Rennes Le Chateau

 

Questa è la storia di una caccia al tesoro millenaria.

Su questa collina non è difficile imbattersi nelle tracce dei molti che ne hanno occupato la sommità: Celti, Romani, Visigoti, Saraceni e Franchi. Ci troviamo nella Francia meridionale, ad una quarantina di chilometri a sud di Carcassonne.

Siamo a Rennes-le-Château.

Pur contando solo una manciata di abitanti, ogni anno Rennes-le-Château è meta di migliaia di amanti del mistero e cercatori di tesori, attratti da un corpus leggendario creatosi dal sovrapporsi di tematiche provenienti da ambienti culturali molto diversi.

Centro delle ricerche è il presunto tesoro che sarebbe nascosto in paese o nei dintorni, presumibilmente ritrovato dal parroco che resse la locale chiesa di Santa Maddalena a cavallo del XIX e XX secolo: Bérenger Saunière (1852-1917).

Il nucleo da cui la leggenda ha preso spunto è un fatto sul quale si è a lungo favoleggiato, arricchendolo di particolari del tutto inverosimili.

Durante i lavori di ristrutturazione della parrocchia eseguiti tra il 1887 e il 1897, Saunière si imbatté in una serie di reperti di cui è rimasta una debole traccia documentale e qualche testimonianza da parte di suoi contemporanei. Troppo poco per identificare con certezza la natura degli oggetti ritrovati. Uno dei diari del parroco parla della scoperta di un sepolcro, che potrebbe aver trovato sotto il pavimento della chiesa, trattandosi dell’antico sepolcro dei Signori del paese il cui accesso era stato murato.

Testimonianze oculari parlano del ritrovamento di un contenitore di oggetti preziosi, forse medagliette di Lourdes, forse qualche reperto lasciato sul posto da Antoine Bigou, parroco di Rennes durante la Rivoluzione Francese che fu costretto a fuggire in tutta fretta dal paese per rifugiarsi in Spagna; all’interno dell’altare o in una fialetta di vetro Saunière avrebbe trovato delle piccole pergamene, con ogni probabilità – e seguendo una consolidata tradizione cattolica – legate alla cerimonia di consacrazione della Chiesa. Dopo i restauri della parrocchiale, Saunière spese enormi quantità di denaro per costruire una serie di eleganti costruzioni tra cui una villa, dei giardini, una balconata panoramica, una torre-biblioteca e una serra per gli animali esotici. Il suo tenore di vita non passò inosservato al vescovo De Beauséjour che, dopo un lungo braccio di ferro per vie legali, sospese Saunière dalle funzioni sacerdotali. Sin dagli Anni Quaranta del XX secolo Rennes-le-Château fu più volte visitata da un giovane esoterista francese chiamato Pierre Plantard (1920-2000), che fece amicizia con il curatore delle eredità lasciate da Saunière, Noel Corbu (1912-1968), e raccolse molte informazioni sulla vita del parroco.

Corbu, che aveva fatto delle proprietà del parroco un ristorante, era solito favoleggiare sull’origine delle ricchezze, ed aveva depositato presso la Biblioteca Nazionale un manoscritto nel quale avanzava le prime ipotesi sul tesoro trovato da Saunière.

Presto ribattezzato sulla stampa locale Curé aux milliards, Saunière avrebbe ritrovato – secondo Corbu – il tesoro di Bianca di Castiglia, il cui nascondiglio era rivelato nelle pergamene ritrovate all’interno dell’altare.

Gli articoli usciti sull’argomento sulla Depeche du Midi fecero accorrere nella zona decine di cercatori di tesori, tra i quali Robert Charroux, che nel 1962 nel suo libro Trésors du monde parlò del presunto ritrovamento di Saunière.

Delle voci che iniziarono a circolare si occupò il custode della Biblioteca di Carcassonne, René Descadeillas: la sua posizione gli consentiva di accedere ai documenti originali intorno alle vicende descritte da Corbu. Nelle sue Note informative su Rennes-le-Château e l’abbé Saunière lo studioso smontò gran parte delle “voci” diffuse da Corbu, pubblicando i documenti che dimostravano la vera origine delle ricchezze di Saunière: una monumentale impresa di vendita di messe per corrispondenza. Sebbene di recente si scoprirà che le ricchezze di Saunière non provenivano solo dalle messe ma anche da finanziamenti occulti da parte di movimenti filomonarchici dell’epoca, il lavoro di Descadeillas poteva già fornire una prima ricostruzione corretta delle vMentre i cercatori effettuavano i primi scavi nei dintorni del paese, rivelando molti reperti che testimoniano la secolare storia del paese, nel 1956 Pierre Plantard fondava in Svizzera, insieme a tre amici, un gruppo di ispirazione esoterica chiamato Priorato di Sion, il cui nome si ispirava ad un monte nei pressi della città di Annemasse, il monte Sion. Come molti altri gruppi esoterici, anche il Priorato di Sion – nella persona di Plantard – fece enormi sforzi per crearsi un passato glorioso e antico: falsificando una serie di documenti e collegando con personaggi fittizi moltissimi alberi genealogici separati, Plantard intendeva proporsi come discendente dai re Merovingi, e quindi possibile erede di un ormai anacronistico trono francese. Molto del materiale creato a tavolino da Plantard e soci venne depositato alla Biblioteca Nazionale di Parigi sotto molti pseudonimi, tra cui quello di Henri Lobineau, pseudo-autore dei Dossier Secrets che raccoglievano le su citate genealogie collegate ad arte.

Per supportare questa teoria, oltre a tenere una serie di conferenze nella chiesa di Saint Sulpice a Parigi, Plantard contattò lo scrittore Gérard de Sède che, nel 1967, pubblicò L’or de Rennes. Nel libro veniva raccontato il ritrovamento da parte di Saunière di alcune pergamene, corredato da alcune testimonianze.

Più di recente gli abitanti di Rennes si sono lamentati che le testimonianze fornite all’epoca erano state gravemente alterate; in particolare, gli scrittori implicati nella macchinazione, intendevano “provare” il ritrovamento di quattro pergamene che fornivano la base documentale dell’invenzione di Plantard. Una signora così si espresse: “Loro non riportavano mai sui loro giornali quel che avevo detto loro, citavano sempre delle pergamene trovate nel pilastro dell’altare sebbene io non avessi mai detto una cosa del genere!”. In realtà, le pergamene riprodotte nel libro di De Sède erano state disegnate da Philippe De Cherisey, amico di Plantard, che ne copiò il testo dal Dictionnaire de la bible di F.Vigouroux (1895). Il messaggio nascosto nelle pergamene faceva riferimento ad un tesoro che apparteneva a Sion (dunque al Priorato) e a Dagoberto II e a qualcuno che era “morto là” (a Rennes). Il personaggio che sarebbe morto a Rennes era, nella macchinazione di Plantard, Sigeberto IV.

Presunto figlio di Dagoberto che storicamente si ritiene essere deceduto molto giovane e senza figli insieme al padre, nel racconto di Plantard divenne invece l’anello di congiunzione tra i Merovingi e i signori di Rennes, dai quali – a sua volta – lui affermava di discendere.

Il libro di De Sède fu letto alla fine degli Anni Sessanta del XX secolo da un giornalista della BBC, Henry Lincoln, che – sconvolto dalle rivelazioni dello scrittore francese – ai misteri di Rennes-le-Chateau dedicò tra il 1972 e il 1981 tre documentari della serie “Chronicle”.

Per l’ultimo della serie, Lincoln si avvalse della collaborazione di Richard Leigh, romanziere appassionato di esoterismo, e di Michael Baigent, giornalista e psicologo; il successo della serie assicurò al libro che raccoglieva gli studi presentati vendite da capogiro. Holy Blood Holy Grail (“Il Sacro Sangue e il Sacro Graal”) fu pubblicato anche in Italia, con il titolo di Il Santo Graal.

Nelle pagine del libro, le vicende raccontate da Plantard vennero ulteriormente distorte dai tre autori: attraverso i Merovingi, il fondatore del Priorato di Sion discendeva addirittura da Gesù Cristo, che non era affatto morto in croce, ma si era sposato con Maria Maddalena e aveva raggiunto Marsiglia per dar via a una discendenza che avrebbe poi conquistato il trono francese. Secondo la loro versione della storia, il tesoro che arricchì Bérenger Saunière non era di natura materiale ma documentale: i tre autori sostennero, infatti, che il parroco avesse trovato documenti che provavano la terribile verità della discendenza di Gesù, conosciuta storicamente come dinastia del Sang Real, il “Sangue Reale”, termine in seguito corrotto in San Greal o più precisamente Santo GraalDietro le ricchezze di Saunière ci sarebbe dunque stata la mano del Vaticano, che comprava il silenzio del curato sulla scottante scoperta. Era proprio questa “conoscenza” il tesoro maledetto cui avrebbe fatto riferimento De Sède nel suo libro. Essa sarebbe giunta dall’oriente tramite i Catari che a loro volta l’avevano ricevuta dai Templari, essi stessi emanazione di un’organizzazione segreta chiamata Priorato di Sion, fondata da Goffredo di Buglione nel 1099. Questo fantomatico gruppo avrebbe avuto a capo, nel corso dei secoli, personaggi sorprendenti: furono Gran Maestri di Sion tra gli altri Sandro Botticelli, Leonardo da Vinci, Robert Boyle, Isaac Newton, Victor Hugo e Jean Cocteau. Il Priorato avrebbe avuto come scopo quello di purificare e rinnovare il mondo intero, radunando tutte le nazioni sotto una monarchia illuminata retta da un sovrano merovingio dello stesso lignaggio di Cristo. I tre studiosi diedero il via ad un filone letterario molto fiorente, contraddistinto da una incessante lettura simbolica ed esoterica delle opere architettoniche di Bérenger Saunière, sebbene ad oggi non esista alcuna prova di suoi contatti con ambienti occultistici francesi.

Per avere un esempio della logica narrativa di queste pubblicazioni, basti pensare che da tempo si suppongono stretti rapporti tra Saunière e la celebre cantante francese Emma Calvé, quando l’unica prova documentale di tali contatti è costituita da una figurina ritrovata tra le carte del cioccolato del sacerdote.

E’ sufficiente un’analisi sommaria del libro dei tre autori per riconoscere la firma di Plantard dietro la finta storia del Priorato di Sion. Le conclusioni proposte nel loro best seller sono ormai oggetto di scherno da parte degli storici più seri. Nel 1989 Pierre Plantard, in seguito all’imprevista evoluzione della sua versione dei fatti dovuta al libro dei tre inglesi, rinnegò quanto aveva affermato in precedenza e propose una seconda versione della leggenda, sostenendo che il Priorato non era nato durante le Crociate ma nel 1781 a Rennes-le-Chateau. Incarcerato per truffa, chiuderà in questo modo una carriera costantemente in bilico tra la beffarda ironia e le anacronistiche aspirazioni monarchiche.

Nel 2003, il romanzo di Dan Brown Il Codice Da Vinci riporterà al centro della scena mondiale il Priorato di Sion, affermando – all’interno delle note storiche che precedono il romanzo – che la descrizione storica dell’organizzazione è vera.

Sono tali e tanti i punti di contatto con Il Santo Graal che Michael Baigent e Richard Leigh denunceranno Brown per plagio. Henry Lincoln, invece, dichiarerà di non credere più minimamente alle teorie proposte da lui stesso nel libro.

L’enigma è comunque ben lungi dall’essersi esaurito. Sono tanti e tali i documenti che continuano a venire alla luce da richiedere un aggiornamento costante e attento da parte dei ricercatori. Manoscritti autentici ed ambigui apocrifi diventano improvvisamente visibili e aprono nuove strade alla ricerca, forniscono nuove connessioni tra Saunière e i suoi contemporanei e rendono sempre più improbabili alcune delle ipotesi più ardite intorno alla sua vita. Tra gli ultimi ritrovamenti spicca quello di Laurent “Octonovo” Buchholtzer, che nel 2004 ha riportato alla luce oltre 850 pagine manoscritte di Saunière, dense di riferimenti alle sue attività contabilistiche e ai suoi scambi di corrispondenza. Ancora, sugli scritti di Pierre Plantard sono state individuate evidenti tracce indiziarie che farebbero retrodatare l’origine della mitologia da lui creata ad almeno un secolo prima; ispiratore di molti degli elementi cardine della leggenda merovingia sarebbe uno scrittore insospettabile: Maurice Leblanc, autore del ciclo di Arséne Lupin. I più recenti studi di Mario Arturo Iannaccone mostrano interessanti connessioni del corpus leggendario di Rennes con i romanzi del ladro gentiluomo, aprendo nuovi orizzonti alle analisi storiche degli avvenimenti occorsi nell’Aude di fine Ottocento, che rappresentano il vero enigma di Rennes-le-Chateau. Non ci resta che darvi il benvenuto a Rennes-le-Château, un luogo che – a seconda dei punti di vista – può diventare uno dei labirinti più intricati del mondo, un cubo di Rubik multicromatico o l’oggetto di un affascinante studio storico-archeologico.

Troverete in queste pagine una raccolta dei principali documenti relativi all’enigma e una serie di studi che affrontano la questione con l’intento di separare la versione dei fatti fondata su basi documentali da quella creatasi nel corso dei decenni, grazie all’intervento dei molti che ne hanno aggiunto particolari apocrifi.

Rennes Le Chateauultima modifica: 2010-02-07T15:00:00+01:00da giovannisantoro
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