Fra Squadra e Compasso GOI e GLDI:

Parlano i Gran Maestri delle principali Obbedienze Italiane
– Gustavo Raffi Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia

Di Gianmichele Galassi e Andrea Aromatico da Secreta Magazine n.1 Giugno 2009

Cosa significa essere massoni e perché decise a suo tempo di aderirvi? Quali i valori fondanti il massone?

Gustavo Raffi Gran Maestro del Grande Oriente d'ItaliaGustavo Raffi: Essere massoni significa mettersi in discussione, cercare di aprire i propri orizzonti lavorando per il perfezionamento interiore, ma anche contribuendo, ciascuno secondo le sue capacità, al miglioramento degli altri.Grande Oriente d'Italia Ho deciso proprio durante il ’68 di entrare, abbastanza giovane, in Massoneria, perché vi ho trovato un contesto capace di stimolare il mio pensiero e di soddisfare, al di fuori dell’agone politico, le numerose istanze di sociabilità e di dialogo spirituale, che mi muovevano e che ancora oggi agitano il mio cuore. Non ne sono affatto pentito.
I valori sono quelli della rettitudine e della coerenza nelle scelte e nei comportamenti; il rispetto e la lealtà verso gli altri, ma soprattutto è necessario che i massoni mantengano uno spirito libero di fronte agli stimoli emergenti da una realtà che muta di continuo, attento alle trasformazioni ed agli scenari nuovi.
Nel rispetto della propria cultura e delle tradizioni, l’uomo ed il massone in particolare, non può essere un soggetto statico, bensì critico, quindi volto alla riflessione e, quando possibile, all’azione, che deve sempre essere costruttiva e propositiva.

Perché a proposito della Massoneria è stato detto di tutto di più, meno quello che era giusto dire: c’è da domandarselo…

Per fortuna si inizia a dire anche quel che è giusto. In passato e spesso anche oggi vi sono voci della nostra società che negano l’esistenza di spazi laici e che preferiscono vedere nella Massoneria uno spauracchio a cui additare ogni colpa di quel che accade.
La storia del nostro paese è stata segnata dalla presenza di troppe chiese di natura religiosa o ideologica e quindi il nostro modo di lavorare ha sempre creato qualche irritazione a chi propugnava un pensiero unico. D’altro canto, soprattutto in passato, la nostra istituzione non ha saputo comunicare con la società civile e le sue istituzioni; si è chiusa in una sorta di aristocratica riservatezza, che ad un certo punto pareva sospetta.
La triste vicenda della P2, che noi abbiamo sempre condannato come istanza negatrice di valori esoterici, ne è stata la dimostrazione più esiziale e, per certi versi, volgare. Dei grandi meriti del nostro passato e delle ragioni profonde della nostra identità non si diceva nulla all’esterno. Tale mentalità è stata superata anche se con certe difficoltà. Oggi, vista la trasparenza che abbiamo costruito diviene sempre più difficile parlare a sproposito di noi, ma si tratta di una conquista provvisoria, che necessita di un continuo lavoro.

tempio massonicoUn tempo, la tradizione iniziatica si avvaleva dei simboli lasciati nella pietra e nella musica: quale ritiene essere il mezzo più adeguato oggi per tramandare nuovi insegnamenti e “conoscenza” ai massoni posteri?

I simboli del passato sono intoccabili, proprio perché simboli e gli strumenti più antichi difficilmente, per la loro pregnanza, possono essere sostituiti. Spesso ci si coprirebbe solo di ridicolo. Certamente, la nuova realtà mediatica richiede un adeguamento nella capacità di dialogare di informare e di essere presenti. Convegni, seminari, concerti, tavole rotonde, sono alcuni dei nostri mezzi di incontro con gli altri. Di converso, il nostro rituale, la sua capacità di suscitare profondi momenti di intuizione verso altre dimensioni dello spirito, restano gli strumenti di un ordine esoterico. Su questi bisogna lavorare con estrema profondità ed attenzione.

Quale la tradizione esoterica di cui sente maggiormente l’eredità?

La mia formazione spirituale è legata alla tradizione bruniana, tutta volta ad una ricerca interiore che non si piega dinanzi ai diktat dell’intolleranza e del fondamentalismo. Mi è carissima la figura di Garibaldi, nostro Gran maestro, che, al di là dei suoi limiti, è stato uno dei padri della patria avendo saputo coniugare il pensiero con l’azione, e così operando a rischio della propria persona. Tutti conoscono, inoltre, per la mia storia personale, la devozione per Mazzini, per la profondità delle sue riflessioni e per la testimonianza coraggiosa ed indefessa di uomo libero e coerente, capace di essere interprete della realtà e antesignano del futuro.

Qual è lo scopo del massone e della Massoneria a tre secoli dalla nascita ufficiale? E nel futuro?

La Massoneria ha una serie di scopi per così dire permanenti: contribuire attraverso i suoi riti e simboli a dare gli strumenti affinché ogni iniziato possa interrogarsi dinanzi alle grandi questioni ontologiche del vivere, favorendo un percorso interminabile di risveglio (auto)critico e di permanente dubbio interiore. Le risposte non vengono dalla Massoneria; se fosse così saremmo una chiesa, ma questo non è il nostro compito, diciamo che alcune risposte, a volte molte, possono venire, per chi conosce l’arte, attraverso l’esperienza massonica, se si accetta veramente di intraprendere un cammino di ricerca interiore. Esistono poi compiti storici, che si evolvono nel tempo o che comunque devono riposizionarsi a seconda delle epoche; siamo in una fase storica di grande angoscia, di spaesamento, dove i fenomeni della globalizzazione e della multiculturalità provocano contraddizioni e controversie molto difficili. La Massoneria, come palestra di uomini liberi, rivendica il suo ruolo di motore critico, di spazio dialogante e non conformista, capace di unire piuttosto che di dividere, da questo punto di vista, l’esistenza di uno spazio laico e critico, diviene fondamentale nelle costruzione del cittadino, come soggetto realmente attore del mondo che cambia, disposto ad ascoltare ed a comprendere le istanze e le differenza proposte dagli altri. La Libera Muratoria dovrebbe così proporsi, e di fatto così cerchiamo di fare, come una realtà portatrice di valori costruttivi, mossa da una tolleranza attiva, volta a costruire una società più giusta, insomma, un luogo di paideia interiore ed esteriore, per il cittadino e l’uomo di buona volontà.

Cosa direbbe a un giovane che volesse entrare in Massoneria?

Direi che nella nostra istituzione un giovane può trovare un percorso originale di crescita interiore, di confronto, di elaborazione spirituale ed intellettuale, che lo lascerà sempre libero di aggiornare modificare o consolidare le sue idee. Se ha una forte identità religiosa, nessuno gliela negherà, anzi potrà meglio raffinarla secondo gli indirizzi più consoni al suo animo. Noi non siamo né una chiesa né un partito e quindi non abbiamo, al di là di una serie di princìpi fondanti, degli ordini di scuderia o una linea da seguire. Lavoriamo nel rispetto della multiculturalità, della multireligiosità e della libertà di coscienza. Non mi sembra poco, soprattutto alla luce di quanto si vede nel nostro contesto sociale.

Sono stati fatti alcuni passi in avanti, tuttavia qual è il motivo per cui la Massoneria – con le proprie straordinarie potenzialità – non è riuscita ancora a ricavarsi uno spazio nella cultura ufficiale e soprattutto nella scuola, a parte alcuni rari corsi universitari? E cosa intende fare per porvi rimedio?

In dieci anni di Gran maestranza abbiamo iniziato un cammino che ha portato a molti risultati. Oggi il Goi è partner di molte iniziative accademiche, le nostre pubblicazioni sono oggetto di interesse da parte del mondo accademico e spesso abbiamo diversi studiosi che vi contribuiscono attivamente.
La nostra Biblioteca ed il nostro archivio sono divenuti un luogo di studio e di ricerca per studenti e professori. E’ sempre più difficile che la nostra partecipazione attiva crei delle difficoltà alle istituzione accademiche; anzi siamo divenuti una delle voci importanti. Moltissimo poi è stato fatto da una nuova generazione di massoni impegnati nel mondo della ricerca, che, a differenza del passato, declinano con grande rigore e trasparenza l’appartenenza alla nostra istituzione. Questo esempio, visibile a colleghi e studenti, è divenuto un motore propulsivo, che ha sfatato tanti, troppi luoghi comuni. Bisogna infatti riflettere su un dato oggettivo; se i massoni non mettono la loro faccia nelle iniziative, ma si nascondono, è difficile poi far credere che la nostra comunione sia così bella. Se uno si vergogna di dichiararsi, a meno che non abbia seri problemi di ordine professionale, è chiaro che non si presta ad una bella figura, soprattutto se poi tutti vociferano dietro le sue spalle della sua appartenenza all’ordine. Troppo spesso in passato i massoni si sono distinti in un gioco al ribasso, oppure a rivivere l’atmosfera del piccolo carbonaro, ciò è stato di grandissimo nocumento a loro ed a tutta la Massoneria. Questa cultura interna è cambiata e giocoforza è cambiata anche la risposta esterna.

Verso quale direzione guiderà la sua Obbedienza, nei prossimi 5 anni?

Oltre a continuare e consolidare l’opera di trasparenza e di dialogo con la società civile e le sue istituzioni, approfondiremo il lavoro interno sulla qualità del percorso iniziatico, sulla cura dei rituali e non è una favoletta, ma una scelta di vita, che implica molto senso di responsabilità e una notevole cura da parte di tutti noi, mia in particolare. Abbiamo iniziato a realizzare una serie di seminari interni di approfondimento e di studio, al fine di erogare più strumenti critici ed ermeneutici ai nostri fratelli. Continueremo su questa strada, magari anche con la creazioni di vere e proprie strutture di ricerca e di approfondimento, che possano trovare corrispondenza a livello europeo. Molta attenzione sarà inoltre rivolta alla dimensione della solidarietà, molto cara a noi massoni, con ulteriori azioni sia dall’alto che dalla base.
Quanto stiamo facendo per via del terremoto dell’Abruzzo ne è una prova tangibile. Ma non possiamo trascurare il fatto che già molte attività prestigiose sul tema della solidarietà siano già in essere e che meritino un sostegno ed una promozione più consona. Dobbiamo inoltre responsabilizzare sempre di più la base nella capacità di promuovere il proprio lavoro rituale e culturale, in modo da rendere la qualità delle tornate di loggia sempre più alta e stimolante. Inoltre, il tema della laicità, intesa non come fondamentalismo laico, ma come libertà di coscienza e di pensiero sarà uno degli argomenti più importanti nel prossimo futuro, visto che il nostro paese ha manifestato su questi problemi un’immaturità incredibile. Non intendiamo ingaggiare nessuna polemica gratuita con nessuno, ma ribadiamo la necessità di difendere la prospettiva di una società aperta e non confessionale, ove ciascuno sia libero di ispirarsi alla propria teologia o filosofia senza però imporla in modo esclusivo agli altri. Vogliamo costruire un dialogo fecondo e aperto, ove favorire il confronto, non l’aggressione reciproca. Non mi sembra poco.

Fra Squadra e Compasso GOI e GLDI:ultima modifica: 2011-01-28T10:44:53+01:00da giovannisantoro
Reposta per primo quest’articolo

Un pensiero su “Fra Squadra e Compasso GOI e GLDI:

  1. Sono un”profano”, come dicono i massoni. Della massoneria, dei suoi scopi e della sua ritualità ho saputo leggendo uno splendido best-seller dal titolo ” Dossier: i nuovi templari”. Dalla lettura e studio di quel saggio ho evinto che la Massoneria è la diretta discendente dell’Ordine templare. Grazie per l’ospitalità.
    Luca Brasi

I commenti sono chiusi.