Templari: Il Baphomet

Il Baphomet

 

 

 

Durante il processo contro i Templari, in molte delle confessioni rese dagli imputati, risultò che essi veneravano un idolo barbuto cui davano il nome di Baphomet. Questi riferimenti fecero sì che al novero delle accuse mosse contro l’Ordine si aggiungesse quella di idolatria pagana. Le numerose descrizioni che ne sono state date sono spesso discordi tra loro, ma generalmente si può affermare che tale idolo, se mai sia esistito, era costituito da una testa, provvista di barba, spesso con due o addirittura tre volti. L’adorazione di questa testa era parte integrante delle cerimonie d’iniziazione dei nuovi cavalieri, insieme ad altre pratiche “oscure” quali quella del triplice sputo sulla croce o quella del famigerato “osculum sub cauda“, il bacio alla base della spina dorsale, per le quali i Cavalieri vennero accusati anche di blasfemia e sodomia. Nonostante il fatto che molte di queste confessioni furono estorte sotto torture inimmaginabili, e poi ritrattate, i riferimenti ad una testa nel culto templare sono troppi ed in troppi luoghi diversi per essere soltanto l’invenzione di un singolo cavaliere o gruppo. Di teorie, a tale proposito, ne sono state fatte tante. Di seguito verrà esaminato un compendio di quelle maggiormente intriganti, se non proprio plausibili.

 

 

Il "Baphomet" nella chiesa di St. Merri a Parigi

Presunto “Baphomet” sul portale

della chiesa di Saint-Merri a Parigi

(foto: MauC)

 

 

L’etimologia

 

 

Un primo enigma riguarda proprio il significato del nome, per il quale sono state avanzate diverse ipotesi. Secondo alcuni il nome sarebbe semplicemente una contrazione del nome di Maometto, e deriverebbe dai contatti segreti che i Templari ebbero in Medio Oriente con i maestri arabi, durante le Crociate. Altri la ritengono una corruzione del termine arabo abufihamet, che i Mori di Spagna pronunciavano bufihimat. Questo termine significa «Padre della Conoscenza» o «Padre della Sapienza», e potrebbe indicare un principio soprannaturale o divino. Non si comprende, però, che cosa potrebbe differenziare il Baphomet da qualsiasi altro principio divino. Non mancano ipotesi ancora più fantasiose: alcuni vi vedono l’anagramma della locuzione ebraica “Tem-oph-ab” che significa, parola per parola, «doppio-uccello-generazione». Il “doppio uccello della generazione” corrisponderebbe ad un chiaro simbolo sessuale, analogo al linga ed allo yoni del culto indiano: in tal caso i Templari avrebbero continuato e rinnovato gli antichi culti fallici dell’Oriente? Sembrerebbe poco probabile. Altri ancora fanno derivare il termine dalla radice greca del verbo battezzare, interpretando la parola come «Dio che battezza nello Spirito Santo». Tra le varie ipotesi, una delle più accattivanti risulta quella formulata da Hugh J. Schonfield, uno dei maggiori studiosi dei Rotoli del Mar Morto. Nel suo libro “The Essene Odissey“, Schonfield descrive un cifrario crittografico a sostituzione chiamato codice Atbash, già presente in alcuni passi della Bibbia ed utilizzato per dissimulare dei nomi in alcuni testi Esseni. Il codice Atbash consiste nel ripiegare in due l’alfabeto ebraico di 22 lettere in modo che la prima venga sostituita dalla 22°, la seconda dalla 21° e così via fino all’11°. Poggiando questo cifrario sulla base inferiore, le prime due coppie di sostituzioni sono aleph-taw e beth-shin, e queste quattro lettere,lette di seguito, formano il nome del cifrario, a-t-b-sh. Secondo questo codice il nome Baphomet andrebbe scomposto nelle sue cinque lettere del corrispondente termine ebraico, che vanno sostituite con le loro corrispondenze nel cifrario Atbash:

 


beth pe waw mem taw
beth pe waw mem taw
B Ph O M T
shin wav pe yod aleph
shin waw pe yod aleph
Sh O Ph I A

 

In questo modo, Baphomet traslitterato in Atbash da “Sophia“, il termine esoterico che indica la “Sapienza“.

 

 

Il culto della testa

 

 

caput mortuumEtimologia a parte, il significato di questa testa rimane oscuro. Può darsi che essa abbia a che vedere con le pratiche alchemiche.  In Alchimia, una delle fasi principali della Grande Opera veniva chiamata caput mortuum, o “Testa di morto”, ed era la “nigredo” o l’annerimento della materia che si diceva avvenisse prima della precipitazione della Pietra Filosofale. Secondo altri, però, la testa era un cranio vero e proprio, una reliquia: per alcuni la testa di Hugues de Payen, padre fondatore dell’Ordine, sul cui stemma araldico comparivano tre teste nere in campo d’oro; per altri, il cranio decapitato di San Giovanni Battista, figura di spicco nel culto templari. Alcuni autori, in effetti, sostengono che i Templari erano stati influenzati dall’eresia giovannita, o mandea, secondo cui Gesù era soltanto un “falso profeta” mentre in Giovanni veniva riconosciuto il vero Messia. Ian Wilson propone l’ipotesi che l’idolo templare non fosse altro che la riproduzione della faccia di Cristo effettuata dal Mandylion, la famosa reliquia cristiana che in seguito è stata identificata con la Sacra Sindone di Torino. Secondo le ipotesi più comuni, la Sindone fu nel periodo fra il 1204 ed il 1307 custodita dai Templari, ed essa, opportunamente ripiegata, sarebbe apparsa proprio come una testa barbuta. In effetti, nel presidio templare di Templecombe, nel Somerset (Inghilterra), venne ritrovata la riproduzione di una testa che presentava una rassomiglianza impressionante col volto impresso sulla Sacra Sindone. Per altri, infine, la descrizione terrificante che alcuni ne hanno data richiama la figura di Asmodeo, il demone guardiano del tesoro del Tempio di Salomone. I Templari l’avrebbero posto a guardia del loro tesoro ed è in questa stessa chiave che molti interpretano la presenza della statua di Asmodeo che sorregge l’acquasantiera all’ingresso della chiesa della Maddalena a Rennes-le-Château.

 

 

Il Santo Graal e il Femminino Sacro

 

 

Un ultimo filone di interpretazioni riconducibili alla figura del Baphomet è quella legata alla simbologia del Graal e del Femminino Sacro, recentemente riportata in auge dal successo mondiale del romanzo “Il Codice Da Vinci” di Dan Brown. In effetti, durante gli interrogatori che seguirono gli arresti del 1307, si parlò di una testa in altre due occasioni. Secondo i verbali dell’Inquisizione, tra gli oggetti requisiti nel Presidio di Parigi figurava uno strano reliquiario a forma di testa di donna. La parte superiore era mobile, incernierata su cardini, e conteneva alcune reliquie. Ecco come viene descritta:

 

«Una grande testa di argento dorato, bellissima e lavorata a immagine di donna. Nell’interno vi erano due ossa del cranio, avvolte in un piccolo drappo di lino bianco, e quindi un drappo rosso. Vi era fissata una targhetta recante la legenda “CAPUT LVIIIm”. Le ossa all’interno erano di una dona piuttosto piccola.» [Oursel, “Le procès des Templiers“, p. 208]

 

La natura della reliquia rimane misteriosa, e non aiutano certo le dichiarazioni di uno degli interrogati, che affermò che in ogni caso questa testa non aveva nulla a che fare con l’idolo barbuto utilizzato nei riti dell’Ordine. Qualcuno ha voluto leggere nella targhetta anziché la lettera “m” il simbolo Virgo, il segno usato in astrologia per indicare la Vergine e la relativa costellazione. In tale accezione la stessa testa viene menzionata nei “Dossiers Secrets” di Henry Lobineau, raccolta di documenti di dubbia autenticità sul Priorato di Sion, nei quali viene identificata come “CAPUT LVIII Virgo“, “Testa 58 Virgo”. A che cosa si riferirebbe questo rimando alla Vergine?

 

Una testa è ancora al centro di un altro episodio, tradizionalmente legato ai Cavalieri Templari. Eccone una delle tante versioni:

 

«Una nobilissima dama di Maraclea era amata da un Templare, un Signore Re di Sidone; ma ella morì giovane, e la notte in cui fu sepolta il perverso amante penetrò nella tomba, esumò il cadavere e lo violò. Allora uscì dal nulla una voce che gli comandò di ritornare dopo nove mesi perché avrebbe trovato un figlio. Il cavaliere obbedì all’ingiunzione e al momento stabilito aprì di nuovo la tomba e trovò una testa sulle ossa delle gambe dello scheletro (teschio ed ossa incrociate). La stessa voce gli comandò: “custodiscila con ogni cura, poiché sarà dispensatrice di ogni bene”. Perciò egli la portò con sé. La testa divenne il suo genio protettore, ed egli poté sconfiggere i suoi nemici semplicemente mostrandola. A tempo debito, la testa entrò in possesso dell’Ordine.» [Ward, “Freemasonry and the Ancient Gods”, p. 305]

 

Questo macabro episodio si può far risalire fino ad un certo Walter Map, che lo riportò verso la fine del XII sec. Tuttavia né Map né alcun altro autore che riportò lo stesso fatto successivamente specificano che lo stupratore necrofilo era un Templare. Ma nel 1307 la leggenda era ormai associata all’Ordine, viene menzionata più volte nei verbali dell’Inquisizione e più di un imputato dichiarò di esserne a conoscenza. Il teschio e le ossa incrociate erano un simbolo templare, dal quale sembra derivare il celebre Jolly Roger, la classica bandiera dei pirati. La storia della tomba violata venne successivamente tramandata dalla Massoneria, che mutuò dai Templari il simbolo del cranio con le ossa incrociate e spesso lo usò sulle pietre tombali degli affiliati. Ma ancor di più racconta il contesto del racconto, che potrebbe sembrare un rito iniziatico di morte e resurrezione, come quelli associati alla dea Iside. Un cronista, anzi, riporta anche il nome della donna, Yse, che richiama palesemente quello di Isis. Le proprietà magiche della testa richiamano quelle attribuite a Bran il Beato, nota figura della mitologia celtica, nonché quelle del Graal, ed a tale proposito, è bene ricordare che il mistico paiolo di Bran è stato identificato da molti autori come il precursore pagano del mito del Santo Graal.

Templari: Il Baphometultima modifica: 2010-01-19T17:07:00+01:00da giovannisantoro
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