Massoneria e Chiesa cattolica.

Riflessioni sull’Esoterismo

di Daniele Mansuino

Pietro, voltatosi, vide che gli veniva dietro

il discepolo prediletto da Gesù (San Giovanni),

quello che nella cena si era chinato sul

petto di Lui e gli aveva domandato

“Signore, chi è il tuo traditore?”.

Vedutolo, Pietro domandò a Gesù

“Signore, e di lui che sarà?”. Gesù gli rispose:

“Se voglio che egli resti finché io ritorni, che ti importa?…”

(Giovanni 21 : 20-22)

Nelle sue memorie pubblicate lo scorso anno, Monsignor Luigi Bettazzi fa riferimento alla scomunica automatica per i Massoni, osservando come non siano minimamente sanzionate dalla Chiesa né l’anticristiana appartenenza a mafia e camorra né a clan in cui si sopprimono i nemici.
Si tratta di un controsenso con profonde radici storiche, e per comprenderle meglio proveremo a ripercorrere la storia dei rapporti tra Chiesa e Massoneria.
Occorre fare una premessa: al giorno d’oggi, negli ambienti esoterici, la concezione standard dei rapporti intercorrenti tra exoterismo e esoterismo è quella tracciata da Réné Guénon, che – a differenza di altre opinioni guenoniane – è condivisa più o meno da tutti. Volendo tratteggiarla in breve, per exoterismo si intendono tutte le forme di conoscenza divulgate apertamente; l’esoterismo è invece un complesso di insegnamenti più profondi, non alla portata di tutti, che per varie ragioni vengono tramandati in segreto.
Le religioni, ovviamente, fanno parte del mondo dell’exoterismo, e ad ogni religione “del libro” (Cristianesimo, Islam, Ebraismo) corrisponderebbe una forma esoterica “tradizionale”, alla quale possono rivolgersi quei fedeli che aspirano a conoscenze più profonde; ne deriva la concezione della superiorità dell’autorità esoterica nei confronti di quella religiosa, che è poi la ragione principale per cui il punto di vista guenoniano non ha la minima possibilità di essere accettato dalla Chiesa cattolica (e neppure – checché ne dicano i guenoniani – da nessun’altra religione).
Gli esoteristi guenoniani individuano le cause del mancato riconoscimento del loro punto di vista con la presunta decadenza spirituale del mondo moderno, per cui il legame tra exoterismo e esoterismo in ambito cristiano si sarebbe spezzato da così tanto tempo da perderne la memoria; la Chiesa invece – per quanto non si sia mai pronunciata esplicitamente a riguardo – non solo non riconosce come valida nessuna forma esoterica, ma non accetta la distinzione stessa tra exoterismo ed esoterismo, negando recisamente che una contrapposizione del genere sia mai esistita.
Bisogna anche precisare che la prospettiva di Guénon non rappresenta la posizione ufficiale della Massoneria, la quale non ha mai manifestato un atteggiamento univoco  riguardo a come debbano essere considerate le altre forme di esoterismo (vedi in proposito anche la mia intervista a Spartaco Mennini); ma, poiché il punto di vista guenoniano offre il vantaggio di poterle sistematizzare in un quadro coerente, nell’ultimo dopoguerra ha avuto molto successo anche tra i Massoni, rimpiazzando di fatto tutte le precedenti concezioni che consideravano la Massoneria alla stregua di un fenomeno isolato.
Del resto, anche se – per assurdo – tale punto di vista venisse apertamente sconfessato dall’istituzione massonica, non sarebbe comunque possibile scostarsene di molto: nel mondo globalizzato, il confronto teorico tra le diverse correnti esoteriche è ormai la regola, e perché un tale lavoro possa essere portato avanti con successo sarebbe impossibile applicare criteri molto diversi da quelli che Guénon ha enunciato; quindi la regola della superiorità dell’esoterismo nei confronti dell’exoterismo religioso è ormai universalmente  accettata anche dagli esoteristi non guenoniani.
L’attuale concezione che i Massoni hanno della Massoneria è quindi molto diversa da quelle che hanno imperato nella maggior parte del secolo scorso e nell’Ottocento. E’ invece abbastanza simile a quella che era in vigore nella Massoneria settecentesca; perché a quei tempi – almeno fino alla Rivoluzione Francese – la sua componente rituale/esoterica e quella sociale si presentavano al mondo esterno come un’unità inscindibile, e grandi personalità come Martinez de Pasqually e Cagliostro conducevano il dibattito su come avrebbe dovuto delinearsi un “esoterismo cristiano”, presentando apertamente i sistemi esoterici da loro creati alla stregua di perfezionamenti della spiritualità religiosa. Papa Clemente XIISi era insomma piuttosto vicini ai temi che Guénon avrebbe riproposto – sebbene in un’altra salsa – ai giorni nostri; forse con la differenza che anche i Massoni di indole meno spirituale e più pragmatica erano allora interessati a tali discorsi, perché attraverso di essi intravvedevano il grande sogno – politicamente utilizzabile – di forgiare una spiritualità alternativa a quella proposta dalla Chiesa.
Di tutto ciò era senza dubbio consapevole Papa Clemente XII quando il 28 aprile 1738, con la lettera apostolica In eminenti, scomunicò la Massoneria (a solo poco più di vent’anni dalla sua nascita: la Chiesa si era mossa alla svelta!).
L’occasione materiale che spinse il Pontefice a scrivere la lettera era stata un assai poco chiaro scandalo sessuale avente come protagonista il giovane Massone fiorentino Tommaso Crudeli, scrittore e poeta; studi successivi avrebbero poi dimostrato che le accuse a lui rivolte erano false, e i testimoni d’accusa erano stati prezzolati.
Riguardo alle ragioni della scomunica, il Pontefice si esprimeva così :

Tommaso CrudeliUomini di ogni religione e setta, affettando una parvenza di onestà naturale, si legano reciprocamente a un patto tanto stretto quanto impenetrabile, secondo leggi e statuti da essi stabiliti, e si obbligano con giuramento, prestato sulla Bibbia e sanzionato da gravi pene, a occultare con un silenzio inviolabile tutto ciò che fanno nell’oscurità del segreto. (…) Le associazioni e conventicole suddette han dato origine a tali fondati sospetti nello spirito dei fedeli, che iscriversi ad esse costituisce, per le persone onorate e prudenti, come contaminarsi col marchio della perversione e della malizia. E tale sospetto ha preso tanta consistenza che in molti Stati tale associazioni sono state già da tempo proscritte e bandite come contrarie alla sicurezza dei Regni. (…) Riflettendo sopra i mali gravissimi che tali associazioni e conventicole di solito causano non solo alla tranquillità degli Stati, ma anche alla spirituale salvezza delle anime, e che perciò in nessun modo possono conciliarsi con le leggi civili e canoniche (…) E  PER  ALTRI  GIUSTI  E RAGIONEVOLI  MOTIVI  A  NOI  NOTI (…) abbiamo stabilito e decretato di condannare e proibire dette società di frammassoni.

Perciò a tutti e singoli i fedeli cristiani (…) comandiamo :

  • Che nessuno, per nessun pretesto o titolo colorato, osi o presuma di iscriversi alle dette società dei Liberi Muratori o Francs-Maçons o altrimenti denominate;

  • Che nessuno osi o presuma propagarle, aiutarle, accoglierle nella propria casa o altrove, occultarle, esservi iscritto o aggregato, parteciparvi, dare il permesso o facilitare la loro convocazione in qualche luogo, prestar loro qualunque appoggio, oppure consigliarle, aiutarle o favorirle in qualunque modo, in occulto o apertamente, direttamente o indirettamente, di persona o per mezzo di altri; esortare, indurre, spingere o persuadere altri a iscriversi, ad aggregarsi, a partecipare o comunque ad aiutare;

  • Che anzi si astengano del tutto da siffatte società, raggruppamenti, ecc., SOTTO  PENA  DI  SCOMUNICA  DA  INCORRERSI  IPSO  FACTO  E  SENZA  ALCUNA  DICHIARAZIONE, dalla quale nessuno potrà essere assolto se non da Noi o dal Pontefice romano allora esistente, eccetto che in articulo mortis.

Rispetto ai successivi documenti ecclesiastici di condanna della Massoneria, la lettera di Clemente XII si distingue per un dettaglio : fa esplicito riferimento ai danni arrecati dalla Massoneria alla spirituale salvezza delle anime, specificando cioè che la sua attività sovversiva non è la sola ragione della scomunica – un concetto ulteriormente ribadito con la famosa frase per altri giusti e ragionevoli motivi a noi noti.
Malgrado l’esplicito indizio che i giusti e ragionevoli motivi siano da collegare ad argomenti spirituali, gli storici della Massoneria si sono sempre dati un gran da fare per rintracciarli nei fatti storici dell’epoca : c’è chi ha affermato ad esempio che il Papa volesse alludere al sostegno prestato dalla Massoneria inglese alla Casa protestante degli Hannover, ma poiché la Massoneria scozzese sosteneva (e in modo assai più rumoroso) i cattolici Stuart, questa teoria non appare convincente.
E’ invece assai più probabile che il Pontefice avesse ben presente il pericolo rappresentato per l’autorità del suo magistero dalle pretese di superiorità spirituale degli esoteristi: di quali altre ragioni avrebbe avuto bisogno per decidere di scomunicare un’Istituzione che stava diffondendosi per l’Europa alla velocità della luce senza nessuna possibilità di controllo da parte della Chiesa?
Questa ragione, che nelle cronache dell’epoca non si troverà mai ma che i teologi di allora non potevano certo ignorare, era senza dubbio dal punto di vista del Papa la più giusta e onorevole del mondo, ed era anche il frutto di una corretta valutazione del rapporto tra exoterismo ed esoterismo che tanto la Chiesa quanto la Massoneria erano destinate a perdere per strada assai presto.
Venne infatti l’Ottocento, e – quando i venti della “rivoluzione borghese” infiammarono l’Europa – ai Massoni dei Paesi latini venne a mancare il tempo per continuare a coltivare gli aspetti più propriamente esoterici della loro arte: con centinaia di patrioti giustiziati dal Papa e dai governi che il Vaticano appoggiava, per attirare i giovani su posizioni antireligiose non c’era più nessun bisogno di far leva su discorsi intellettuali.
Veniva a delinearsi così una nuova forma di Massoneria, anticlericale e mangiapreti, che nella seconda metà del secolo avrebbe recitato un ruolo primario nelle vicende politiche del primo cinquantennio dell’Italia unita, mentre la consapevolezza della sua natura di organizzazione iniziatica – includente la definizione del corretto rapporto tra exoterismo ed esoterismo – rimase per lungo tempo confinata al ristretto ambiente degli esoteristi più irriducibili.
Per dire le cose come stanno, la stragrande maggioranza dei Massoni ne perse completamente la memoria; e così pure di riflesso anche la Chiesa, che per tenersi informata circa le attività dei suoi nemici non aveva altro mezzo che orecchiare quanto essi dicevano, pensavano e scrivevano nel presente. Prese forma in questo modo il mito della Massoneria associazione liberale, che pur descrivendo correttamente una parte della verità, indubbiamente non la diceva tutta – certamente molto di meno di quanto ne aveva saputo Clemente XII.
A quella Massoneria, intesa soltanto nella veste di associazione rivoluzionaria, sono quindi rivolte tutte le condanne formulate da Pontefici nel corso dell’Ottocento: Pio VII (Ecclesiam a Jesu Christo, 1821), Leone XII (Quo graviora, 1825), Pio IX (Qui pluribus, 1846; Quibus quantisque, Nostis et nobiscum, 1849; Quanta cura, 1864; Multiplices inter, 1865; Apostolicae sedis, 1869; Quamquam, 1873;  Exortae, 1876) e Leone XIII (Humanum genus, 1884).
Il 27 maggio 1917, la scomunica trovò la sua formulazione definitiva nel canone 2335 del Codice di Diritto Canonico: (…) coloro i quali danno il proprio nome alla setta massonica o ad altre associazioni dello stesso genere, che macchinano contro la Chiesa o contro i legittimi poteri civili, incorrono ipso facto nella scomunica simpliciter reservata alla Sede Apostolica.
In questo canone, come si vede, la Massoneria viene ormai equiparata in toto alle associazioni… che macchinano contro la Chiesa o contro i legittimi poteri civili; due secoli di lotte politiche erano bastati a cancellare completamente dalla memoria collettiva la mina inesplosa della sua dimensione esoterica. Ma anche se ormai quasi nessuno se ne ricordava, la mina c’era ancora.
Otto anni dopo, nel 1925, la travagliata parabola della Massoneria italiana postunitaria trovava la sua amara conclusione nell’autoscioglimento del Grande Oriente; ho narrato questi avvenimenti nell’articolo Massoneria e fascismo.
Il GOI sarebbe stato rifondato nell’ultimo dopoguerra, ma con una differenza: alle sue componenti originarie – quella maggioritaria liberale/risorgimentale e la sparuta minoranza degli “esoterici” – se ne era aggiunta una terza il cui apporto fu per lunghi anni inavvertibile ma crebbe costantemente, ovvero l’influenza delle Massonerie anglosassoni, col loro approccio teista.

Deista e teista sono due aggettivi scomparsi dal mondo, ma che in Massoneria danno luogo ancora oggi a dibattiti accesi. Il deismo illuminista, che ha plasmato le Massonerie latine, ritiene che l’uso corretto della ragione consenta all’uomo di elaborare una religione naturale o razionale, capace di prescindere completamente da ogni rivelazione positiva; per teismo si intende invece la posizione filosofica che prevede l’esistenza di uno o più dei e di realtà trascendenti l’uomo.
Per i Massoni dei Paesi anglosassoni, la posizione dei Fratelli latini è troppo vicina all’a-teismo; questi ultimi invece considerano il Grande Architetto degli Inglesi un po’ troppo somigliante all’ingombrante Dio della Chiesa.
Per capire come si sia giunti a questa contrapposizione occorre partire da lontano. Ho accennato in altri articoli a come certe forme esoteriche medievali avessero adottato modi espressivi parareligiosi per proteggersi dalle persecuzioni ; poi venne la Riforma e, almeno nei Paesi del nord Europa, la situazione da questo punto di vista cambiò. Infatti i riti dei Liberi Muratori costituivano un caso esemplare – anzi un vero e proprio modello di riferimento – per chi sosteneva il diritto del cristiano a interpretare le Sacre Scritture secondo coscienza.
Di conseguenza, l’interpretazione del simbolismo muratorio in chiave cristiana si trasformò in quei Paesi in uno strumento di potere, che tuttora consente alla Massoneria di interagire apertamente con l’autorità civile e religiosa; il caso senza dubbio più emblematico, che meriterebbe uno studio particolare, è quello rappresentato dal Rito Svedese.
Una conseguenza inevitabile dell’intercorso tra Massoneria e potere politico fu il progressivo svilupparsi di una visione fissa e abbastanza ristretta dei rapporti tra livello esoterico e livello sociale, regolata da un approccio che per la verità di esoterico non ha molto, ma è preso a prestito pari pari dall’etica protestante (autori “latini” come Guénon ne sono rimasti tanto negativamente colpiti da supporre che lo stesso valore iniziatico dei rituali possa risultarne falsato, ma questa è fortunatamente un’esagerazione).
Da questo nacque la tendenza della Massoneria britannica, conservatasi fino ai nostri giorni, di subordinare qualsiasi forma di ritualità massonica al dogma della credenza in un Ente Supremo, nonché allo sviluppo di forme rituali incentrate sulla Bibbia che attribuiscono al Cristianesimo un ruolo privilegiato tra le religioni; anche le potentissime famiglie massoniche degli Stati Uniti – tanto influenti nell’Italia del dopoguerra – si trovano da sempre allineate su queste posizioni.
Dopo l’ultima guerra, negli ambienti moderati italiani era diffusa la convinzione che tutte le forze considerabili in qualche modo antimaterialiste avrebbero fatto bene a superare le reciproche divergenze e unire le forze contro il “pericolo rosso” ; così la pensavano molti Massoni e anche uomini di Chiesa. Se la scomunica dei Massoni era stata causata dalle loro idee liberali, ebbene: coi liberali la Chiesa aveva fatto pace ormai da tempo. Che senso aveva  una scomunica per un motivo del genere contro un’associazione di orientamento teista?
Giovanni XXIII
Paolo VIL’evento destinato a galvanizzare i fautori della conciliazione fu il Concilio Vaticano II. Lo avevano promosso e diretto due grandi Pontefici entrambi i quali, per ragioni diverse, erano simpatici ai Massoni: Giovanni XXIII per l’umiltà e la sincera volontà di dialogo, Paolo VI per la vivacità di intelletto e l’apertura mentale.
In piccolo, si verificò lo stesso effetto che aveva segnato l’avvento al soglio di Pio IX, che venne salutato dalle manifestazioni di giubilo dei rivoluzionari (prima che questi si accorgessero di aver ben poche ragioni per stare allegri). Di Giovanni XXIII si disse addirittura che quando era Nunzio Apostolico in Turchia si fosse fatto iniziare al Martinismo; quanto a Paolo VI, da Arcivescovo di Milano era stato ospite a un banchetto di Massoni, e si era trattenuto a brindare in loro compagnia…
Dai vertici del GOI cominciarono a partire a raffica frequenti citazioni dai capisaldi della Massoneria teista, come il famoso e arciabusato passaggio delle Costituzioni di Anderson: ogni Massone (…) se comprende bene l’arte, non sarà mai uno stupido ateo né un irreligioso libertino…
E trovarono anche di meglio. Per esempio, fu ristampata una lettera inviata nel 1950 dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra alla Gran Loggia d’Uruguay, in cui si poteva leggere:

La Massoneria è una società intima di uomini scelti, la cui dottrina si basa sull’amore di Dio, sotto l’appellativo di Grande Architetto dell’Universo, e sull’amore verso tutti gli uomini. Sua norma sono la religione naturale e la morale universale. Riconosce per causa la verità, la luce, la libertà; per principio l’uguaglianza, la fraternità, la carità; per armi la virtù, la socievolezza, il progresso; per oggetto il perfezionamento e la felicità del genere umano, che cerca di riunire sotto una sola bandiera…

Questi segnali non potevano lasciare la Chiesa del tutto insensibile, anche perché tra le numerose e rivoluzionarie parole d’ordine lanciate dal Concilio un posto di prima fila spettava al dialogo con i Protestanti; così, in virtù delle loro radici anglosassoni (per quanto solo assai di recente recuperate), anche i Massoni del GOI vennero frettolosamente inclusi ad honorem nella distinta dei  fratelli separati con cui dialogare.
Valenti prelati con la passione della Massoneria fecero di più, giungendo al punto di partecipare a vari incontri pubblici con eminenti Massoni: tra i più attivi, è d’obbligo ricordare il Padre paolino Rosario Esposito e i Gesuiti José A. Ferrer Benimeli e Giovanni Caprile.
Per una breve stagione, questi eventi al limite del prodigioso valsero a rafforzare nei Massoni di indirizzo esoterico la convinzione che la fine del mondo fosse vicina, e in tutti gli altri l’ingenua speranza che il ritiro della scomunica fosse ormai imminente. Ma ahimè, il solo risultato partorito da quest’orgia di fratellanza fu una lettera della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede ai presidenti di alcune Conferenze Episcopali (settembre 1974), in cui per la prima volta la Santa Sede ammetteva l’esistenza di tipi di Massoneria non contrari alla Chiesa:

Eminenza Reverendissima,

molti vescovi hanno interpellato questa Sacra Congregazione circa la portata e l’interpretazione del can.2335 del Codice di diritto canonico (…). …la diversità di situazione (della Massoneria) in ogni nazione non consente alla Santa Sede di cambiare la legislazione finora vigente, la quale perciò rimane in vigore (…). Nel prendere però in considerazione i casi particolari, bisogna tenere presente che la legge penale vada interpretata in senso restrittivo. Per tale motivo si può sicuramente insegnare e applicare l’opinione di quegli autori i quali ritengono che il suddetto can.2335 tocchi soltanto quei cattolici iscritti ad associazioni che veramente cospirano contro la Chiesa.

Come commentò un po’ deluso Padre Caprile, è probabile che qualche interpretazione superficiale farà parlare di “abolizione della scomunica”. Tale dicitura, se comparirà in qualche scritto, sarà per molti versi inesatta. Anzitutto poiché l’oggetto principale del documento è solo quello di fornire un criterio di interpretazione del canone relativo; in secondo luogo, perché è detto esplicitamente che con esso (…) la Santa Sede non intende abrogare la legge generale, che perciò rimane in vigore; in terzo luogo perché una cosa è abolire una scomunica, altra è dichiarare i casi in cui non si incorre nella scomunica non abolita.

Ricordo bene il giorno in cui la lettera fu pubblicata dai giornali. Io ero a quei tempi un hippie meno che ventenne che leggeva Guénon, e le riflessioni destate in me da quella lettura furono notevoli.

Toh, guarda, pensai : la Chiesa riconosce la legittimità di una forma esoterica. Quindi i Massoni, d’ora in poi, staranno più in alto del Papa. Chissà se vale per tutti e tre i gradi o soltanto per i Maestri ? Se un giorno sarò Apprendista, potrò considerarmi al di sopra del Papa o no? Se vado a trovarlo a San Pietro, farà salire anche me sul balcone?

Anche a prescindere da possibili effetti della cannabis, queste domande mi sembravano più che legittime; e d’altra parte, mi rendevo perfettamente conto della loro assurdità. Conclusi quindi che mi sfuggiva qualche dettaglio fondamentale della faccenda, ma non capivo quale, né a quei tempi avrei potuto immaginarlo: ovvero che, tra quintali di seminari su Bergson, Bonhoeffer e Teilhard de Chardin, a nessuna delle due parti era venuto in mente di prendere in esame il problema della superiorità dell’esoterismo sull’exoterismo – e questo semplicemente perché non ne avevano la minima idea (peccato che non ci fosse nessun hippie a informarli).
Ma i nodi vengono al pettine. Da parte massonica, la resurrezione della Massoneria di indirizzo esoterico (o per essere più precisi, di quella sua particolare tendenza che ho definito in un altro articolo “Progetto 2”)  rappresentò negli anni ottanta qualcosa di talmente nuovo e imprevisto che nessuno riuscì a vederlo finché non lo ebbe a un palmo dal naso; ma alla fine anche i più accaniti ex-atei filobritannici dovettero prendere atto che non era una cosa da prendere alla leggera, per non essere consegnati alla storia della Massoneria come gli scriteriati che avevano fatto pace con la Chiesa senza pretendere che questa riconoscesse la superiorità del Gran Maestro sul Papa.
O meglio, forse questo problema in un modo o nell’altro si sarebbe potuto superare, chissà; ma dalla parte della Chiesa, il pontificato di Giovanni Paolo II aveva segnato una svolta ancora più decisa. Non saprei precisare se il cambio di rotta nei confronti della Massoneria possa essere classificato alla stregua delle normali docce fredde che quel sant’uomo somministrò indiscriminatamente a qualsivoglia iniziativa postconciliare profumante di sinistra, o se qualcuno dei suoi (se non lui in persona) sia andato a ripescare negli Archivi Vaticani la famigerata scomunica di Clemente e abbia fatto qualche piccola ricerca; fatto è che il 26 novembre 1983, la Sacra Congregazione sulla Dottrina della Fede pubblicò una Dichiarazione sulla Massoneria ad opera del suo Prefetto, l’allora pressoché sconosciuto Cardinale Joseph Ratzinger.

È stato chiesto se sia mutato il giudizio del Chiesa nei confronti della massoneria per il fatto che nel nuovo Codice di Diritto Canonico essa non viene espressamente menzionata come nel Codice anteriore.
Questa Congregazione è in grado di rispondere che tale circostanza è dovuta a un criterio redazionale seguito anche per altre associazioni ugualmente non menzionate in quanto comprese in categorie più ampie.
Rimane pertanto immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione a esse rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione.
Non compete alle autorità ecclesiastiche locali di pronunciarsi sulla natura delle associazioni massoniche con un giudizio che implichi deroga a quanto sopra stabilito, e ciò in linea con la Dichiarazione di questa S. Congregazione del 17 febbraio 1981 (Cf. AAS 73, 1981, p. 240-241).
Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, nel corso dell’Udienza concessa al sottoscritto Cardinale Prefetto, ha approvato la presente Dichiarazione, decisa nella riunione ordinaria di questa S. Congregazione, e ne ha ordinato la pubblicazione.

Da allora in poi, la possibilità che il Risp.mo Gran Maestro si trasferisca da Villa Medici del Vascello ai Palazzi Vaticani e (giusto per non buttare un anziano signore in mezzo alla strada) decida benevolmente di assumere Sua Santità Benedetto XVI come giardiniere, è un po’ più lontana: siamo ancora scomunicati.

Ma io ci sto bene, da scomunicato. E voi ?

Daniele Mansuino

 


Massoneria e Chiesa cattolica.ultima modifica: 2011-04-01T23:27:00+02:00da giovannisantoro
Reposta per primo quest’articolo