Orizzonti del Grande Oriente

Ai primi di dicembre, la Grande Loge Nationale Française ha ufficialmente ristabilito le relazioni col Grande Oriente d’Italia. E’ questo un segnale molto forte della volontà, da parte della Gran Loggia Unita d’Inghilterra, di restituire presto al Grande Oriente il riconoscimento internazionale che gli era stato ritirato quattordici anni fa.

Al momento in cui scrivo questo articolo, non posso ancora prevedere se il riconoscimento inglese arriverà il 1° gennaio 2008 come molti affermano, o sarà ancora dilazionato di mesi o più. Per saperlo, occorrerebbe essere parte attiva nelle trattative tra Roma e Londra (nella prospettiva delle quali, il riconoscimento da parte francese può essere considerato uno… zuccherino concesso al GOI a mo’ di incoraggiamento) che vanno trascinandosi ormai da molti anni.

Non occorre però essere scienziati per capire che le ragioni del ritardo non vanno ricercate tanto negli ostacoli di carattere contingente, quanto piuttosto nelle radicali differenze che oppongono storicamente la tradizione anglosassone a quella latina, alle quali corrispondono due forme strutturali assai diverse dell’Ordine massonico. Per questo, i più avvertiti tra i Liberi Muratori italiani sono giunti addirittura ad augurarsi che il riconoscimento di Londra tardi ancora, almeno fin quando non siano state rimosse dal GOI quelle cause che rendono probabile l’insorgere di nuove crisi in futuro.

Come è noto, l’origine del processo di differenziazione del sistema britannico da quello latino (o franco-scozzese) risale al diciottesimo secolo, e più precisamente al conflitto che vide contrapposti, in seno alla Gran Loggia d’Inghilterra, gli Antients e i Moderns.

Nel 1751 gli Antients scissionarono dalla GLDI rinfacciando ai Moderns varie irregolarità di carattere rituale, tra cui quello di trascurare il sistema dell’Arco Reale, un “perfezionamento del grado di maestro” fortemente impregnato di suggestivo simbolismo cristiano. I Moderns, d’altra parte, avevano ormai condotto a termine il processo di riduzione degli “antichi gradi” della Massoneria britannica ai tre gradi attuali, e tendevano a sopprimere ogni aggiunta che minacciasse il ritorno all’antico sistema con i suoi difetti.

Dopo una lunga separazione, l’accordo tra le due parti fu infine siglato il 27 dicembre 1813, e riguardo al problema dell’Arco Reale fu raggiunto un compromesso. I puristi dei 3 gradi venivano autorizzati a praticarlo separatamente, e questa decisione originò il Gran Capitolo del Sacro Arco Reale, che dal punto di vista organizzativo costituisce una struttura completamente separata dall’Ordine (viene cioè praticato come Rito, anche in seno al GOI a partire dal 1976). Quanto invece alle Logge che avessero voluto praticarlo in seno all’Ordine, avrebbero potuto farlo, a condizione di specificare che non si trattava di un quarto grado.

Per accontentare tutti, l’accordo del 1813 recita letteralmente: “la pura e antica Massoneria consiste di tre gradi e non oltre: Apprendista, Compagno d’Arte e Maestro, comprendente il Supremo Ordine del Sacro Arco Reale”.

Questa decisione originò il processo che nell’arco di dieci anni sarebbe sfociato nel costituzione del rituale Emulation (praticato oggi, negli Ordini più legati a Londra, in forma maggioritaria rispetto al rituale scozzese); in esso, l’Arco Reale coincide con il rituale riservato ai Maestri Venerabili Installati. Non si tratta precisamente di un quarto grado, ma ne ha molte prerogative, se è vero che in passato – in momenti di tensione fortunatamente oggi lontani – capitò addirittura a Maestri Venerabili italiani in visita di essere esclusi dalle riunioni degli omologhi inglesi perché non conoscevano la parola e i segni relativi al rango di Maestro Venerabile Installato; infatti, ai nostri giorni, quasi tutte le organizzazioni massoniche sotto l’egida della Gran Loggia d’Inghilterra riconoscono all’Emulation la funzione di installare i Maestri Venerabili di ogni Loggia, a prescindere dalla forma rituale mediante cui essa abitualmente lavora.

Invece le Massonerie latine, in ossequio alla tradizione franco-scozzese, sono storicamente contrarie ad accogliere i “perfezionamenti” del grado di Maestro in seno all’Ordine, e pur ammettendo l’altissimo valore simbolico della figura del Maestro Venerabile non ritengono opportuno conferirgli alcuna distinzione che lo elevi in qualche modo al di sopra degli altri Maestri, né alcun potere nella gestione e nella conduzione dell’Ordine che travalichi le funzioni più strettamente amministrative.

Nella concezione britannica, i Capitoli dei Maestri Venerabili Installati formano un filtro tra le Officine e i vertici dell’Ordine: prima di arrivare alle Gran Logge territoriali o nazionali, le istanze provenienti dal basso vengono rielaborate in seno ai Capitoli. Questo è da un lato un’attenuazione del principio di democrazia diretta, ma d’altro canto anche una facilitazione per i Fratelli desiderosi di impegnarsi sul piano amministrativo, che senza bisogno di dover contare su amicizie e protezioni “in alto” si trovano di fronte ad un articolato sistema di camere superiori, la partecipazione al quale è governata da regole trasparenti e chiare a tutti.

Nella concezione latina, sebbene sia possibile discutere dei problemi più importanti in Camera di Terzo grado, è tradizionalmente più apprezzato il dibattito collegiale in Camera di Apprendista, con la libera partecipazione di tutti i Fratelli e la loro partecipazione al voto. Questo dà origine a “tornate” di spumeggiante vivacità e bellezza, ma favorisce il disordine, la discordia, gli intrighi e le scissioni.

Per avere un’idea di quanto i Fratelli inglesi diffidino di un tale sistema basti pensare al caso della Francia, dove Londra ha rinunciato da tempo a ricomporre il contrasto col prestigioso Grand Orient de France, per conferire il riconoscimento a un Ordine numericamente assai più ridotto e senza grandi tradizioni storiche – la Grande Loge Nationale Française, appunto – che però è strutturato secondo un modello anglosassone tra i più rigidi, al quale anche le Logge scozzesi si devono adattare.

Inutile nasconderci che il riconoscimento conferito nel 1993 alla Gran Loggia Regolare d’Italia esprimeva la volontà di realizzare un’operazione simile anche da noi. Al fallimento di quell’operazione Londra si è adattata con gran riluttanza, e dal loro punto di vista il problema dell’inaffidabilità del modello strutturale latino in Italia non è ancora risolto.

Di conseguenza, proprio alle carenze di quel modello verrà in futuro sicuramente attribuita – a torto o a ragione – la causa di ogni turbolenza che dovesse nuovamente coinvolgere il GOI nel futuro, e il rischio di nuove sanzioni ai danni della sua rappresentatività internazionale permane elevato.

Io credo quindi che sarebbe bene prevenire tali problemi adottando gradatamente il sistema britannico anche da noi: infatti il diritto all’Installazione per tutti i Maestri Venerabili non potrebbe fare altro che arrecare al GOI notevoli vantaggi – primo fra tutti, una più stretta adesione alle consuetudini massoniche internazionali che faciliterebbe il dialogo con tutti gli Orienti esteri.

Questa opinione si va lentamente diffondendo tra i Massoni italiani, e un segnale di ciò è la proposta – registrata recentemente in seno al GOI – di conferire ufficialmente una sorta di diploma d’onore agli Ex-Maestri Venerabili.

L’argomento degli autorevoli Fratelli che supportano l’iniziativa è il diritto degli Ex-Venerabili di provare la loro qualifica, anche in ambito extramassonico a fronte dei millantatori che si fregiano abusivamente di questo titolo; a questo si può aggiungere anche la volontà di premiare in qualche modo molti Fratelli anziani che all’Ordine tanto hanno dato.

Questa idea, che  finirà probabilmente con l’attuarsi proprio in virtù della sua giustezza e innocenza, ha tra gli effetti collaterali anche quello di determinare una prima, piccolissima distinzione a livello ufficiale tra Maestro Venerabile e Maestro; è quindi il primo passo lungo il cammino che ha come logica conclusione la futura Installazione dei Venerabili, e non c’è dubbio che agli “integralisti dei 3 gradi” che l’hanno udita un certo qual campanello d’allarme sia già suonato.

Non ho però notizia di alcuna opposizione da parte loro; può darsi che abbiano deciso di non muoversi per non sollevare un conflitto che in questo particolare momento potrebbe avere risonanze internazionali un po’ imbarazzanti, o perché per adesso non considerano la loro posizione seriamente minacciata, in considerazione dei tempi lunghi della Massoneria.

In effetti, la struttura storica del GOI non è per ora in discussione, ma la mia opinione personale (non solo mia) è che le cose dovranno necessariamente cambiare col tempo, quando le Logge italiane che già lavorano con l’Emulation avranno prodotto una… “lobby” sufficientemente numerosa di Maestri Venerabili giovani e agguerriti; e non c’è affatto da pensare che gli Ex-Maestri Venerabili delle Logge scozzesi non saranno al loro fianco nel chiedere il diritto all’Installazione, che rivaluta il loro ruolo fino a provvederli di potere decisionale in tutte le principali questioni che riguardano l’Ordine.

Io sono dell’avviso che bisognerebbe arrivarci in modo consapevole: ovvero esponendo ai Fratelli i termini reali del problema – non con l’ingenuo entusiasmo di chi si illude che abitudini estere possano essere accettate in seno alla Massoneria italiana da un giorno all’altro, né con la cinica malizia di chi conta di far leva sull’impreparazione e sul disinteresse di molti per metterli un bel giorno di fronte al fatto compiuto.

Entrambi questi metodi mi sembrano un passaporto sicuro per andare incontro a nuove turbolenze; ci vuole invece così tanto per informare chiaramente e apertamente i Fratelli sulle opzioni che si profilano e appellarsi alla loro ragione perché venga fatta la scelta più favorevole? Sarebbe anche una buona occasione per fare entrare in dimestichezza tanti… pigroni con temi che ancora oggi sono lasciati all’arbitrio di pochi addetti ai lavori, mentre una loro conoscenza generalizzata porterebbe a una maggiore comprensione, e quindi a una maggiore affezione, verso le vicende dell’Ordine.

Soprattutto bisognerà evitare che il dibattito vada a impantanarsi sulle vexatae questiones  (o “tormentoni” che dir si voglia) se il landmark dei tre gradi sia o meno legittimo, se il Past-Master dell’Emulation costituisca o meno un quarto grado eccetera: si affermi invece chiaramente che ENTRAMBE le posizioni su ENTRAMBI questi problemi trovano validi supporti nella tradizione massonica, quindi tutti hanno ragione e non se ne parli più.

Non riesco a immaginare nessuna prospettiva più nefasta e insolubile di quella di due schieramenti che si fronteggiano su questi temi cercando di dimostrare l’”irregolarità” della posizione avversaria, rifiutandosi ostinatamente di fronteggiare il problema sul piano pragmatico: è un film già visto troppe volte, e non mi piace più. Ma è possibile evitarlo.

Mi faccio troppe illusioni? Non so, ma a me sembra possibile e voglio crederci, perché credo ancora nelle Tre Luci della Massoneria.

Daniele Mansuino

Articolo pubblicato su:

http://www.riflessioni.it/esoterismo/orizzonti-grande-oriente.htm

Orizzonti del Grande Orienteultima modifica: 2009-02-01T17:00:00+01:00da giovannisantoro
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