Il rituale Emulation

 

Rituale EmulationNon è possibile, per un Maestro Massone, accostarsi al rituale Emulation  senza un sentimento di rispettosa reverenza. Se è vero che l’intero cammino massonico è tutto sintetizzato nei tre Gradi Azzurri, il rituale messo a punto nel 1823 dalla ELOI (Emulation Lodge Of Improvement ) ne distilla l’essenza, concentrando il meglio delle diverse tradizioni in pochi tratti fondamentali.

Negli anni settanta, Emulation venne introdotto in Italia ad opera di Fratelli provenienti dalla ritualità scozzese, e da allora in poi fu sempre praticato in Templi massonici concepiti e arredati in origine per il rituale scozzese. Questi due fatti hanno determinato un curioso effetto: per quanto esistano ormai moltissimi Fratelli italiani assai competenti riguardo all’esecuzione di Emulation, pochi tra loro sono in grado di distinguere esattamente i supporti simbolici strettamente pertinenti alla sua ritualità.

E’ quest’ultimo un argomento che, se trattato per esteso, potrebbe occupare centinaia di pagine; qui mi limiterò ad alcuni brevissimi accenni, cogliendo l’occasione per segnalare alcuni spunti di riflessione inediti che, a mio modesto parere, potrebbero essere proficuamente sviluppati.

Trattandosi di un articolo aperto al pubblico, fatta esclusione per due brevi citazioni avulse dal contesto ho omesso di riprodurre letteralmente i dialoghi rituali; tutte le descrizioni riguardo a quanto avviene nel Tempio sono parafrasate, e limitate a quanto che basta per avviare la riflessione.

Una premessa è necessaria: esistono due modi per analizzare il simbolismo di un rituale massonico. Il primo è rapportarlo con il simbolismo massonico tradizionale; non ho scelto questa strada perché non mi sentivo sufficientemente qualificato a percorrerla. Infatti l’Emulation è il prodotto di un tale titanico lavoro di rielaborazione che per analizzarlo, anche soltanto in minima parte, è necessario un livello di conoscenza della storia della Massoneria che pochi fuori dall’Inghilterra possono vantare, e tra quei pochi io non ci sono.

Il secondo è rapportarlo con il simbolismo esoterico in generale: metodo meno seguito ma non per questo meno interessante. Soprattutto di questi tempi in cui la Massoneria è affiancata in Occidente dalla presenza di altre organizzazioni iniziatiche, un grande interesse si va sviluppando intorno ai possibili “esperanti” che consentano di conciliare le diverse esperienze esoteriche, ma spesso questi tentativi improvvisati denotano approssimazione e confusione su temi che richiederebbero invece  riflessioni misurate e prudenti.

E’ in questo senso che ho cercato di avviare il discorso, perlomeno sotto forma di spunti che il lettore è libero di sviluppare come il cuore gli suggerisce. E’ un approccio che può essere considerato più facile o più difficile, secondo il lato da cui lo si prende: da una parte è indubbiamente è molto più ampia la gamma di analogie offerta all’immaginazione dal mare magnum dell’esoterismo extramassonico, ma proprio per questo è anche più facile “barare”, a volte involontariamente, prendendo in considerazione nell’oggetto della nostra analisi soltanto le cose che abbiamo interesse a vederci.

Da questo punto di vista l’esame dell’Emulation è particolarmente rischioso, perché la sua diffusione in Italia è stata sempre accompagnata da più o meno velate polemiche – sporadicamente già trattate in altri articoli di questa rubrica – che si sono già ripercosse anche sulle (poche) analisi del rituale già presenti in rete e altrove. Ho avuto la conferma di questo fatto quando alcuni Fratelli – dopo aver letto il mio articolo Orizzonti del Grande Oriente – mi sono venuti a chiedere come sia possibile che un Massone laico e “di sinistra” come me si schieri a favore di un rituale “autoritario”: tale almeno è l’Emulation ai loro occhi.

Gli ho risposto che io sono innanzitutto un esoterista, e che il valore di un rituale – massonico o meno  – lo considero in base al suo contenuto di “influenze C” (per usare un termine gurdjieffiano): ovvero alla sua capacità di trarre fuori chi lo pratica dalla dimensione profana e di avviarlo sul cammino della conoscenza.

A parte questo, non credo proprio che l’accusa di autoritarismo sia appropriata a questo caso, e uno dei modi per combatterla consiste proprio nel dare risalto all’umile semplicità dell’attrezzatura necessaria perché una Loggia Emulation possa intraprendere regolarmente i lavori.

Attenendosi ai testi che dell’Emulation sono la fonte (ovvero il rituale ELOI e il cosiddetto “rituale nigeriano”), i soli simboli prescritti per il locale sono: la lettera G, disposta sull’asse est-ovest della sala (è questa la sola decorazione muraria richiesta) e il Pavimento a scacchi ospitante nel suo centro il Quadro di Loggia, che è simile in Emulation a quello delle Logge Scozzesi.

Ancora, nell’Emulation praticato al di fuori dei Templi scozzesi le colonne J e B non fanno parte dell’arredamento. Facoltativa è la Pietra Cubica sul banco del Primo Sorvegliante, e la Pietra Grezza sul banco del Secondo.

Sul banco di entrambi i Sorveglianti sono invece presenti le classiche colonnine, l’una da alzare e l’altra da abbassare in Apertura dei Lavori. Del tutto analoghe a quelle del rituale scozzese sono anche le Tre Luci (materialmente rappresentate da tre piccole colonne, recanti le candele del Maestro Venerabile e dei due Sorveglianti) ; analoga è anche la consueta dotazione di collari, attrezzi e spade.

Un’altra differenza risiede nella mancanza del Maestro delle Cerimonie. Nell’Emulation che viene praticato in seno ai principali Ordini, tale figura è stata introdotta; nell’Emulation originario invece esiste soltanto un “Direttore delle Cerimonie”, il cui compito è di coordinare le “riunioni di istruzione” (che in teoria dovrebbero essere organizzate almeno con la stessa frequenza delle tornate di Loggia).

Molto significativamente (e se vogliamo, con un pizzico d’orgoglio), nella ELOI la carica di Direttore delle Cerimonie non viene assegnata; di qui l’ostinazione con cui certi puristi dell’Emulation ostentano di non considerare il Maestro delle Cerimonie una presenza necessaria per lo svolgimento della tornata, ma nelle nazioni latine il loro punto di vista non ha incontrato, fino ad oggi, nessuna fortuna.

La disposizione degli Ufficiali e dei Fratelli nella Loggia Emulation non è diversa sostanzialmente da quella scozzese. Certe differenze che si possono talora osservare non sono da ricondurre a una presunta divergenza di prescrizioni in materia, quanto piuttosto alla libertà che entrambi i rituali concedono alle Logge su questo punto.

E’ invece prescritto a livello rituale che, in Emulation, i Fratelli si rechino direttamente al loro posto, ovvero senza percorrere il Tempio a squadra (fatta eccezione per alcuni casi particolari).

Non esiste neanche una procedura standard per l’ingresso in Loggia. Ogni Officina è lasciata libera di regolarsi come vuole, salvo per gli ultimi ingressi che devono seguire l’ordine seguente: Past Master, Diaconi, Sorveglianti e Maestro Venerabile. L’ingresso del Maestro Venerabile e dei Sorveglianti può essere annunciato dal Direttore delle Cerimonie, ma l’annuncio è facoltativo.

 

La processione e l’insediamento del Maestro Venerabile e dei Sorveglianti seguono un itinerario prescritto accompagnato da gesti ben precisi, che non ritengo opportuno riportare.

Mi è stato invece consentito di fornire una traduzione libera (non corrispondente a quella in uso presso le Logge Emulation italiane) dell’Inno di Apertura dei Lavori:

Eterno Autore del Mondo
Per la cui grazia tutto abbonda,
Cantiamo i Tuoi ampi disegni,
Grande Architetto divino.

Concedi che, nei nostri lavori
La Fede nella Tua Legge
Che apre la cerimonia
Apporti pace e armonia.

Per la Tua insigne maestà,
Per i nostri simboli e segni,
Esaudisci i nostri voleri umani,
Grande Architetto Divino.

Rituale EmulationDopo il canto, il Maestro Venerabile e i Sorveglianti battono un colpo, e i lavori della Loggia vengono aperti in grado di Apprendista. La procedura in questa fase è molto vicina a quella scozzese, salvo che la messa all’ordine in grado di Apprendista viene sempre (quando la struttura del Tempio lo consente) preceduta da un passo. Anche le risposte degli Ufficiali di Loggia alle domande del Maestro Venerabile sono leggermente più prolisse, integrate da curiosi richiami simbolici – estratti, a suo tempo, dai coloriti rituali degli Antients – che mi dolgo assai di non sentirmi autorizzato a citare e commentare.

Portata a termine l’Apertura e assolti i doveri all’ordine del giorno, il Maestro Venerabile chiede agli Apprendisti di ritirarsi. Accompagnati dal Direttore delle Cerimonie, abbandonano il Tempio senza percorrere la Loggia a squadra e senza salutare. Non avrebbero motivo di farlo, perché il loro corpo energetico ha già ricevuto le istruzioni necessarie al suo processo evolutivo, e di questo non devono dire grazie perché è un loro diritto ottenerle; ci si aspetta da loro tacitamente che tale insegnamento sia messo a frutto.

Segue immediatamente l’Apertura in grado di Compagno d’Arte, per la quale valgono le stesse osservazioni fatte sopra. Appena reso il dovuto omaggio al Grande Geometra dell’Universo, il Maestro Venerabile invita anche i Compagni ad uscire.

L’Apertura in grado di Maestro è, nella mia percezione soggettiva, uno dei riti più commoventi del rituale massonico. Le due precedenti Aperture hanno intensificato l’atmosfera al punto di trasformare il sentimento di Fratellanza che aleggia tra le colonne in qualcosa di tangibile: questo avviene sempre, anche quando la Loggia è divisa da contrasti o conflitti. Ogni “emozione negativa” in quel momento è messa da parte, e tutti in silenzio si abbeverano alla generosa fonte della maestranza massonica, destinata a non estinguersi mai finché sulla Terra esisterà l’uomo.

Fratello Primo Sorvegliante, in quale direzione Vi dirigete?

Verso l’Occidente.

Per quale motivo avete lasciato l’Oriente per recarvi all’Occidente?

Per cercare ciò che è perduto, e che noi speriamo di ritrovare grazie ai Vostri insegnamenti e ai nostri sforzi.

(…)

Dove sperate di ritrovarlo ?

Con il centro…

“Con” il centro, e non “nel” centro: non si tratta di un errore, ma di un’allusione alla “quadratura della Pietra”. Secondo una leggenda massonica, fu Euclide che mostrò ai Liberi Muratori come si può formare un quadrato, in qualunque posizione dello spazio, partendo dal centro di un cerchio.

Perché con il centro ?

Perché è il punto nel quale un Maestro Massone non può fallire.

Nel corso di una tornata ordinaria, portate a termine le tre Aperture si passa direttamente alle tre Chiusure, ad esse simmetriche. Ma in Emulation, viene ogni anno il momento in cui un nuovo Maestro Venerabile deve essere creato, e i Past Master possono allora gioiosamente accedere al più grande dei loro tesori, più grande anche di tutti i tesori contenuti in tutti i forzieri della Terra: il rituale dell’Installazione, ovvero il Rito del Sacro Arco Reale.

Come ho avuto occasione di osservare già in altri articoli, in Emulation la carica di Maestro Venerabile è riconosciuta solo ai Maestri passati attraverso l’Arco Reale. Nell’ambito di certi Orienti nazionali è previsto che anche i Maestri Venerabili eletti nelle Logge di rituale scozzese vengano installati, ma non è così dappertutto.

Di conseguenza, se alla tornata di Installazione fosse presente nella Loggia anche un Maestro Venerabile non installato, la sua carica non verrebbe riconosciuta. Poiché non conosce né il segno né la parola di passo, è tenuto a uscire dal Tempio insieme ai Maestri comuni: nel corso della storia massonica, non si contano i piccoli “incidenti diplomatici” determinati da questo inconveniente non secondario. Per questo non mi stancherò mai di segnalare l’opportunità che l’Installazione dei Maestri Venerabili scozzesi sia promossa anche in Italia.

Il primo accenno scritto all’Arco Reale si trova in un giornale di Dublino, in una cronaca relativa alla processione massonica di San Giovanni d’Inverno, nel 1743. Come è noto, si tratta dell’unico rituale dell’intera Massoneria Azzurra che a tutt’oggi non viene trascritto, ma tramandato rigorosamente a voce. Il suo contenuto può essere ricondotto a due temi fondamentali:

–  il simbolismo dei punti cardinali, il cui dominio da parte del Maestro Massone Installato equivale simbolicamente al dominio sul piano della materia;

–  la leggenda di Adonhiram. La sua interpretazione “tradizionale” pone l’accento sul dettaglio dell’ “Esaltazione” (il Re Salomone rialza per le braccia Adonhiram, prostrato dinnanzi a lui), e lo ricollega a Sal. 89: 20 ( “Io ho esaltato un eletto di mezzo al popolo”) per ravvisare in questo gesto la trasmissione di un’ “influenza spirituale”; chi invece ha qualche dubbio riguardo all’esistenza di una cosa del genere, vi legge comunque un limpido e splendido apologo sul valore e le modalità della trasmissione diretta in campo iniziatico.

La stessa leggenda, come è noto, è anche al centro del 4° grado (Maestro Segreto) nel Rito Scozzese. Per quanto non abbia molto senso confrontare due sistemi massonici (entrambi sono espressione di una tradizione iniziatica regolare, entrambi quindi sono “giusti e perfetti” nel rispondere alle esigenze delle individualità che ad essi si rivolgono), è doveroso rilevare ancora una volta che le concordanze tra Emulation e ritualità scozzese sono assai ampie: si differenziano solo per quanto concerne dettagli marginali, conciliabili tra loro senza la minima difficoltà.

Per esempio, in Emulation troviamo piccole differenze a livello dei segni d’ordine: leggermente diverso è il saluto del Compagno. Inoltre gli Apprendisti non sono tenuti a stare all’ordine quando sono in piedi (salvo qualora si tratti di dare il benvenuto a un importante visitatore): la loro posizione abituale è con entrambe le braccia distese lungo i fianchi.

Altrettanto doveroso è tuttavia notare che, fatta astrazione dal livello simbolico, a livello operativo la differenza i due sistemi è assai più grande, come ben sa chiunque abbia lavorato con entrambi.

Il fatto è che il rituale scozzese è strutturato in modo tale da incoraggiare una lettura del simbolismo massonico soprattutto “visiva” (come viene evidenziato, in modo abbastanza lineare ed esplicito, in certe parti del rituale di iniziazione al grado di Compagno), mentre Emulation pone una maggiore enfasi sulla chiave “auditiva”, che ha come immediata conseguenza un maggiore coinvolgimento a livello corporeo.

Soltanto nel lavoro di Loggia questa diversità si può cogliere con chiarezza, a partire dal dettaglio (di per sé piuttosto banale) che il Maestro Venerabile Emulation è assai più economo del suo collega scozzese nell’uso del maglietto; in quanto è previsto (salvo eccezioni) che ogni colpo da lui battuto sia sempre ripetuto da entrambi i Sorveglianti, e questo potrebbe causare in alcuni casi effetti grotteschi.

Più in generale, in Emulation molta attenzione è consacrata all’esecuzione di segni, toccamenti e passi. Viene considerato un grave errore, per esempio, mettersi in movimento prima che il Maestro Venerabile abbia finito di parlare.

Ancora, dopo le deambulazioni l’esecuzione di tutti i segni e toccamenti deve essere preceduta dai “passi”, e non è concesso al Fratello che deve eseguirli di indugiare goffamente per aggiustare la posizione dei piedi: dopo un breve arresto, deve passare dalla normale camminata all’esecuzione dei passi con un movimento fluido e spontaneo.

Sono questi soltanto alcuni dei dettagli che trasformano una tornata di Emulation eseguita a regola d’arte in uno spettacolo indimenticabile anche dal punto di vista coreografico. Nelle migliori Officine, grande cura viene posta nell’intervallare a ritmo i colpi di maglietto e scandire in base a quel ritmo i passi e i gesti dei Fratelli, secondo una tecnica che si tramanda direttamente dai giorni più remoti della Massoneria operativa; la sua applicazione determina effetti ben precisi a livello inconscio, che valgono ad avviare il processo di trasmutazione interiore.

Questo risultato viene ottenuto con mezzi analoghi a quelli attuati da Gurdjieff per tramite della danza e del “lavoro sui movimenti”: porre in atto il risveglio della consapevolezza allenando l’attenzione.

Per quanto sia inopportuno parlare in questo caso di trance sciamanica, si può notare tuttavia che la ritualità massonica vale in questo caso all’ottenimento dello stesso fine: uniformare i ritmi del corpo  alle  condizioni spaziotemporali che differenziano la dimensione rituale da quella profana.

Tutti i Massoni, secondo qualsiasi rituale lavorino, hanno sperimentato una volta o l’altra questa esperienza. Si entra nel Tempio distratti e sonnacchiosi, e all’improvviso ci si ritrova ben desti, in una dimensione nuova nella quale lo Spazio e il Tempo hanno magicamente acquistato un diverso valore.

Sono momenti impareggiabili che soltanto la Massoneria è capace di dare, in cui si ha la sensazione di comprendere pienamente la dimensione in cui l’essere umano è chiamato a vivere; ad essi alludeva il Fratello Réné Guénon, quando parlava di uno Spazio e di un Tempo qualificati. Ad essi allude anche l’uso Emulation di accendere le Tre Luci prima dell’ingresso dei Fratelli nel Tempio: a significare che è la natura del lavoro massonico operativo a innescare il processo di evoluzione interiore dei Fratelli e non l’azione individuale di questi ultimi, ovvero non viceversa.

E’ forse un po’ semplicistico affermare, come scrissi con giovanile entusiasmo una ventina d’anni fa, che la Massoneria è una confraternita sciamanica il cui totem è l’Acacia; eppure, con il passar del tempo – come avvenne una trentina di anni fa a proposito dei rapporti tra Massoneria e Sufismo – sempre più chiare le analogie tra Massoneria e sciamanesimo vengono alla luce; e quando saranno supportate da serie ricerche svolte in questo senso, il ruolo dell’istituzione massonica nel difficile e complesso momento storico che stiamo vivendo ci apparirà più chiaro.

Daniele Mansuino
(con la collaborazione di Giovanni Domma)

articolo tratto da:

http://www.riflessioni.it/esoterismo/rituale-emulation-3.htm

 

http://www.riflessioni.it/note_legali.htm

Il rituale Emulationultima modifica: 2009-11-30T19:29:00+01:00da giovannisantoro
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