La rigenerazione

Mariano L. Bianca

Pubblicato e tratto da: http://www.zen-it.com/

 

La tradizione

Iniziazione e rigenerazione sono due processi fondamentali in ogni società di iniziati. L’iniziazione è quel particolare rito di passaggio, che si svolge in un periodo di tempo definito, e che predispone il neofita a poter accedere alla via che lo porta alla conoscenza «suprema»: quello stato di saggezza che, a seconda delle diverse tradizioni esoteriche, appare come «illuminazione» o «piena conoscenza» dell’Uno o del Nous (intelligenza suprema). L’iniziazione è al contempo un rito e un processo che, attraverso una pratica esoterica, porta l’iniziato a raggiungere livelli diversi di perfezionamento. Il risultato del processo iniziatico è una trasmutazione del sé, cioè una trasformazione del pensiero, dello spirito e dell’etica dell’iniziato.
Il processo iniziatico, in senso spirituale ed etico, conduce a quella che la Tradizione indica con il termine «rigenerazione». Essa è l’obiettivo della pratica rituale collettiva e della «meditazione» e dell’impegno esoterico perseguiti individualmente.
L’intero processo esoterico–iniziatico, quindi, si muove verso due fini, correlati l’un l’altro: l’ampliamento della conoscenza e il perfezionamento spirituale e morale. Il cammino iniziatico, secondo la Tradizione Occidentale, si muove su questi due piani paralleli, per cui né solo uno né solo l’altro possono completare la ricerca iniziatica: via etica, via veritativa e via spirituale sono percorsi necessari che debbono essere seguiti contemporaneamente, per cui il perfezionamento etico è possibile solo passando attraverso un perfezionamento spirituale e conoscitivo; e questi ultimi sono possibili solo se si svolge un analogo perfezionamento nel capo morale.
La Massoneria, come società iniziatica fondata su una Tradizione esoterica, persegue tali obiettivi che vengono raggiunti ritualmente in modo comunitario nel Tempio e individualmente nel mondo interiore di ogni massone.
La nozione di rigenerazione, che consideriamo in questa sede, fa parte di una Tradizione che, seguendo Guénon, è primordiale, nel senso che fa parte di un modo di essere dell’uomo e di tutte le collettività umane, sebbene con molte diversità, e che risale ai primordi della storia dell’uomo. La Tradizione, in particolare, a cui facciamo riferimento, però, non è quella ampia di cui parla Guénon, ma una più ristretta a cui vanno fatti risalire il pensiero e la pratica massonici. Tale Tradizione si identifica in un gran numero di opere, tra le quali assumono un ruolo rilevante quelle che sono state attribuite a Ermete Trismegisto (personaggio storico e mitico allo stesso tempo); in tal senso, la Tradizione a cui si fa riferimento è costituita da quelle concezioni che ritroviamo in opere come i diciotto Libri del Corpus Hermeticum (tra cui il più famoso Pimandro), l’Asclepio, i Frammenti di Stobeo, ed altri ancora. In questa Tradizione è centrale la nozione di rigenerazione che è altrettanto fondamentale nella più specifica tradizione Massonica moderna che, in senso istituzionale, si fonda sugli Antichi Doveri (1723). Le sezioni IV, V, e VI di questo testo trattano in modo dettagliato della condotta dei Liberi Muratori che, dopo il loro ingresso nella Istituzione, in base a un processo di perfezionamento interiore devono mostrare un comportamento che è il risultato della loro rigenerazione morale e spirituale; un loro rigenerarsi con il passaggio nei vari gradi Azzurri e in quelli dei diversi Riti.
Uno dei testi fondamentali della Tradizione Esoterica Occidentale che tratta esplicitamente della rigenerazione è il Libro XIII del Corpus Hermeticum (Discorsi di Ermete Trismegisto) a cui faremo riferimento in questa riflessione. La Tradizione, a cui ci affidiamo, è un patrimonio esoterico che ogni Massone deve accogliere nel suo mondo interiore come guida per il lavoro nel Tempio. Il Corpus Hermeticum è parte di questa Tradizione e la sua lettura è fonte di profonde meditazioni.
Discorso di Ermete Trismegisto a suo figlio Tat sulla rigenerazione
Nel Libro XIII, dedicato a questo argomento, come sottolinea A. J. Festugière (La révélation d’Hermès, p. 211), vengono considerati diversi aspetti della rigenerazione che riguardano la concezione e la descrizione di quello che viene chiamato l’«uomo nuovo»; al contempo, viene precisato il modo in cui accedere alla condizione di rigenerazione: la negazione dei dodici vizi attraverso le dieci Potenze o Forze. Come vedremo, si tratta di indicazioni che, sebbene in modi diversi, sono analoghe negli intenti a quelle che ritroviamo nelle sezioni indicate degli Antichi Doveri. Come accade in ogni tradizione iniziatica Ermete Trismegisto, quale Maestro, «rivela» all’iniziato (il figlio Tat) la natura della rigenerazione e il modo per raggiungerla.
La morte dell’uomo nell’Uno
Secondo la tradizione misterica classica la rigenerazione avviene per dono divino e il suo fine è il ricongiungimento con il divino, o in senso gnostico, con il Nous, l’Intelletto Supremo. L’uomo muore a se stesso e rinasce nel Nous e questa rinascita è proprio la rigenerazione. L’Uomo Nuovo, come nel rituale di passaggio al Terzo Grado Azzurro, si allontana da se stesso, dal mondo terreno e materiale, e rinasce rigenerato all’interno del Nous. La rigenerazione è così un processo «sacro» che porta l’uomo a manifestare la sua natura divina. L’uomo possiede una duplice natura, divina ed umana, e lo scopo dell’apprendimento dell’Arte consiste nel rigetto di quella terrena per esaltare quella divina. L’uomo, come afferma Ermete Trismegisto (Corpus Hermeticum , Libro 1, Pimandro) sorge dal Nous e il suo fine è quello di ritornare ad esso; ciò è possibile perché l’uomo partecipa del divino e il ricongiungimento è il risultato di uno sforzo continuo, sotto la guida di un Maestro, che attraverso l’iniziazione gli permette di cominciare il cammino verso la sua «dimora profonda», da dove è venuto e onde andrà. Questo uomo, l’iniziato, muore a se stesso e rinasce nel Nous.
La via della rigenerazione: la dodecade dei tormenti e la decade delle Potenze
Ermete si rivolge a Tat: «libera te stesso dagli irrazionali tormenti della materia» (p.136); ma Tat non comprende queste parole e chiede al suo Maestro-Padre: «Ho dunque in me dei tormenti, padre?» (p.136).
La rigenerazione inizia con la constatazione di essere legati alla materia, di essere tormentati da essa, per questo è necessario allontanarsi perché sia possibile diventare un uomo nuovo, far emergere la propria natura divina e ricongiungersi con il Nous.
Ma l’iniziato, nello stato di apprendista, non sa neppure o non si accorge di quanti legami egli ha con la materia, con il suo corpo e con il mondo sensibile che lo circonda. Allora il Maestro inizia a infondergli l’insegnamento che gli permette di riconoscere quanti tormenti sono presenti nel suo mondo interiore. Dice Ermete a Tat: «Non pochi (tormenti) figlio mio, ma molti e terribili». «Io li ignoro, padre» (p.136), dice Tat.
È proprio da questa ignoranza che inizia il processo di rigenerazione: riconoscere la propria ignoranza sui tormenti che la natura terrena infligge all’uomo è il primo passo per poter accedere, poco alla volta, al ricongiungimento con il Nous.
Il Maestro Ermete, allora, procede a istruire l’iniziato indicandogli dodici tormenti di cui si deve liberare. Nella tradizione buddista questi tormenti fanno parte di quella che il Buddha chiama «la sete dell’esistenza», cioè di quella esistenza che è legata ai bisogni e alle tensioni terrene e, in particolare, al «desiderio di vivere».
Il primo tormento è allora l’ignoranza. Non si tratta di non conoscere dati e nozioni sul mondo, ma di non sapere riconoscere il proprio stato, la propria condizione di uomo terreno, e quindi l’incapacità di indicare quali sono quei limiti che non permettono di compiere il viaggio iniziatico. In senso metaforico si tratta di quel riconoscimento del divino che permette ad Ulisse di ritornare nella sua «dimora».
L’ignorante è colui che non vede, che non riconosce persino di non sapere, e vive in questa misera condizione, proprio come accade a Tat, figlio di Ermete. L’ignoranza è uno stato di inerzia che lega gli uomini alle cose terrene, agli affari quotidiani, ai meri interessi di parte, ai vizi e alle passioni, e non permette in alcun modo di sollevarsi dal mondo per elevarsi verso ciò che è oltre questa condizione. È una ignoranza che piega gli uomini e li riduce nell’oscurità.
Tuttavia, l’iniziato è proprio colui che, attraverso il rito della iniziazione, si rende disponibile in primo luogo a riconoscere la sua ignoranza e a liberarsene: l’ignoranza di essere tormentato dalla materia del suo corpo e del mondo.
Se l’iniziato si apre al riconoscimento della sua ignoranza, allora intravede tutti quegli altri tormenti che imprigionano il suo essere; per Ermete, il Tre Volte Grande, oltre l’ignoranza, essi sono: il dolore, l’incontinenza, il desiderio, l’ingiustizia, la cupidigia, l’inganno, l’invidia, la frode, l’ira, la temerarietà e la malvagità. Questi dodici tormenti, da cui derivano molti altri, sono tali per cui l’uomo è costretto nella «prigione del corpo» ed essi fanno sì che egli soffra continuamente «attraverso i sensi».
La lettura attenta degli Antichi Doveri (che devono essere impressi nell’animo di ogni Massone) ci permette di sottolineare la concordanza di intenti, anche se non alla lettera, tra gli insegnamenti di Ermete Trismegisto e quei principi che sono il fondamento della Massoneria e quindi guida per ogni Massone nel tempio e nel mondo profano. Come si è accennato poco sopra, gli Antichi Doveri, sono dedicati in gran parte proprio alla condotta dell’arte nel lavoro e al comportamento dei Liberi Muratori nel tempio, con i fratelli e nel mondo profano. Anche gli Antichi Doveri , come nelle parole del Corpus Hermeticum, essere iniziati significa annullare i tormenti (vizi e passioni) che derivano dalla nostra natura corporea.
La rigenerazione, quindi, prende avvio dalla negazione dei tormenti, ma ciò può avvenire solo alla luce di una guida che opera, se si vuole dir così, in nome del Nous, di Dio, o, del G.A.D.U., che soprassiede ai lavori rituali.
Tuttavia, si deve aggiungere che, rispetto agli Antichi Doveri, la rigenerazione è possibile, all’interno della Tradizione Ermetica, non solo con una ricerca interiore, una caduta nel proprio mondo, (nel senso indicato dal V.I.T.R.I.O.L), bensì anche con l’ausilio di quelle che sono chiamate potenze o forze che provengono come dono dal divino, ma che si rendono attive solo in un cammino esoterico.
La prima potenza, che permette anche l’espressione delle altre, è proprio l’opposto di ciò che lega l’uomo al mondo della materia: la conoscenza che si oppone all’ignoranza: «la conoscenza di Dio è giunta fino a noi, e come essa è venuta, è stata cacciata l’ignoranza» (p.137), così dice Ermete Trismegisto.
La conoscenza (gnosis), e la conoscenza del divino (diversamente inteso), sono i primi passi verso il raggiungimento della rigenerazione. In base a questa conoscenza è possibile l’espressione delle altre potenze indicate da Ermete Trismegisto: la gioia, la continenza, la fermezza, la giustizia, l’altruismo, la verità, il bene, la vita, la luce.
Si attua così la rigenerazione secondo le parole di Ermete: «Tu conosci ora, o figlio, il modo in cui si attua la rigenerazione. Quando si è avvicinata a noi la decade, figlio mio, si è formata in noi l’essenza intelleggibile, essa scaccia la dodecade (i tormenti) e noi siamo resi divini da questa rigenerazione» (pp.137-138).
La decade, continua Ermete, è la «generatrice dell’anima: vita e luce sono unite, quindi si è generato il numero dell’unità, del soffio vitale» (p.139).
Come si vede la rigenerazione, all’interno del processo ermetico – iniziatico, non è guidata solo da una ricerca interiore, bensì da quelle che Ermete chiama potenze che possiamo considerare come ciò che proviene dal Nous in soccorso all’uomo per guidarlo al ritorno verso di esso, superando la dimensione materiale e sensoriale.
Il lavoro Massonico nel Tempio, alla luce del G.A.D.U., si profila come un percorso iniziatico in cui ha certamente un ruolo centrale la rigenerazione che permette al Massone di lavorare alla gloria del Grande Architetto e per il Bene dell’Umanità.
Ermete conclude sollecitando Tat di restare in silenzio, ascoltando l’inno della rigenerazione; quel silenzio profondo che ci fa sprofondare in noi stessi e ci permette di espanderci verso l’oltre: «Taci dunque, figlio mio, e ascolta adesso l’eulogia ben armonizzata, l’inno della rigenerazione…. Quest’inno non si può insegnare, ma resta nascosto nel silenzio. Così, dunque, figlio mio stando in piedi in un luogo all’aria aperta, guardando verso il vento del sud, quando il sole che tramonta sta per cadere, fai segno di adorazione; ugualmente anche al sorgere del sole, volgendoti verso il vento dell’est. Taci dunque, figlio mio».(p.140)
L’inno della rigenerazione
«Tutta la natura del cosmo porga orecchio all’inno. Apriti,
o terra; si apra a me ogni chiavistello della pioggia; non
vi agitate, o alberi. Sto per cantare il Signore della
creazione, il tutto e l’uno. Apritevi, cieli; fermatevi o
venti. Il cerchio immortale di Dio presti orecchio al mio
discorso: sto per cantare il creatore dell’universo, colui
che ha fissato la terra e ha sospeso il cielo, colui che ha
ordinato all’acqua dolce di uscire dall’oceano e di
diffondersi sulla terra, abitata e disabitata, affinché
fosse a disposizione per il nutrimento e la generazione di
tutti gli uomini, colui che ha ordinato al fuoco di apparire
per prestarsi a ogni attività, sia degli dei, che degli uomini.
Dedichiamo tutti insieme l’elogio a lui, a lui che si libra sopra
i cieli, a lui che è creatore di tutta la natura. Questo è
l’occhio dell’intelletto; accolga l’elogio delle potenze che
sono in me.
Potenze che siete in me, cantate l’uno e il tutto: cantate in
accordo con la mia volontà, voi potenze tutte che siete
in me. Santa conoscenza illuminata da te, per te io canto
lodi alla luce intelligibile e gioisco nella gioia
dell’intelletto. Voi tutte, potenze, cantate con me. Anche
tu canta, continenza. E tu pure, mia giustizia, canta il
giusto per mezzo di me; o verità, canta la verità; tu bene,
canta il bene; o luce e vita, da voi viene l’elogio e
a voi ritorna. Rendo grazie a te, o padre, a te che sei
l’energia delle potenze. Rendo grazie a te, o Dio, potenza
delle mie energie. Il tuo Logos per mezzo mio ti canta
inni di lode. Attraverso me ricevi il tutto mediante
la parola, come sacrificio resoti con parole. Queste cose
gridano le potenze che sono in me: cantano il tutto,
compiono il tuo volere. La tua volontà deriva da te e
su te si riversa. Ricevi da tutti il sacrificio resoti con
parole. Il tutto che è in noi, salvalo, o vita, illuminalo,
o luce, soffio vitale, Dio! L’intelletto è il pastore del
Logos. O portatore del soffio vitale, o demiurgo. Tu sei
Dio. L’uomo che ti appartiene grida questo attraverso il
fuoco, attraverso l’aria, la terra, l’acqua, il soffio,
attraverso tutto ciò che hai creato. Da te ho ricavato
l’eulogia dell’eternità e, come desidero, per tuo volere
ho trovato la pace. Per tuo volere ho visto quest’eulogia pronunciata
» (pp.140-142).
Riferimenti
I numeri di pagina indicati nel testo sono relativi alla edizione italiana citata del Corpus Hermeticum: Discorsi di Ermete Trismegisto.
Antichi Doveri – Costituzione- Regolamento dell’Ordine, Grande Oriente d’Italia, Roma, 1994.
Corpus Hermeticum, a cura di A.D.Nock, vol.1-4, Les Belles Lettres, Parigi, 1945.
Discorsi di Ermete Trismegisto, Boringhieri, Milano,1965.
Ermete Trismegisto, Il cratere della sapienza, Semerano, Milano,1962.
Ermete Trismegisto, Il Pimandro, Atanòr, Roma, 1984.
Evola, J., La tradition hermétique, Éditions Traditionelles, Parigi, 1985.
Festugière A. J., La révélation d’Hermès Trismégiste, Les Belles Lettres, Parigi, 1981, Vol.1-4.
Fowden, G., The Egyptian Hermes, A Historical Approach to Late Pagan Mind, Cambridge University Press, Cambridge, 1986
Guénon, R., Iniziazione e realizzazione spirituale, Luni, Milano,1997
Hermetica, The Greek Corpus Hermeticum and the Latin Asclepius, a cura di, Brian P. Copenhaven, Cambridge University Press, Cambridge,1992.
Hermeticism and the Renaissance, Intellectual History and the Occult in Early Modern Europe, a cura di I.Merked e A.G.Debus, Folger Books, Washington, 1988.
Maier, M., Symbola aureae mensae duodecim nationum, Francoforte,1617.
Pernety,D.A.J:, Les Fables égyptiennes et grecques dévoilées et réduites au m^eme principe, Parigi,1786.
Présence d’Hermès Trismégiste, in «Cahiers de l’Hermétism», Albin Michel, Parigi, 1988
La rigenerazioneultima modifica: 2009-03-22T11:39:50+01:00da giovannisantoro
Reposta per primo quest’articolo