio cristiano, o in qualunque altro, a seconda della terminologia propria di tale o tal’altra tradizione, è per sua natura essenzialmente trascendente e sopraindividuale, poiché se così non fosse non è tanto di un’influenza spirituale che si tratterebbe, quanto di una semplice influenza psichica. Ma, fermo restando tutto ciò, cos’è che potrebbe impedire che la medesima influenza, o un’altra della stessa natura, agisca secondo modalità differenti ed in domini pur essi differenti?

Ed inoltre, dal momento che questa influenza è di ordine trascendente, anche i suoi effetti devono esserlo necessaria-mente in ogni circostanza [Facciamo incidentalmente notare che questo comporterebbe, di conseguenza. la interdizione alle influenze spirituali della produzione di effetti che riguardano il semplice ordine corporale, come, per esempio, le guarigioni miracolose]? Non si capisce affatto perché dovrebbe essere così, ed anzi noi siamo certi del contrario; in effetti, abbiamo sempre avuto la massima cura nell’indicare che un’influenza spirituale interviene nei riti exoterici così come nei riti iniziatici, ma è ovvio che gli effetti da essa prodotti non potrebbero essere minimamente dello stesso ordine in entrambi i casi, pena l’annullamento della distinzione stessa fra i due domini [Se l’azione dello Spirito Santo si esercita solo nel dominio esoterico, poiché esso è il solo veramente trascendente, chiediamo ai nostri contraddittori, che sono cattolici, cosa bisogna allora pensare della dottrina secondo la quale Egli interviene nella formulazione dei dogmi, i più manifestamente exoterici]. Non comprendiamo inoltre perché sarebbe inammissibile che l’influenza che opera per mezzo dei sacramenti cristiani, dopo aver agito in un primo tempo nell’ordine iniziatico, abbia poi, in presenza di circostanze diverse e per le ragioni da esse derivanti, fatto intervenire la sua azione nel semplice dominio religioso ed exoterico, di modo che, da allora, i suoi effetti si siano limitati ad alcune possibilità di ordine esclusivamente individuale e aventi come fine la «salvezza»; e tutto ciò pur conservando, in quanto alle apparenze esterne, gli stessi supporti rituali, dal momento che questi erano di istituzione cristica e che quindi senza di essi non si sarebbe potuto trattare di una tradizione propriamente cristiana.

In realtà è questo che si è verificato e, di conseguenza, allo stato attuale delle cose ed anche a partire da una certa epoca ben più lontana, non è più possibile considerare, in maniera alcuna, i riti cristiani come dei riti a carattere iniziatico; e su questo punto pensiamo che sia necessario insistere con maggiore precisione. Dobbiamo però far notare che, in realtà, è presente una certa improprietà di linguaggio allorché si dice che essi abbiano «perduto» questo carattere, come se questo fatto fosse avvenuto in maniera puramente accidentale. In verità, noi pensiamo che, al contrario, si sia trattato di un adattamento, il quale, malgrado le spiacevoli conseguenze venutesi a determinare inevitabilmente sotto certi aspetti, fu pienamente giustificato ed anche necessario, date le circostanze di tempo e di luogo.

Se si considerano le condizioni del mondo occidentale, cioè dell’insieme dei paesi allora compresi nell’Impero romano, qual era all’epoca di cui si tratta, ci si può facilmente rendere conto che se il Cristianesimo non fosse «disceso» nel dominio exoterico, quel mondo, nel suo insieme, sarebbe rimasto ben presto sprovvisto di ogni tradizione, dal momento che quelle esistenti allora, ed in particolare la tradizione greco-romana che naturalmente era divenuta la predominante, erano giunte ad uno stato di estrema degenerescenza, la quale stava a significare che il loro ciclo di esistenza era lì per terminare [Sia ben chiaro che quando parliamo del mondo occidentale nel suo insieme, facciamo eccezione per una élite che non solo era in grado di comprendere ancora la propria tradizione, dal punto di vista esteriore, ma continuava a ricevere l’iniziazione ai misteri; il tal modo la tradizione avrebbe potuto ancora conservarsi, per un periodo più o meno lungo, entro un ambito sempre più ristretto; ma tutto ciò esula dalla questione che stiamo considerando adesso, poiché qui si tratta della generalità degli Occidentali ed è per essi che il Cristianesimo fu costretto a prendere il posto delle antiche forme tradizionali, proprio nel momento in cui queste, per la generalità degli Occidentali, finirono col diventare solo delle «superstizioni», nel senso etimologico del termine]. Questa discesa, lo ribadiamo, non fu dunque per niente un fatto accidentale o una deviazione, essa, al contrario, dev’essere considerata come avente un carattere veramente «provviden-

ziale», poiché impedì che l’Occidente piombasse allora in uno stato che, in definitiva, potrebbe essere paragonabile a quello in cui si trova attualmente. D’altronde, non era ancora giunto il momento nel quale doveva prodursi una perdita generale della tradizione, proprio come si verifica nei tempi moderni; era dunque necessario che si operasse un «raddrizzamento», e solo il Cristianesimo poteva farlo, ma a condizione di rinunciare al carattere esoterico e «riservato» che aveva all’origine [Sotto questo profilo si potrebbe dire che il passaggio dall’esoterismo all’exoterismo costituì, in questo caso, un vero «sacrificio», cosa che d’altronde è vera per ogni discesa dello spirito]; in effetti un tale «raddrizzamento» non solo era benefico per l’umanità occidentale, cosa fin troppo evidente per insistervi ulteriormente, ma era al tempo stesso in perfetto accordo con le stesse leggi cicliche, come lo è necessariamente ogni azione «provvidenziale» che interviene nel corso della storia.

Probabilmente sarebbe impossibile assegnare una data precisa a questo cambiamento, che fece del Cristianesimo una religione, nel senso proprio del termine, ed una forma tradizionale rivolta a tutti indistintamente, ma, in ogni caso, è certo che fosse già un fatto compiuto all’epoca di Costantino e del Concilio di Nicea, tanto che quest’ultimo non ebbe che da «sanzionarlo», se così si può dire, inaugurando l’era delle formulazioni «dogmatiche», destinate a costituire una presentazione puramente exoterica della dottrina [Nello stesso tempo, la «conversione» di Costantino implicò, a mezzo di un atto in qualche modo ufficiale dell’autorità imperiale, il riconoscimento del fatto che la tradizione greco-romana doveva ormai essere considerata estinta, benché, naturalmente e per molto tempo ancora, continuassero ad esisterne dei resti che via via degenerarono sempre più inevitabilmente fino alla loro definitiva scomparsa, e furono tali resti ad essere designati, un po’ più tardi, con il termine spregiativo di «paganesimo»].

D’altronde, ciò non poteva avvenire senza qualche inevitabile inconveniente, poiché il fatto di costringere in tal modo la dottrina entro formule nettamente definite e limitate, rendeva molto più difficile, anche a coloro che ne fossero realmente capaci, penetrarne il senso profondo; inoltre, le verità di ordine propriamente esoterico, che per loro stessa natura erano fuori dalla portata dei più, ormai potevano essere presentate solo come dei «misteri», nel senso che questo termine ha assunto volgarmente, vale a dire che agli occhi dell’uomo comune non dovevano tardare ad apparire come qualcosa impossibile da comprendere e perfino proibito cercare di approfondire. Tuttavia, questi inconvenienti non erano tali da potersi opporre alla costituzione del Cristianesimo in una forma tradizionale exoterica o da inficiarne la legittimità, dato l’immenso vantaggio che doveva derivarne al mondo occidentale, nei termini in cui abbiamo detto; del resto, se il Cristianesimo, come tale, cessava per questo di essere iniziatico, rimaneva ancora la possibilità che sussistesse al suo interno una specifica iniziazione cristiana, riservata a quella élite che non poteva attenersi al solo punto di vista exoterico e contenersi entro i limiti ad esso inerenti. Ma questo è un altro dei punti che esamineremo più avanti.

Peraltro, è da notare che questo cambiamento del carattere essenziale, e si potrebbe dire della natura stessa del Cristianesimo, spiega perfettamente, come dicevamo all’inizio, sia il fatto che tutto quanto lo avesse preceduto sia stato volontariamente avvolto nella oscurità, sia che non poteva essere altrimenti. È evidente, infatti che la natura del Cristianesimo originario, in quanto essenzialmente esoterica ed iniziatica, doveva restare del tutto nascosta a coloro che venivano ammessi nel Cristianesimo divenuto exoterico; quindi, tutto ciò che avrebbe potuto far conoscere, od anche solo far supporre, cosa esso fosse stato realmente ai suoi esordi, doveva essere avvolto, per costoro, in un velo impenetrabile. Beninteso, non spetta a noi individuare i mezzi con cui poté essere raggiunto un tale risultato, sarebbe piuttosto compito degli storici, se tuttavia riuscissero a porsi un simile problema, il quale, d’altra parte, apparirebbe loro come pressochè insolubile, non potendo applicarvi i loro metodi abituali e non potendo riferirsi a dei «documenti» che, chiaramente, in questo caso non potrebbero neanche esistere; ciò che qui ci interessa è la sola constatazione del fatto e la comprensione della sua vera ragione. Aggiungeremo solamente che, date le condizioni che abbiamo esposte, e contrariamente a ciò che potrebbero pensarne i cultori delle spiegazioni razionali, le quali sono sempre delle spiegazioni superficiali e «semplicistiche», non si può attribuire in maniera alcuna questo «oscuramento» delle origini, all’ignoranza, troppo manifestamente impossibile, di coloro che invece dovevano essere tanto più coscienti della trasformazione del Cristianesi-mo per quanto essi stessi vi presero parte in maniera più o meno diretta; né si può pretendere, secondo un pregiudizio assai diffuso fra i moderni, i quali prestano troppo facilmente agli altri la loro stessa mentalità, che si sia trattato di una manovra «politica» ed interessata da parte dei suddetti, dalla quale peraltro non vediamo bene quale profitto avrebbero potuto trarre effettivamente; la verità è, invece, che tutto ciò fu rigorosamente imposto dalla natura stessa delle cose, al fine di mantenere, in conformità con l’ortodossia tradizionale, la distinzione profonda fra i due domini, exoterico ed esoterico [Altrove, abbiamo fatto notare che la confusione fra questi due domini è una delle cause che, più frequentemente, genera le «sette» eterodosse, ed è fuori da ogni dubbio, infatti, che fra le antiche eresie cristiane ve ne sono un certo numero che ebbero proprio una tale origine; questo ci aiuta a meglio comprendere le precauzioni che furono prese, nei limiti del possibile, per evitare una tale confusione, e delle quali, da questo punto di vista, non si potrebbe minimamente contestare l’efficacia; anche se, da un’altra prospettiva, si è tentati di rimpiangere l’effetto secondario che esse hanno comportato, nel produrre delle difficoltà pressochè insormontabili per uno studio approfondito e completo del Cristianesimo].

Alcuni forse potrebbero chiedersi che ne è stato, per un simile cambiamento, degli insegnamenti di Cristo, i quali costituiscono, per definizione stessa, il fondamento del Cristianesimo, e dai quali esso non avrebbe potuto scostarsi senza perdere il suo stesso nome; senza contare che non si intravede che cosa avrebbe potuto sostituirvisi senza comprometterne il carattere «non umano», in mancanza del quale non vi è più alcuna tradizione autentica. In realtà, questi insegnamenti

non sono stati né toccati dal sopraggiunto cambiamento, né modificati in alcun modo nella loro «espressione letterale», e la permanenza del testo dei Vangeli e degli altri scritti del Nuovo Testamento che con tutta evidenza risalgono al primo periodo del Cristianesimo ne costituisce una prova sufficiente [Anche a voler ammettere, e non è il nostro caso, le presunte conclusioni della «critica» moderna, la quale, con delle intenzioni fin troppo chiaramente antitradizionali, si sforza di attribuire a questi scritti le date più «tardive» possibili, queste rimangono ancora sicuramente anteriori alla trasformazione di cui stiamo parlando]; ciò che è cambiato è solo la loro comprensione o, se si preferisce, la prospettiva con la quale essi sono considerati ed il significato loro attribuito di conseguenza; senza, d’altronde, che si possa dire che vi sia alcunché di falso o di illegittimo in codesto significato, poiché è ovvio che le stesse verità sono suscettibili di ricevere applicazione entro domini differenti, in virtù delle corrispondenze che esistono fra i diversi ordini della realtà.

In effetti, vi sono dei precetti riguardanti in modo specifico coloro che seguono una via iniziatica, e quindi applicabili solo in un ambiente ristretto e, in certo modo, qualitativamente omogeneo, che divengono di fatto impraticabili allorché si volesse estenderli all’insieme della società umana: è questo che viene esplicitamente riconosciuto nel considerarli solo come dei «suggerimenti di perfezione», ai quali non si attribuisce alcun carattere obbligatorio [Non ci riferiamo agli abusi a cui talvolta ha potuto dar luogo questa sorta di restrizione o di «minimizzazione», ma pensiamo alle reali necessità di un adattamento ad un ambiente sociale che comprende individui il cui livello spirituale è quanto mai differente ed ineguale, ed ai quali, tuttavia, un exoterismo deve rivolgersi allo stesso titolo e senza nessuna eccezione]; ciò equivale a dire che ognuno è tenuto a seguire la via evangelica, non solo in ragione delle sue capacità, cosa del tutto ovvia, ma anche in funzione di ciò che gli permettono le circostanze nelle quali si viene a trovare; e, in effetti, questo è tutto quello che si può ragionevolmente esigere da coloro che non mirano a superare la semplice pratica exoterica [Questa pratica exoterica si potrebbe definire come un minimum necessario e sufficiente per assicurare la «salvezza», poiché questo è l’unico scopo al quale essa è effettivamente destinata]. D’altra parte, per ciò che concerne la dottrina propriamente detta, vi sono delle verità che possono essere comprese, contemporaneamente, sia exotericamente che esotericamente, a seconda dei significati riferentisi ai diversi gradi della realtà; mentre ve ne sono altre che si evincono esclusivamente dall’esoterismo e che non hanno alcuna corrispondenza al di fuori di esso; queste, come abbiamo già avuto modo di dire, divengono del tutto incomprensibili quando si tenta di trasferirle nel dominio exoterico, ed allora ci si deve necessariamente limitare ad esprimerle, puramente e semplicemente, sotto forma di enunciazioni «dogmatiche», senza mai cercare di dar loro la minima spiegazione; sono queste verità che costituiscono propriamente ciò che si è convenuto chiamare i «misteri» del Cristianesimo. In verità, l’essenza stessa di questi «misteri» sarebbe del tutto ingiustificata se non si ammettesse il carattere esoterico del cristianesimo originario; tenendone conto, invece, essa si configura come una conseguenza normale ed inevitabile della «esteriorizzazione» con la quale il Cristianesimo, pur conservando la stessa forma esteriore nella sua dottrina e nei suoi riti, è divenuto la tradizione exoterica e specificamente religiosa che conosciamo oggi.

***

Fra i riti cristiani o, più esattamente, fra i sacramenti, che ne costituiscono la parte essenziale, quelli che presentano la maggiore similitudine con i riti di iniziazione e che quindi devono essere considerati come un’«esteriorizzazione» di quest’ultimi, posto che all’origine avessero effettivamente un tale carattere, sono, naturalmente e come abbiamo già fatto notare altrove, quelli che possono essere ricevuti una sola volta: primo fra tutti il battesimo [Allorché parliamo di riti di iniziazione intendiamo riferirci a quelli che hanno proprio lo scopo di trasmettere l’influenza iniziatica; è chiaro che oltre a questi possono esistere degli altri riti iniziatici, riservati ad una élite che ha già ricevuto l’iniziazione: così, ad esempio, si può pensare che l’Eucarestia sia stata. originariamente, un rito iniziatico, ma non un rito di iniziazione]. Per mezzo suo il neofita veniva ammesso nella comunità cristiana e, in certo modo, «incorporato» in essa; e fintanto che questa fu un’organizzazione iniziatica, il battesimo dovette costituire evidentemente la prima iniziazione, vale a dire l’inizio dei «piccoli misteri»; d’altronde, il carattere di «seconda nascita» che esso ha conservato pur nella sua discesa entro il dominio exoterico, anche se con una diversa applicazione, sta chiaramente ad indicare proprio quanto abbiamo appena detto. Aggiungiamo subito, per non ritornarvi dopo, che la cresima sembra indicare l’accesso ad un grado superiore, e, molto verosimilmente, essa doveva corrispondere, all’inizio, all’acquisizione dei «piccoli misteri»; per quanto riguarda l’ordinazione, che attualmente conferisce solo la possibilità di esercitare alcune funzioni, essa non può rappresentare che la «esteriorizzazione» di una iniziazione sacerdotale, come tale riferita ai «grandi misteri».

Per rendersi conto che, in quello che potrebbe chiamarsi il secondo stadio del Cristianesimo, i sacramenti non hanno più alcun carattere iniziatico e che, molto realisticamente, sono solo dei riti puramente exoterici, basta considerare, in defini-tiva, il caso del battesimo, poiché tutto il resto ne consegue direttamente. Malgrado l’«oscuramento» di cui abbiamo parla-to, si sa, quantomeno, che alla origine per conferire il battesimo venivano adottate delle rigorose precauzioni, e coloro che lo dovevano ricevere venivano sottoposti ad una lunga preparazione. Attualmente, in certo qual modo, si verifica esattamente l’opposto e sembra che sia stato fatto il possibile per facilitare al massimo il ricevimento di questo sacramento, dal momento che esso, non solo è amministrato a tutti indistintamente, senza che venga posto alcun problema di qualificazione e di preparazione, ma può essere anche conferito validamente da chiunque, mentre invece gli altri sacramenti possono esserlo solo da coloro, preti e vescovi, che esercitano una determinata funzione rituale. Al pari del fatto che i bambini vengono battezzati il più presto possibile dal momento della nascita, cosa questa che esclude

evidentemente l’idea di una qualunque preparazione, queste facilitazioni possono spiegarsi solo attraverso un cam-biamento radicale sopravvenuto in relazione alla concezione stessa del battesimo, cambiamento a seguito del quale esso fu considerato come una condizione indispensabile per la «salvezza» e pertanto doveva essere assicurato al maggior numero possibile di individui; mentre invece originariamente si trattava di tutt’altra cosa. Una tale prospettiva, per cui la «salvezza», che è lo scopo ultimo di tutti i riti exoterici, è legata necessariamente all’ammissione nella Chiesa cristiana, non è in fondo che una conseguenza di quella sorta di «esclusivismo» che, inevitabilmente, è inerente al punto di vista di ogni exoterismo, come tale. Non riteniamo utile insistervi ulteriormente, poiché è chiarissimo che un rito conferito a dei neonati, senza neanche preoccuparsi minimamente di determinare le loro qualificazioni con un mezzo qualunque, non potrebbe avere il carattere ed il valore di una iniziazione, essendo stata ridotta, questa, ad una condizione d’esistenza puramente virtuale; comunque ritorneremo presto sulla questione della possibile sopravvivenza di una iniziazione virtuale per mezzo dei sacramenti cristiani.

In maniera accessoria, segnaleremo ancora un punto che non è senza importanza: nel Cristianesimo, così com’è attual-mente e contrariamente a quanto avveniva all’inizio, tutti i riti, senza eccezione, sono pubblici; chiunque può assistere, anche a quelli che sembrerebbero dover essere più particolarmente «riservati», come l’ordinazione di un prete o la consacrazione di un vescovo o, a maggior ragione, un battesimo o una cresima. Ora, sarebbe questa una cosa inammissibile se si trattasse di riti di iniziazione, i quali normalmente possono essere compiuti solo in presenza di coloro che hanno già ricevuto la stessa iniziazione [In seguito all’articolo sull’ordinazione buddhista che abbiamo citato precedentemente (si veda la nota), noi rivolgemmo ad A.K. Coomaraswarny una domanda relativa a questo argomento; egli ci ha confermato che questa ordinazione non era mai conferita se non in presenza dei soli membri del Sangha, rappresentati unicamente da coloro che erano già stati ordinati, con l’esclusione, non solo degli estranei al Buddhismo, ma anche degli aderenti «laici», i quali in definitiva non erano che degli associati «esterni»]; evidentemente, fra la pubblicità, da una parte, e l’esoterismo e l’iniziazione, dall’altra, vi è incompatibilità. Tuttavia, se riteniamo secondario questo ar-gomento è perché, nel caso in cui non vi fossero altri elementi da considerare, si potrebbe pretendere che in questo caso si tratta di un abuso dovuto ad una certa degenerescenza, come è accaduto talvolta ad una qualche organizzazione iniziatica, senza che essa abbia, per questo, perduto il carattere suo proprio; ma abbiamo visto che, per l’esattezza, la discesa del Cristianesimo nell’ordine exoterico non dev’essere minimamente considerata come una degenerescenza; e, per altro verso, le ulteriori ragioni che esporremo basteranno pienamente a dimostrare che, in realtà, non può più esservi in esso alcuna iniziazione.

Se vi fosse ancora un’iniziazione virtuale, come è stato prospettato da alcuni, nelle obiezioni che ci sono state rivolte, e se quindi coloro che ricevono i sacramenti cristiani, o anche solo il battesimo, non avrebbero più bisogno di ricercare una qualunque altra forma di iniziazione [In verità, temiamo fortemente che, per molte persone, sia questo il motivo principale che le spinge a volersi persuadere che i riti cristiani abbiano conservato un valore iniziatico; in fondo, esse vorrebbero esimersi da ogni collegamento iniziatico regolare e, nondimeno, vorrebbero poter pretendere di ottenere dei risultati in questo ordine; anche quando ammettono che siffatti risultati potrebbero solo essere delle eccezioni, date le attuali condizioni, ognuno di essi ritiene volentieri di poter essere annoverato come un’eccezione; e ovvio che in questo caso ci si trova al cospetto di una deplorevole illusione], come si potrebbe spiegare l’esistenza di organismi iniziatici specificamente cristiani, come ve ne sono stati incontestabilmente durante tutto il Medioevo, e quale sarebbe esattamente la loro ragion d’essere dal momento che i loro particolari riti sarebbero in qualche modo un doppione dei riti ordinari del Cristianesimo? Si dirà che quest’ultimi costituiscono o rappresentano solo una iniziazione ai «piccoli misteri», di modo che, per coloro che avrebbero voluto andare oltre, ed accedere ai «grandi misteri», si sarebbe resa necessaria la ricerca di un’altra iniziazione; ma, a parte il fatto che è parecchio inverosimile, per non dire di più, che tutti coloro che entrarono in quelle organizzazioni fossero pronti ad accostarsi a quest’ultimo dominio, vi è un fatto decisivo che recita contro una tale supposizione: ed è l’esistenza dell’ermetismo cristiano; per definizione stessa, l’ermetismo attiene precisamente ai «piccoli misteri»; per non parlare poi delle iniziazioni di mestiere che attengono ugualmente a questo dominio e che, anche nei casi in cui non possono essere indicate come specificamente cristiane, richiedevano nondimeno ai loro membri e negli ambienti cristiani, la pratica dell’exoterismo corrispondente.

A questo punto è necessario prevenire un altro equivoco, poiché certuni potrebbero essere tentati di trarre, da quanto precede, una conclusione errata e potrebbero pensare che, se i sacramenti non hanno più alcun carattere iniziatico, ne deriva che essi non potrebbero mai avere degli effetti in quest’ordine, cosa alla quale non mancherebbero certo di opporre alcuni casi ove chiaramente appare che le cose sono andate diversamente; la verità è che i sacramenti non possono produrre tali effetti di per sé, dato che la loro efficacia è proprio limitata al dominio exoterico, tuttavia, a tal proposito, vi sono altre cose da prendere in considerazione. In effetti, ovunque esistono delle iniziazioni particolarmente attinenti ad una determinata forma tradizionale e che poggiano nel suo stesso exoterismo, coloro che hanno ricevuto una tale iniziazione possono, in qualche maniera, trasporre i riti exoterici in un altro ordine, nel senso che se ne possono servire come dei supporti per lo stesso lavoro iniziatico e quindi, per essi, gli effetti relativi non saranno più limitati al solo ordine exoterico, come lo sono per la generalità degli aderenti alla forma tradizionale in questione; ciò vale per il Cristianesimo come per ogni altra tradizione, dal momento che si abbia o che si ebbe una iniziazione propriamente cristiana. Solo che, sia ben chiaro, lungi dal dispensare da una regolare iniziazione o dal sostituirla, un tale uso iniziatico dei riti exoterici la presuppone, invece, in modo essenziale, come la condizione necessaria per la sua stessa possibilità, condizione che non

potrebbe essere sostituita nemmeno dalle qualificazioni più eccezionali, e senza la quale tutto ciò che supera il livello ordinario potrebbe tutt’al più sfociare nel misticismo, vale a dire in qualcosa che, in realtà, attiene ancora al dominio dell’exoterismo religioso.

Da quanto abbiamo appena detto si può facilmente comprendere cosa deve pensarsi, in realtà, di coloro che nel Me-dioevo lasciarono degli scritti di ispirazione chiaramente iniziatica e che oggi si ha generalmente il torto di considerare dei «mistici», dal momento che non si conosce più nient’altro di diverso, mentre invece costoro furono sicuramente qualcosa del tutto diverso. È assolutamente impensabile che si sia trattato di casi di iniziazione «spontanea», o di casi eccezionali in cui un’iniziazione virtuale rimasta collegata ai sacramenti si sia potuta mutare in iniziazione effettiva, dal momento che vi era ogni possibilità di collegamento normale con qualcuna delle organizzazioni iniziatiche regolari che esistevano a quell’epoca, spesso anche sotto la copertura di ordini religiosi ed al loro interno, benché non si confondessero in alcun modo con essi. Non possiamo continuare ulteriormente, per non estendere indefinitamente la presente esposizione, ma faremo notare che è proprio dal momento in cui queste iniziazioni cessarono di esistere, o quantomeno dall’essere sufficientemente accessibili per poter offrire ancora realmente queste possibilità di ricollegamento, che nacque il misticismo propriamente detto, di modo che le due cose si presentano strettamente connesse [Non vogliamo affermare che alcune forme di iniziazione cristiana non si siano conservate fino ad epoche successive anzi, abbiamo motivo di pensare che attualmente qualcosa sussista ancora, ma in ambienti talmente riservati che, di fatto, li si può considerare come praticamente inaccessibili; come diremo più avanti, può dirsi lo stesso per alcuni rami del Cristianesimo diversi dalla Chiesa latina]. Ciò comunque è valido per la Chiesa latina, mentre invece è estremamente interessante notare che nelle Chiese d’Oriente non si è mai avuto del misticismo, nel senso in cui lo si intende nel Cristianesimo occidentale a partire dal XVI secolo; un tale l’atto può far pensare che in quelle Chiese si è dovuta mantenere una certa iniziazione, del tipo di quelle di cui dicevamo prima, ed effettivamente è quello che si riscontra nell’esicasmo, il cui carattere realmente iniziatico non sembra possa esser messo in dubbio, anche se, qui come in molti altri casi, esso si sia più o meno affievolito nel corso dei tempi moderni, a causa della naturale conseguenza delle generali condizioni di quest’epoca, all’influenza della quale possono solo sfuggire le iniziazioni che sono pochissimo diffuse, sia perché lo sono sempre state, sia che abbiano deciso volontariamente di «chiudersi» più che mai, onde evitare ogni degenerazione. Nell’esicasmo, l’iniziazione propriamente detta è essenzialmente costituita dalla trasmissione regolare di certe formule, paragonabile esattamente alla comunicazione dei mantra nella tradizione indù e dei wird nelle turuq islamiche; è anche presente tutta una «tecnica» dell’evocazione, come mezzo proprio del lavoro interiore [A tal proposito è interessante notare che questa invocazione, in greco, è designata col termine mnemé, «memoria» o «ricordo», che è l’esatto equivalente dell’arabo dhikr], mezzo ben distinto dai riti cristiani exoterici, quantunque questo lavoro possa trovare in essi un punto d’appoggio, come abbiamo già spiegato. Dal momento che insieme alle formule prescritte viene trasmessa validamente l’influenza alla quale esse servono da veicolo, ciò implica naturalmente l’esistenza di una catena iniziatica ininterrotta, poiché evidentemente è possibile trasmettere solo quello che si è a sua volta ricevuto [Vi è da notare che fra gli interpreti moderni dell’esicasmo, ve ne sono molti che si sforzano di «minimizzare» l’importanza della sua componente propriamente «tecnica», sia perché questo corrisponde effettivamente alle loro tendenze, sia perché pensano che così facendo possono evitare certe critiche basate su una completa incomprensione delle cose iniziatiche; in ogni caso è questo un esempio di quell’impoverimento di cui parliamo così spesso]. Queste cose comunque possiamo solo limitarci a segnalarle sommariamente, ma il fatto che l’esicasmo, ai nostri giorni, sia ancora vivente ci fa pensare che sarebbe possibile trovare in questa direzione certi chiarimenti circa i caratteri ed i metodi di altre iniziazioni cristiane che sfortunatamente appartengono al passato. Per concludere, infine, possiamo dire che malgrado le origini iniziatiche del Cristianesimo, esso nelle sue attuali condizioni è sicuramente nient’altro che una religione, vale a dire una tradizione di ordine esclusivamente exoterico, ed in esso non esistono altre possibilità che quelle di tutti gli exoterismi. D’altronde, il Cristianesimo attuale non pretende di essere nient’altro giacche si pone un solo scopo: ottenere la salvezza.

Naturalmente un’iniziazione può sovrapporsi e ciò potrebbe essere anche cosa normale perché la tradizione sia veramente completa, venendo a possedere così, effettivamente sia l’aspetto exoterico sia quello esoterico; ma questa iniziazione, quantomeno nella sua forma occidentale, in effetti attualmente non esiste più. D’altronde, sia chiaro che l’osservanza dei riti exoterici è pienamente sufficiente per ottenere la salvezza, e questo è già tanto, certamente, ed è anche tutto quello a cui può legittimamente aspirare, oggi più che mai, l’immensa maggioranza degli esseri umani; ma cosa dovranno fare, in simili condizioni, quelli per i quali, secondo un’espressione di alcuni mutacawwufin, «il Paradiso è ancora solo una prigione».

L’ESOTERISMO CRISTIANO – (Cristianesimo ed Inizizzione)ultima modifica: 2011-04-30T15:15:20+02:00da giovannisantoro
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