La storia Millenaria dei Cerchi nel Grano (Parte Prima)

Tratto da:http://www.riflessioni.it/ di:

Michele Proclamato

Ed ora, visto e considerato che del fenomeno Cerchi vi sarete fatti un’ idea direi “ufficiale” credo sia giunto il momento di proporvi la “mia” di teoria la quale, vorrete scusarmi, pur dimostrandosi piuttosto eterogenea credo sia una delle poche a poter inserire il fenomeno in questione in un ambito temporale direi “allargato”. Si perché ridurre il caso in questione agli ultimi decenni esaminati sarebbe un errore madornale, un errore al quale secondo me l’umanità stessa dovrà porre rimedio volente o no, per capire come la sua storia sia collegata a presunti misteri, oggi, mantenuti tali per ragioni tutto sommato obsolete. Quindi fin da ora ammetterò che non so, per ora, ”CHI”  crea  i Cerchi, pur avendo una minima idea del “COME” del loro apparire, ma aggiungerò con “mia” assoluta certezza che il SISTEMA CONOSCITIVO da essi utilizzato è oggi in qualche modo decifrabile, soprattutto la motivazione del loro apparire non andrà ricercata nelle ultime cronache, spesso inaffidabili, di alcuni media ma negli eventi millenari delle civiltà umane, contestualmente alle loro scelte religiose, costruttive e non ultime tecnologiche. Spero, di conseguenza, abbiate una sana dose di pazienza e curiosità poiché il modo con cui dovrò rendervi partecipi del “perché” delle mie conclusioni sarà sicuramente insolito, penso inatteso, visti i mezzi indagativi utilizzati da alcuni miei “colleghi” per decifrare lo stesso fenomeno. Ma non me ne vogliate e non lasciate che il dubbio vi colga poiché vedrete, qualsiasi cosa scriverò apparterrà infine nel fenomeno Crop, in tutto e per tutto. Permettetemi, di conseguenza un ultimo inciso, il seguente: quando la nostra Scienza capirà, e lo sta faticosamente facendo, che cosa è il Tempo allora completamente alzeremo l’ultimo velo che ci separa da un sapere millenario, mai abbandonato dai “costruttori” di Cerchi , mai veramente dimenticato dall’uomo, in grado di dirci e darci il permesso di entrare nel ristretto novero di quelle razze che sanno come DIO CREA, che conoscono il sapere supremo dell’OTTAVA!

Infine, la  “STORIA” dei Cerchi può iniziare.

Un prisma fatto di tanti anni

Il Prisma di BlundellE’ il 1932 quando una spedizione archeologica inglese condotta dal capitano Weld Blundell giunge nell’attuale Iraq per condurre degli scavi con lo scopo dichiarato di riportare alla luce luoghi fino ad allora ritenuti biblicamente “leggendari” e non storici. La sua campagna inizialmente, non esattamente fortunata grazie, come al solito, al caso, riesce a portare alla luce nei pressi dell’antica città di Larsa numerosissimi reperti fra i quali spicca inatteso un “prisma in pietra”.Il reperto inciso in tutti i suoi lati da caratteri “cuneiformi” dimostrerà subito al primo vaglio interpretativo una spiccata capacità criptica soprattutto a causa della dettagliata descrizione di DUE “LISTE SUMERE DEI RE”, le quali sconcerteranno gli esperti di allora a causa delle interminabili frazioni temporali “concesse” ai periodi regnanti, appannaggio di mitici RE mesopotamici. Sempre gli esperti non avendo elementi  altri, ritennero e qualificarono il reperto come la “solita” testimonianza, folcloristica, elaborata da storici locali piuttosto compiacenti verso la regale discendenza. Vero era comunque che uno degli ultimi storici della terra Sumera, il grande Beroso o Berosso, già al tempo della dominazione romana, giunta fin sulle rive dell’Eufrate, decantasse agli storici della città eterna, al seguito delle centurie imperiali, il fatto che la sua nazione avesse avuto diverse Liste di RE , leggendarie per la loro immensa durata .Non solo, egli stesso propose agli increduli “reporter” una “TERZA” lista anche questa contraddistinta da periodi temporali immensi, destinata comunque a cadere nell’ilarità storica generale per millenni. Visti tali presupposti, la scoperta, passata alla storia come  “PRISMA DI BLUNDELL” venne dimentica ad OXFORD dove le “DUE LISTE”, dal legittimo scopritore, vennero contrassegnate come WB 144 e WB 62. Alle “stesse” si aggiunse in seguito la TERZA LISTA del Berosso  ricomponendo così la millenaria  struttura regnante, per quanto discutibile, del mondo Mesopotamico. Appariva in tale reperto certa sola una cosa, esso datato al carbonio, sembrava rivelare un età esecutiva compresa fra i 4500 e i 5000 anni fa. Volendo essere pignoli delle DUE LISTE, una  soprattutto ha continuato a turbare le valenti menti archeologiche che da allora hanno voluto occuparsene: la WB 144. Tale  lista, incisa da uno sconosciuto scriba il cui nome è giunto fino a noi come “Nurninsubur”,  ancora oggi così  riferisce  ai posteri:

Dopo la discesa della regalità dai cieli,
la regalità fu a Eridu,
in Eridu Alulim divenne re,
egli regnò per 28800 anni.
Alalgar regnò per 36000 anni.
“Due” re;
essi regnarono per 64800 anni.
Poi Eridu cadde
E la regalità fu spostata a Bad-Tibira
Divenne re a Bad-Tibira Enmenluanna;
egli regnò per 43200 anni.
Enmengalanna regnò per 28800 anni.
Dumuzi il pastore regnò per 36000 anni.
“Tre” re essi regnarono 108000 anni.
Bad -ti-bira cadde
E la regalità fu spostata a Larak.
A Larak, Ensipadzidanna regnò 28800 anni.
“Un” re ……. Egli regnò per 28800 anni.
Larak cadde
E la regalità fu spostata a Sippar.
A Sippar Enmeduranna divenne re
E governò per 21000 anni
Poi Sippar cadde
E la regalità fu spostata a Shuruppak.
Ubaratutu divenne re, egli governò per 18600 anni.
“Un” re …….. egli governò per 18600 anni.
In “Cinque” città “Otto”re,
essi regnarono per “241200” anni,
Poi il Diluvio “travolse tutto”.

A questo punto vi prego, anzi vi consiglio, di leggere e rileggere tale descrizione perché vi assicuro, ogni parola della WB144 è stata meditata e resa pregna di una “scienza  e un sapere” che indifferente al passare delle epoche vedrete essere all’interno dei Crop.
Per quanto riguarda me dovrò spiegarvi come e cosa mi spinse sulle coste perigliose di un reperto discutibile come quello inglese, per potervi delineare lentamente un filo logico conoscitivo a me per primo celato agli inizi, dal caso, come dal mio intuito.

Una città, un re, un eremita

Scrivo da sfollato aquilano dalla riviera abruzzese, in questo momento, e devo dire che non è affatto piacevole pensare ad alcuni  personaggi storici, oggi inesistenti, quasi come la mia città. Ma  conosco abbastanza bene il potere delle parole come la forza della storia che esse spesso sono in grado di sorreggere, quindi il mio sarà sicuramente uno dei tanti modi di tenere in vita una “luogo” che oggi lotta disperatamente per non: “scomparire”. Utilmente farò quindi riferimento ad un periodo storico in cui il futuro capoluogo abruzzese, appena nato, già era in grado di lasciare un indelebile traccia in una storia destinata, a distanza di secoli, a ritornare fra noi inaspettatamente utile e attuale. Immaginate quindi la fine del 1300, in Europa, e immedesimatevi nei poteri “forti” di allora gettati  nel caos più totale da un ostinato vuoto “papale” dettato dalle gelosie patrizie di quelle poche famiglie romane ormai da anni abituate a stabilire, fra le mura capitoline, il Santo Padre del mondo cristiano. Ora mentre concepite con la fantasia le corti di tutta Europa immobilizzate nelle “loro” successioni regali, da più di due anni , di incertezza  pontificia, un RE francese, Carlo D’Angiò e suo figlio Carlo Martello, affrontando un lungo e periglioso viaggio si recheranno, quasi in pellegrinaggio,  alle falde di uno dei luoghi più selvaggi e solitari d’Abruzzo, la Maiella. Tutto ciò per un unico motivo: convincere un Eremita, ormai famoso presso tutte le corti europee e non solo, Pietro da Morrone, a diventare il futuro PAPA di un Soglio, in quel momento, ostaggio del potere temporale. La storia vorrà quindi un RE e un futuro RE , “supplicare”, un recalcitrante Eremita ormai vecchio e sazio della sua pia opera religiosa, allo scopo di superare il “distruttivo” impasse Pontificio. La storia non dice però, COME e PERCHE’, su un eremo scosceso e selvaggio della Maiella  probabilmente presero inizio gli eventi che portarono a diventare l’Aquila  la vera custode di un sapere oggi destinato a diventare sempre più “scienza”, di quello stesso sapere, oggi  dimenticato, che da decenni ci ha fatto definire i Cerchi nel Grano: un MISTERO. “Vagheggiate” ora  una persona qualsiasi come me, che colta da un sano interesse storico, seguito da un  presupposto insano interesse esoterico, comincia a sfogliare e leggere tutto ciò che riguarda questo futuro Papa cittadino, passato alla storia come Celestino V, il quale, comincia a notare delle strane coincidenze temporali, storicamente verificabili, ed inizia ad esaminarle, accostarle, unirle. Fino a quando un inaspettato filo logico numerico si profila in tutti gli eventi di un Eremita pressoché ancora oggi sconosciuto ai più. “E probabilmente” sorgerà anche  in voi la mia stessa curiosità  quella che mi permise  di rendermi conto di come dal momento in cui Pietro da Morrone decise di accettare la proposta regale tutto nella sua vita avvenne rispettando un “PIANO TEMPORALE” partorito e seguito secondo canoni che allora non mi erano affatto chiari. Intanto tenacemente  ottenne dalla CHIESA stessa, il permesso di diventare Papa, non a San Pietro, ma, unico nel suo genere, nella basilica di Collemaggio a L’AQUILA da “lui” fortemente voluta e costruita.

Basilica di CollemaggioUna  tenacia costruttiva  sottolineata dalla “lungimirante” data di consacrazione della basilica stessa, decisa, ben al di là del termine dei suoi lavori, di fronte ad OTTO vescovi nel Giugno del “1288”. Data , che non mi colse del tutto impreparato poiché  stranamente, veniva scelta, anche  in Francia dove, avevo appreso, era stata nuovamente consacrata e consegnata ai fedeli la cattedrale di AMIENS, dopo che sfortunate vicissitudini, un terribile incendio, avevano indotto i suoi costruttori a rimettere mano in tempi record, per allora, all’iniziale progetto portandolo al temine rispettando l’inaspettata concomitanza temporale italiana. Concomitanza che durante il brevissimo periodo di investitura papale di Pietro da Morrone sembrò ripetersi con una certa ricercata frequenza. Forse non tutti sanno infatti che il vecchio eremita trascorse all’Aquila esattamente “72” giorni papali, ma soprattutto pochi hanno osservato le date da “lui” scelte per la sua investitura. Egli infatti divenne Vicario di Cristo il giorno “288 “del 1294, non solo, durante la sua investitura vennero eletti “8”  vescovi mentre, sempre quella data, venne prescelta per indire l’unica ricorrenza religiosa rispettata dalla città dell’Aquila per secoli fino ad arrivare ai giorni nostri, con il nome di Perdonanza. Se poi si aggiunge che tale ricorrenza religiosa nonché temporale poteva avvalersi a Collemaggio dell’Apertura della Prima Porta Santa del Mondo, voluta espressamente dal piccolo eremita, credo possiate capire come e quanto Celestino abbia ottenuto in un arco di tempo ben preciso. ”Quindi fui costretto a domandarmi perché una tale massa di eccelsi eventi rispettassero tempi e date così precise da sembrare numericamente multipli e frazioni di sé stessi”. Una domanda che non ebbe chiaramente risposta fino a quando la mia vita non venne travolta dalla bellezza di un Rosone, quello centrale della basilica celestiniana, che diede inizio a quella corsa conoscitiva che ancora oggi perdura con grande amore, corsa destinata ad approdare nei campi di grano Inglesi.


Rosone Centrale


Un rosone parlante

Per chi non lo sapesse, accanto alla basilica aquilana un tempo vi era la sede di ciò che fino a pochi anni fa era definito: manicomio. Ebbene, proprio nell’imminenza della sua chiusura, presi a visitare  con una certa frequenza Collemaggio, rapito più dal suddetto rosone che dalle sue meravigliose geometrie interne. Converrete con me come la mia assidua presenza in loco non passasse completamente inosservata, specialmente agli occupanti dell’ospedale psichiatrico, i quali furono tremendamente attratti da un soggetto costantemente  in piedi con la testa in su e lo sguardo fisso, rapito, a loro insaputa, da un gioiello costruttivo medievale capace di creare stati d’animo in me, simili probabilmente a quelli prodotti da un “mandala”. Fu così che nel giro di pochi mesi le mie assidue osservazioni divennero meta di molti “pazienti” del luogo a cui non tardarono ad affiancarsi le indulgenti presenze di infermieri e dottori incuriositi anche loro dalla “mia” strana  forma di “pazzia”. Sostanzialmente appena potevo trascorrevo ore nell’attenta osservazione di ogni particolare di quel Rosone, il quale, ne ero superbamente sicuro, era in grado di nascondere qualcosa di eccelso, unico, quasi divino. Ancora non sapevo infatti come alcuni processi cognitivi  direi “eccezionali” potevano essere attivati da determinate forme geometriche e simboliche, soprattutto non coglievo quale tipo di rapporto poteva esserci fra quel Rosone e le date Celestiniane. Morale: per mesi non oltrepassai, se non raramente, la soglia della basilica poiché “sentivo” che ciò che cercavo era da secoli custodito da quelle Braccia in Pietra. Fino a quando, un mattino d’estate, improvvisamente cominciai a: CONTARE. Si, presi una spuntata matita dalle mie tasche, e dopo aver ripetuto più volte il conteggio, all’inizio stentato, delle braccia di quel testardo rosone,  presi nota di tutto sul raffinato opuscolo divulgativo dell’imminente Perdonanza. Era l’Agosto del 2004  e nulla poteva presagire cosa sarebbe successo da li a poco, nella mia mente, forse più nel mio cuore, sicuramente nella mia vita. Esaminai con molta attenzione i “dati” da me colti e lentamente mi resi conto del progetto, numerico-simbolico, celato ormai da secoli all’interno di quella meravigliosa e sferica  opera medioevale. Parte centrale del RosoneSemplicemente il Rosone risultava suddiviso in 5 parti così ripartite: una “prima” parte centrale, contraddistinta da OTTO PETALI raccolti intorno ad un riferimento sferico,a cui faceva seguito una “seconda” costituita da 12 Braccia. La “terza” parte appariva, chiara, al termine delle Braccia stesse, costituita da dei “buchi” particolari, che allora definii I Mezzibusti al termine delle bracciaMezziBusti per la loro rassomiglianza televisiva. Di seguito, la “quarta” parte era costituita da 24 braccia, mentre la “quinta” sezione nuovamente appariva contrassegnata dai già citati “Mezzibusti”. Numericamente il rosone appariva quindi  costituito da 12 + 24 Braccia a cui corrispondevano 24 + 48 Mezzibusti. Appariva quindi chiaro come  numericamente l’opera Celestiniana poteva essere riassunta in 36 Braccia e 72 Mezzibusti entrambi suddivisi in 13 e 23 della loro rispettiva somma.  Era quindi ravvisabile nella “sua” esecuzione un progetto numerico, ma quale poteva essere il fine?
Parte della risposta non tardò ad arrivare. Incrociai infatti i dati moltiplicandoli ed ottenni  un risultato sinceramente inaspettato. Numericamente le Braccia per i Mezzibusti erano in grado di darmi un riferimento numerico pari a: 2592 unità. Fu un attimo, direi una frazione di secondo, quella che mi servì per rendermi conto di come quel Rosone fosse in grado di PARLARE, “pronunciando” attraverso i numeri poche ma incredibili parole: “Precessione degli Equinozi”. I 25920 anni  precessionali del nostro pianeta erano stati magnificamente riassunti in modo anche architettonico durante il medioevo e posti sulla facciata centrale della creatura Celestiniana. Perché? Perché la lentissima corsa assiale pari ad un grado celeste ogni 72 anni veniva computato attraverso un articolata opera architettonica di più di 700 anni fa? Che senso poteva avere tutto ciò alla luce del fatto che nulla per caso il piccolo Eremita aveva voluto e fatto per costruire la “sua” Basilica e portare a termine il “suo” brevissimo incarico papale. Ripensavo ai 72 giorni Celestiniani, inaspettatamente condivisi dal Rosone come dall’Asse Terrestre e mi rendevo conto di come  invece di ricevere risposte sempre più affastellavo domande, sul momento irrimediabilmente senza risposte. Vi vedo allibiti, quasi preoccupati, vi state chiedendo se quello che state leggendo sia un numero speciale dedicato ai Cerchi o un inutile cronaca di “fatti” medioevali intrisi di piccole vicissitudini personali a sfondo esoterico. Benissimo allora voglio farvi un piccolo esempio. Nel 1999 a Windmill Hill, nello Wilthshire, Inghilterra, appare un Crop definito allora, vista la sua stentata similitudine, Croce Templare.


cerchi nel grano

Nessuno può o riesce a dare altri significati a quel Crop, e fu un vero peccato poiché le 4 zone in cui era suddivisa la presunta Croce custodivano 288 piccoli cerchi suddivisi in gruppi di 72. Un caso? No cari signori, un fatto, il cui significato parte da molto, molto lontano come vi avevo preannunciato e probabilmente se avrete pazienza alla fine di Agriglifi ne saprete sicuramente di più.

La storia Millenaria dei Cerchi nel Grano (Parte Prima)ultima modifica: 2010-04-05T18:08:00+02:00da giovannisantoro
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