Testimonianze del del Regime Rettificato Italiano

La loggia veneziana «Fedeltà» e la sua eredità

Maurizio Nicosia

Tratto da:

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Le principali notizie sul Rettificato italiano nel Settecento le dobbiamo a Pericle Maruzzi 1, Eques a Tribus Baculis, che raccolse preziosi documenti, come il Codice massonico delle Logge riunite e rettificate di Francia, e manoscritti vergati dalla mano di Willermoz. Nel capitoletto sulle logge rettificate del Veneto (pp. 103–107), Maruzzi informa che Eques a Ceraso, ossia il barone von Waechter, insediò la Prefettura di «Verona» il 17 gennaio del 1778 2.
Nel pie’ di lista del 1778 della Loggia padovana Amore del prossimo risultano iscritti quattro veneziani: il marchese Michele Sessa, l’avvocato Antonio Gini, il maggiore Domenico Gasperoni, tutti maestri, e l’apprendista Matteo Dandolo.
La prefettura di «Verona», composta inizialmente dalle Logge Amore del prossimo e I veri amici, diede patente alla Beneficenza di Corfù e alla Fedeltà di Venezia nel 1780 3, anno in cui la Prefettura di «Verona» aderì al Regime Rettificato (MSO, p. 161).
È probabile che la Fedeltà di Venezia sia stata costituita da Michele Sessa,
componente della Prefettura di «Verona» col titolo di Eques Michael a Leone e maestro dei Novizi 4. Cinque anni dopo la fondazione, nel 1785, la Fedeltà e le altre logge rettificate furono chiuse: Maruzzi ne dà notizia in maniera lapidaria. La storia del Rettificato nell’Italia del Settecento, e soprattutto in Veneto, si arresta qui.
La storia ha tuttavia un seguito d’estremo interesse, sebbene ancora sepolto. Nel terzo numero dell’Hiram del 1988 Rossi Osmida dà notizia d’un documento, da lui personalmente acquistato presso la libreria antiquaria «Concarieva Zalosba» di Lubiana, proveniente da un ufficiale della polizia austriaca in forza a Venezia nel 1860.
Si tratta d’una minuta cancelleresca del 7 maggio 1785 per un inventario d’oggetti rinvenuti durante una chiusura forzata d’una Loggia veneziana, e la lista dei presenti: «il documento, redatto nella tipica grafia cancelleresca di fine Settecento, consta di due facciate: la prima è dedicata all’inventario degli oggetti reperiti, requisiti e “abbruciati”; la seconda riporta una lista di 36 affiliati che evidenzia la presenza di 10 patrizi veneti accanto a 26 borghesi» 5. La vicenda si conclude con un rogo delle suppellettili e la chiusura definitiva della Loggia.
Rossi Osmida, dopo aver tratteggiato l’interessante profilo d’alcuni degli affiliati patrizi, giunge a conclusioni probabilmente affrettate: «per quanto attiene la lista degli oggetti, è già possibile intravedere un legame di questa loggia sia con il lavoro alchemico (la nave, la canfora, la corona) sia, e soprattutto, con un Rito Egizio» (ibidem).
Sicuramente Rossi Osmida, che aveva da poco aperto una camera del Rito di Memphis e Misraim a Venezia, è giunto alla sua conclusione sedotto da «una piramide a tre lati con fiammole dipinte, e varj geroglifici» descritta nell’inventario del 1785. 
Tuttavia la piramide è l’unico oggetto «egizio» tra i tanti sequestrati, mentre tutti gli altri oggetti menzionati nell’inventario suonano familiari a chi abbia un po’ di dimestichezza col regime Rettificato.
Anzitutto conviene menzionare i «quadretti». Sul primo, cui spetta l’apertura, era trascritto il motto «Adhuc stat», divisa che distingue il primo grado del regime. L’inventario aggiunge che vi era raffigurato un «pezzo di colonna». Nell’inventario redatto nel maggio del 1785 si ricorda anche un altro quadretto raffigurante una squadra e il motto «dirigit obliqua», divisa del secondo grado rettificato. Oltre questi quadretti è menzionato uno specchio su cui era scritto «se avete un vero desiderio, se avete coraggio ed intelligenza, tirate questa cortina, e apprenderete a conoscervi» (a sinistra un disegno attribuito a una loggia del «Rio Marin», ma da riferire alla veneziana Fedeltà, in cui entro il riquadro d’uno specchio è scritta la frase riportata anche nell’inventario).
Un terzo quadretto che faceva mostra di sé nella loggia veneziana raffigurava un nave in burrasca, accompagnata dal motto «in silenzio & spe fortitudo mea», divisa del grado di maestro nel regime rettificato. La piramide triangolare –e non quadrata– che in Rossi Osmida ha evocato suggestioni di riti egizî, forse andava accompagnata dalla «tabella di latta col motto “depone aliena”», altro simbolo del terzo grado. Su questa piramide triangolare era inciso «tria formant». (a sinistra un disegno attribuito a una Loggia del «Rio Marin», ma molto probabilmente sequestrato alla loggia fedeltà, con i motti «tenebre eam non comprehenderunt» e «depone aliena»). 
Basta soffermarsi su questi oggetti per rendersi conto che l’inventario del 1785 elenca con precisione tutti gli arredi necessari a una Loggia che lavori al rito rettificato. Rossi Osmida s’è concentrato sui personaggi più noti, come Alvise Mocenigo, o Alvise Querini, o il fratello di Pindemonte.
Ma la riprova definitiva che la loggia sorpresa dalle guardie era la Loggia veneziana Fedeltà all’obbedienza della Prefettura di «Verona» ce la dà il nome del «Venerabile», Michele Sessa, noto come Eques Michael a Leone (cioè «Michele veneziano») e maestro dei novizi, compito che seppe assolvere egregiamente se la Fedeltà, nel momento in cui fu sorpresa intenta nei suoi lavori, contava su trentasei Fratelli presenti. 
E il secondo menzionato nell’inventario del 1785 è il maggiore Domenico Gasperoni, il secondo dei Veneziani nel pie’ di lista della padovanaAmore del prossimo, immediatamente dopo Michele Sessa. Non è arduo trarre le conclusioni. I Veneziani Sessa e Gasperoni, tra i fondatori della Prefettura di «Verona» nel 1778, nel 1780 fondano la Fedeltà (vedi nota 3) all’Oriente di Venezia, e la sviluppano sin quando non incorrono nella repressione del maggio 1785.
L’inventario non farebbe che confermare definitivamente quanto scriveva Maruzzi: la chiusura d’almeno una delle logge rettificate, e a seguito d’una vicenda incresciosa. Ma è proprio a causa di questa improvvisa «morte» che possiamo farci un’idea dei principi del rettificato e dell’episodio che vide coinvolta la loggia: nello stesso anno in cui alla Fedeltà era proibita ogni riunione, il 1785, il tipografo Leonardo Bassaglia pubblicava un libretto anonimo di 95 pagine e corredato da incisioni, intitolato
Istituzione riti cerimonie 
dell’Ordine de’ Francs-Maçons
ossian Liberi Muratori

Colla descrizione e disegno
in rame della loro Loggia

E insieme un preciso dettaglio
delle funeste loro peripezie

Già il colophon, alludendo alle «funeste peripezie», si presenta come un «istant book», un libro concepito proprio a causa della chiusura della fedeltà e del rogo dei suoi arredi e paramenti.
L’allusione si precisa in apertura del primo capitolo:
«Qualunque avvenimento strepitoso ha diritto ad eccitar nel pubblico tanto la curiosità d’intenderne le particolari sue circostanze, quanto a farne parlar tutti liberamente come loro più piace. Basta perciò ch’ei si sappia una peripezia di fresco accaduta a una Loggia di Francs-Maçons, che si era non ho molto stabilita in queste nostre adriatiche regioni, perché apparisca giustificato il divisamento di compilarne sul momento tutte quelle notizie, che servir possano a soddisfar il genio de’ curiosi… »
(il corsivo è mio, n.d.a.)
Il lettore è avvertito che sia pure senza menzionarla si parla della Fedeltà, nata nel 1780 e chiusa a causa di un episodio eclatante cinque anni dopo, e del rogo che ebbe sicuramente ampia eco sulla laguna. Ulteriore conferma viene dal placet delle autorità preposte alla licenza di stampa, dato il 25 e il 27 maggio. Dunque l’opuscolo è stato approntato in meno d’un mese dalla «funesta peripezia».
Il testo è redatto con abilità, molto probabilmente da un componente della Loggia Fedeltà o comunque da un Fratello che dietro l’apparenza di voler denunciare le presunte malefatte della massoneria, in realtà ne difende i principî e li divulga con ardore. 
D’altronde il parere della commissione dei «Riformatori dello studio di Padova», da cui dipendeva il placet per le stampe, è firmato tra l’altro da Francesco Morosini e Girolamo Ascanio Giustinian (Ist., p. 95), e nell’Offina Fedeltà erano presenti al momento dell’irruzione e del sequestro Alvise Morosini e… Girolamo Giustinian (Cfr. inventario). 
Qualora non si tratti d’una omonimia, e Girolamo Giustinian sia la stessa persona, non solo diviene comprensibile il placet, ma dovremo ipotizzare ragionevolmente che l’autore dell’omonimo opuscolo possa essere proprio lui. Certamente un aspetto da approfondire.
Chiunque ne sia stato l’autore, l’opuscolo apre la sua apparente invettiva contro la massoneria con un elogio dei suoi principî. In primo luogo la tolleranza:
L’Ordine de’ Francs-Maçons… unisce insieme e colle medesime viste una quantità grande di persone, senza che la diversità del carattere, della inclinazione, o della Religione vi rechi alcun ostacolo.
(Il corsivo è mio, n.d.a.)
Il riferimento al primo punto delle Costituzioni andersoniane è abbastanza palese: «.. la muratoria diviene il Centro di Unione, e il mezzo per conciliare sincera amicizia fra persone che sarebbero rimaste perpetuamente distanti». Ma l’elogio cede il passo all’aperta apologia:
Non havvi secondo i parziali di questa società, fra tutte le compagnie del mondo, unione di questa più dolce, più saggia, più vantaggiosa, e nello stesso tempo più speciosa e singolare. Uniti
(Ist., p. 4. Il corsivo è mio, n.d.a.)
insieme col dolce nome di fratelli…
E le accuse? Come sempre la più antica è rivolta contro la segretezza dell’Ordine, e le cospirazioni che servirebbe a celare. Il nostro autore la respinge con forza:
Il gran segreto che osservano scrupolosamente in ciò che fanno nelle loro adunanze… non mancarono per verità di far concepir de’ sospetti svantaggiosissimi per tali assemblee, quasichè fosse a temere che… sotto un sigillo inviolabile di segretezza, potesse per avventura ostare alla costituzione, e intorbidare la tranquillità dello Stato. Ma… poiché i Socj vantano di portar impresso nel cuore l’amore del loro ordine e della pace sostenendo che nella loro Scuola… si può imparare qual rispetto, qual sottomissione, e qual venerazione debbasi avere per la Religione, pel Principe, e pel Governo.
(Ist., ibidem)
Dunque
sarebbe ridicola cosa il supporre che nelle loro Loggie potessero aver luogo affari concernenti o la Religione o il Principato … (Ist., ibidem)
E con ciò il nostro appassionato apologeta rintuzza le accuse, certamente risuonate per le calli della Serenissima, e al contempo afferma con vigore il secondo punto delle Costituzioni andersoniane, e lo fa proprio: « un muratore è un pacifico suddito dei poteri Civili... per cui essi (i liberi muratori, n.d.a.) praticamente risposero ai cavilli dei loro avversari e promossero l’onore della loro fraternità, che sempre fiorì in tempi di pace».
Obiettivo della massoneria è altrettanto chiaro: riedificazione del Tempio di Salomone, che non va intesa alla lettera, ma come «opera allegorica che raffigura una riforma del cuore» (Ist., p. 5). A evitare interpetazioni letterali, correnti nel mondo massonico ancor oggi, il nostro autore ribadisce la causa della «riforma»: «la distruzione del Tempio non rappresenta che la caduta dell’uomo dal primo stato felice». Questa sottolineatura dell’allegoria del «tempio dell’uomo» rievoca la memoria di de Maistre al duca di Brunswick (1782), che a proposito del terzo grado caldeggia la lettura allegorica, e soprattutto la sua concezione della massoneria come «Science de l’homme par excellence» 6.
Ma il tema è tipico del rito Rettificato, e lo ricordava Faivre: «Car le Rite Écossais Rectifié réactualize le Temple… Il s’agit pour le maçon de reconstruire le Temple primitif, d’avant la chute, pour y faire entrer de nouveaux Dieu et pour que les hommes eux–mêmes piussent y retourner comme des anfants prodigues, entraînant la nature entière dans cette assomption» 7.
Prosegue infatti lungo l’assioma allegorico del Rettificato il nostro autore delle Istituzioni
Il Tempio di Salomone, la sua fabbrica e magnificenza, la sua caduta e le sue rovine, il suo ristabilimento e splendore, non figuravano in questa ultima spiegazione se non se il Cuore umano formato da Dio medesimo, ricolmo dei più ricchi doni, e determinato per sua natura al bene, ma poi del tutto corrotto dalla violenza delle passioni. Si voleva, che quello Cuore deplorabile, serbando ancora nel suo avvilimento tratti della passata grandezza, dimandasse che la se rendesse tutta perfetta, qual l’aveva una volta… In questo aspetto non più avevano i Liberi Muratori da apparir occupati in edifizj puramente mondani e terreni… Saranno i Liberi Muratori quel popolo fortunato… di sciogliere l’umano cuore dalle catene di schiavitù sì vergognosa… e di richiamare nel mondo la prima bella innocenza.
(Ist., p. 10) 
Dunque il nostro autore prima compara la rovina del tempio alla caduta dell’uomo: «la distruzione del Tempio non rappresenta che la caduta dell’uomo dal primo stato felice»; e infine la ricostruzione del tempio alla restaurazione della «prima bella innocenza» del cuore, seguendo fedelmente persino i termini della Regola di Wilhelmsbad. 
Nella Regola massonica approvata a Wilhelmsbad nel 1782 la caduta si condensa nel secondo articolo in accorate esclamazioni: «Homme! Roi du monde!… Etre degradé! malgré ta grandeur primitive…» , e infine, nel nono e ultimo articolo, nella prospettiva delle reintegrazione: «ô mon frère! … tu recouvreras cette ressemblance divine, qui fut le partage de l’homme dans son état d’innocence» 8.
Il grado di Scozzese di Sant’Andrea ammonisce: «Vous voyez ici les ruines de ce temple célèbre que Salomon fit élever à Jérusalem… Le Temple fut détruit…» 9.  
Il nostro autore, tratteggiati con calore principî e fini dell’Ordine, ovvero del Regime Rettificato, si sofferma su due mezzi, con discreto anticipo sulle parole d’ordine della rivoluzione francese, cioè libertà e uguaglianza:
Quanto alla Libertà e alla Uguaglianza, che sono le prerogative preziose che si attribuisce la Società… producono l’effetto maraviglioso di adunar in una medesima Setta i partigiani di qualsisia altra Società, diventando un legame mirabile e universale che riunisce tutti senza pregiudizio di alcuno… La prima fa sparire ogni idea importuna e mortificante di superiorità… La seconda poi produce quella pace deliziosa, quella confidenza così dolce… incompatibile coll’avarizia… Cotesta indipendenza … altro non è che il ristabilimento di quell’età chiamata dai Poeti Età dell’Oro… Quest’era quel tempo felice, nel quale il cuore libero da ogni passione ne ignorava fino i più semplici movimenti… e in cui gli uomini uguali e sudditi delle sole leggi della Natura
(Ist., p. 13)
non ammettevano altre distinzioni che quelle, cui questa saggia madre aveva posto tra essi, come quella di un padre verso un figliuolo…
Anche in questo caso, sebbene l’autore attribuisca a «Cromwello» lo stabilimento della massoneria e dei suoi principî, il modello è la regola di Wilhelmsbad: «fidèle au voeu de la nature, qui fut l’égalité, le Maçon rétablit dans ses temples le droit originaires de la famille humaine» (VIII, I).
A sigillo del Regime Rettificato il nostro autore ha voluto, a fianco del frontespizio, un’ incisione (a sinistra) che sintetizza le ‘anime’ dei gradi: Adhuc stat, Dirigit obliqua, In silentio, et spe fortitudo nostra. E i cinque animali, che vengono mostrati solo a coloro che hanno un «gusto distinto pel sistema dell’Ordine», cioè gli «Architetti o Scozzesi» (Ist., p. 81).
Dunque Istituzioni riti e cerimonie…, l’opuscolo stampato nel 1785, è scaturito dalla «funesta peripezia» occorsa alla Loggia veneziana Fedeltà, aderente alla Prefettura rettificata di «Verona», ed è stato scritto con il preciso obiettivo di consegnare la sua eredità ai posteri: consegnare i principî e i fondamenti del regime Scozzese Rettificato agli uomini di «cuore». 
Grazie all’inventario e alle Istituzioni noi dunque disponiamo di preziosi elementi per studiare e approfondire il ruolo dell’Italia nella riforma Rettificata, e proseguire il lavoro di Pericle Maruzzi. 
Ma anzitutto abbiamo l’oneroso e al contempo grato compito di vivificare l’eredità che la Fedeltà ci ha consegnato. Essa, con le sue vicissitudini analoghe al Tempio di Salomone, la sua edificazione, il suo splendore, la sua rovina, la sua testimonianza e la sua eredità, costituisce il cuore della nostra colonna infranta: l’allegoria che deve nutrire la riedificazione del tempio dell’uomo.
Perit ut Vivat

Note:

1Maruzzi consultò gli Archives de Bourgogne della loggia zurighese Modestia cum Libertate, e pubblicò Notizie e documenti sui liberi muratori in Torino nel sec. XVIII, ripubblicato nel 1990 col titolo La Stretta Osservanza e il Regime Scozzese Rettificato in Italia nel secolo XVIII (d’ora in poi «MSO»).

2. Il capitolo di Verona era costituito da dodici Fratelli. Cfr. Matricula Specialis Magni Priorat: Italiae. Capitul: des Prioratus von Italien, e Dritte Balley, die Lombardische genannt, in «Archives de Bourgogne», AdB, presso la Modestia cum Libertate di Zurigo (MSO, pp. 302–04).

3. Cfr. MSO, p. 162, da Allgemeines Handbuch der Freimaurerei, Leipzig, 1863–79, I3 385 a.

4. Cfr. Tableaux du + Prefectural de Verone senat à Paoue, in AdB (MSO, p. 162 e p. 316)

5. Gabriele Rossi–Osmida, Venezia maggio 1785, in «Hiram», n. 3, marzo 1988. p. 82.
6
. Joseph de Maistre, La Franc–Maçonnerie. Mémoire au Duc de Brunswick, L’Harmattan 1993, p. 69.

7. Antoine Faivre, Accès de l’ésotérisme occidental, cit. in Jean Ursin, Création et histoire du Rite Ecossais Rectifié, Dervy 1994, p. 177.

8. Regle Maçonnique à l’usage des Loges réunies et rectifiées approuvée au Convent Général del Wilhelmsbad en 5782, art. II, in Jean Tourniac, Principes et problèmes spirituels du Rite Écossais Rectifié et de sa chevalerie templière, Dervy 1969, p. 274 sgg..

9. Hugues d’Aumont, Templiers & Chevalerie spirituelle des hauts grades maçonniques, Trédaniel 1996, p. 66.

 

 

 

Testimonianze del del Regime Rettificato Italianoultima modifica: 2009-02-01T12:29:00+01:00da giovannisantoro
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Un pensiero su “Testimonianze del del Regime Rettificato Italiano

  1. I am a freemason from Greece – Zante, the lodge I do belong named “Star of the East” No 880 under the U.G.L.o.E..
    I’m sorry that I can’t speak Italian.
    I am searching about the history of masonry in Zante during the 18th century.
    So I do have a question for you… which it seems to be also very interesting.
    In the first document (1815) we have from the lodge “Fenice Risorta” it is mention that a brother “ Cassini(s) Grand Inspector representative of the Scottish Rite of the Reunited and Rectified lodges … founded a lodge in Zante”.
    It is not possible until yet to find any contact with the famous Cassini family or any other Cassini(s) with the masonry in Zante.
    The lodge’s names before 1815 (Fenice Risorta) was, “Philantropia” and “degli Amici Fideli”, perhaps this will help you.
    Please if you have any information I will be grateful for this.
    Br.Theodore Kardaris
    mail : theomaurer66@gmail.com

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