Sul concetto di regolarità massonica

Come è noto, la Massoneria moderna nacque a Londra il 24 giugno 1717, quando i membri di quattro confraternite di muratori si riunirono presso la taverna “L’Oca e la Graticola” e, preso atto che l’ammodernamento delle tecniche di costruzione non lasciava più spazio ai loro metodi tradizionali di lavoro, per preservare dall’oblio i loro riti decisero di perpetuarli a prescindere dall’aspetto operativo, ammettendo tra di loro anche i non-muratori. Fu quello l’atto di nascita della Gran Loggia d’Inghilterra (GLDI – tutte le abbreviazioni sono italianizzate), “Loggia Madre” di tutte le Obbedienze massoniche del mondo.

 

Quattro anni dopo, i Fratelli decisero di incaricare uno scrittore professionista – il reverendo James Anderson – di redigere gli statuti della Massoneria in base alle loro indicazioni. Fu questo l’inizio di un processo di codificazione dei princìpi che andò perfezionandosi mano a mano che i muratori di altre città inglesi confluivano nella nuova associazione, dando origine ai cosiddetti “landmarks”: cioè le “pietre di confine” oltre le quali non si può più parlare di Massoneria regolare.

 

I “landmarks” sono di fatto una raccolta di norme concernentii requisiti necessari per l’ammissione in Massoneria, il comportamento richiesto ai Fratelli, precisazioni e dettagli sui rituali. Eccone alcuni tra i più universalmente accettati:

  • la Massoneria è articolata in 3 gradi: Apprendista, Compagno (d’Arte) e Maestro;

  • i Massoni lavorano “alla gloria del Grande Architetto dell’Universo” (GADU);

  • per costituire una Loggia sono necessari almeno sette Fratelli regolarmente iniziati, dei quali almeno cinque in grado di Maestro;

  • nel corso dei lavori di Loggia, sono proibiti i discorsi “di politica e di religione”.

Non molti anni dopo, l’espandersi della Massoneria oltre i confini dell’ Inghilterra – molto più rapido e tumultuoso di quanto i fondatori avessero previsto – determinò la nascita dei primi Ordini massonici nazionali (definiti anche, perlopiù indifferentemente, “Orienti” o “Obbedienze”, sebbene esistano fra i tre termini sottili distinzioni concettuali). Gli Orienti nazionali, appena sufficientemente sviluppati, chiedevano alla GLDI un riconoscimento ufficiale, e questa – nel concederlo o rifiutarlo – fondava il proprio insindacabile giudizio sulla base dell’osservanza dei landmarks.

 

Già da quel tempo quindi si delineavano 2 criteri di regolarità: quello più limitativo fondato sul riconoscimento da parte della GLDI, quello più estensivo fondato semplicemente sulla trasmissione iniziatica.

 

Le cose si complicano quando in seno agli Orienti nazionali cominciano a verificarsi le prime scissioni; poiché la GLDI, come è ovvio, rifiuta di concedere più di un riconoscimento per ogni Stato, le massonerie “spurie” (cioè non riconosciute) si moltiplicano, e il riconoscimento inglese diviene oggetto di avide contrattazioni.

 

Un terzo criterio di regolarità insorge nel momento in cui gli Orienti nazionali cominciano a darsi i propri statuti, interpretando i landmarks in modo più estensivo o più restrittivo a seconda delle esigenze: per esempio, onde evitare un’eccessiva diaspora, il numero minimo di massoni necessari per formare una nuova Loggia viene generalmente fissato in un numero più alto di sette – qui dodici, là venti, altrove addirittura di più. Di conseguenza, se sette Fratelli di cui cinque maestri si distaccano da una Loggia per formarne un’altra, la nuova Loggia sarà regolare dal punto di vista dei landmarks, ma ci sono buone probabilità che il loro Oriente non la possa riconoscere.

 

Incongruenze di questo genere fanno sì che il criterio di regolarità adottato dagli Orienti nazionali venga considerato, dal punto di vista iniziatico, né più ne meno alla stregua di un male inevitabile. Ma è purtroppo anche l’unico che la maggioranza dei Fratelli ha la possibilità di apprendere, e ben pochi riescono a distinguere tra le norme dettate da esigenze contingentie quelle di carattere rituale. Questo determina la spontanea formazione di una … casta di “chierici”, formata da coloro che riescono a destreggiarsi nel labirinto delle varie “regolarità”, i quali fatalmente sono tentati dall’idea di utilizzare la loro migliore conoscenza delle regole per affermarsi sugli altri.

 

Un ulteriore livello di confusione è dato dal sorgere dei sistemi di “Alti Gradi”. In estrema sintesi, la loro origine è soprattutto da attribuirsi all’apporto di nuove conoscenze da parte di Massoni che hanno viaggiato in paesi lontani, o all’assorbimento da parte della Massoneria di altre organizzazioni iniziatiche recanti con sé il proprio bagaglio di simboli e insegnamenti. Tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo, il miglioramento della rete di comunicazione a livello europeo porta gli Orienti locali a confrontare i propri sistemi rituali, uniformarli e accorparli; nascono così i cosiddetti “Riti”, maxi-aggregazioni di Alti Gradi il più complesso dei quali (il Rito di Memphis e Misraim) ne conta quasi cento.

 

Poiché i landmarks proibiscono l’istituzione di nuovi gradi al di sopra del terzo, i Riti vengono perlopiù istituiti come perfezionamenti facoltativi del grado di Maestro, non validi in seno all’Ordine (dove tutti i Maestri, alti gradi o no, sono uguali) e aventi di conseguenza una struttura autonoma, di solito indipendente dall’Ordine a cui si appoggiano. Il dibattito concernente i limiti della loro autonomia e dei loro poteri nei confronti degli Ordini genererà innumerevoli soluzioni diverse, a ognuna delle quali corrisponde un diverso concetto di regolarità.

 

Nel corso del 19° secolo, le massonerie “latine” – coinvolte nella turbinosa situazione politica dei loro Paesi – si connotano semprepiù in senso laico e anticlericale. Malgrado l’opposizione delle minoranze di Fratelli di indirizzo “esoterico”, la loro ritualità viene ridotta di importanza e schematizzata. Paradossalmente, dunque, nel mondo latino la regolarità tradizionale viene progressivamente a identificarsi con quegli Ordini meno interessati allo sviluppo dei contenuti esoterici, mentre coloro che si sforzano di perpetuarli – emarginati e isolati – si trovano spesso a dover operare in condizioni di “irregolarità”.

 

Questa tendenza giunge al culmine nel 1880, quando il Grande Oriente di Francia (GODF) – secondo solo alla GLDI per prestigio internazionale e primo per numero di aderenti – sconfessa il landmark che impone di lavorare “alla gloria del Grande Architetto dell’Universo”. E’ un terremoto di dimensioni inimmaginabili nella coscienza dei Fratelli francesi, alcuni dei quali giungono a togliersi la vita; un terremoto che spacca in due verticalmente l’universo massonico, inaugurando un nuovo criterio di regolarità che si contrappone a quello della GLDI e facendo del GODF il punto di riferimento ideale di tutte le massonerie “spurie”.

 

La risposta della GLDI è singolare. Per riaffermare i concetti di apoliticità dell’istituzione e di centralità della figura del GADU, si dedica a promuovere un nuovo rituale di grande bellezza formale e ricca spiritualità nei contenuti: è l’”Emulation” (che esisteva dal 1823, ma restò a lungo limitato al ristretto universo delle “Logge di Istruzione”). L’Emulation sopprime la fase centrale del lavoro di loggia, cioè il dibattito, tanto caro alle massonerie latine. La sua maggiore peculiarità consiste nel fatto che, a differenza del rituale classico (impropriamente ma universalmente definito “scozzese” – da non confondersi col Rito omonimo), conferisce agli ex-Maestri Venerabili di una Loggia distinzioni tali da potersi configurare in un “quarto grado”; risulta quindi essere una Massoneria in quattro gradi concepita per tutelare il landmark della Massoneria in tre gradi contro le Massonerie scozzesi in tre gradi…

 

L’irrompere sulla scena della carismatica figura di Réné Guénon – la cui opera ha il grande merito di aver potentemente rinvigorito l’interesse verso il simbolismo massonico – sul piano pratico è destinato a peggiorare ulteriormente le cose. Nella visione guenoniana, la Massoneria è indiscutibilmente una via iniziatica regolare, ma la svolta del 1717 è frutto della “controiniziazione” (prova ne sia il fatto che Anderson era un pastore protestante!) e così pure l’introduzione dell’Emulation, rituale sprovvisto di qualsiasi valenza iniziatica… i Francesi applaudono entusiasti, gli Inglesi si strangolano dalla rabbia. Ma si tratta di posizioni ben oltre i limiti dell’eresia, destinate a dividere profondamente le coscienze dei Massoni di indirizzo esoterico (ancora oggi distinguibili nettamente tra guenoniani e non-guenoniani ) e a peggiorare radicalmente i loro rapporti con i Massoni di indirizzo laico, con i quali prima di Guénon il confronto era perlomeno ancora possibile sulla base di valori condivisi e di un linguaggio comune.

 

Talvolta nelle logge di indirizzo guenoniano si praticano alterazioni dei rituali (con l’intento di sanare vere o presunte contraffazioni ) e si giunge a disconoscere la stessa autorità dell’Ordine, considerato una diabolica invenzione moderna che non esisteva nei giorni della Massoneria operativa… in ultima analisi, i guenoniani introducono un nuovo concetto di regolarità trasversale e imprevedibile che si contrappone a tutto quanto in materia esisteva prima, raddoppiando la confusione.

 

Vorrei concludere con una rapida panoramica sulle vicende italiane. Nel nostro Paese, al Grande Oriente d’Italia (GOI – ex “palazzo Giustiniani”, ora “Villa Medici del Vascello”) si contrappone dal 1908 la Gran Loggia d’Italia (“Piazza del Gesù”); fondata da fuoriusciti del GOI di orientamento esoterico, ha sempre mantenuto un indirizzo meno anticlericale. Secondo alcuni, la sola trasmissione “regolare” del Rito Scozzese (il più deista dei sistemi di Alti Gradi) sarebbe quella da essi detenuta.

 

Ma questa Obbedienza – che vista dall’esterno appare meno “laica”, quindi più “di destra”, quindi più “tradizionale”, quindi più “regolare”- non riconosce la distinzione tra Ordine e Rito Scozzese, lavorando di fatto con un sistema di 33 gradi anziché di 3, e ammette “tra le colonne” le donne: due “irregolarità” incommensurabili.

 

Da parte sua il GOI, che aveva pagato con numerosi martiri la sua coraggiosa opposizione al fascismo, dopo l’ultima guerra venne rimesso in piedi sotto stretta tutela della Massoneria made in USA, che ebbe cura di rifondarlo su basi abbastanza reazionarie da poter aspirare al riconoscimento della GLDI. Questo arrivò nel 1972, non molti anni prima dello scandalo P2, che non venne considerato motivo sufficiente per ritirarlo.

 

E’ questo un caso emblematico riguardo alla possibilità di sfruttare il problema delle diverse “regolarità” per giustificare una lettura “di parte”: la P2, infatti, era indubbiamente irregolare dal punto di vista dei landmarks, non tanto per la controversa questione se le “Logge coperte” siano o meno legittime, quanto perché – come venne ampiamente dimostrato – portava avanti i suoi lavori nel più completo dispregio della ritualità. Ma venne posto l’accento sul principio della non-ingerenza: se è regolare per il GOI, che per la GLDI è un Oriente regolare, allora è regolare anche per la GLDI.

 

Un giudizio ben diverso sarebbe venuto dalla GLDI all’inizio degli anni novanta, quando il Gran Maestro del GOI Di Bernardo secessionò, con pochi altri Fratelli, per dare origine alla Gran Loggia Regolare d’Italia (GLRI). In Inghilterra, dopo la caduta del muro di Berlino, era in azione in seno alla GLDI una corrente “europeista” con la quale il Gran Maestro intratteneva amichevoli rapporti: in questo caso, il ritiro del riconoscimento al GOI e il suo trasferimento alla nuova Obbedienza da lui fondata fu quasi istantaneo. Fu facile per gli Inglesi porre l’accento sulle presunte violazioni da parte del GOI alle prerogative del Gran Maestro in carica, nonché tirar fuori dall’armadio tutti i vecchi scheletri sulle “logge coperte” dandone una lettura di segno opposto alla precedente.

 

La mia personale opinione è che l’esperienza della GLRI sia prossima al capolinea, e che in tempi molto brevi – come è auspicabile – si verificherà una riconciliazione completa con i fratelli del GOI, in uno spirito di vera fratellanza.

Daniele Mansuino

Articolo tratto da:

http://www.riflessioni.it/esoterismo/concetto_regolarita_massonica.htm

Sul concetto di regolarità massonicaultima modifica: 2008-12-26T19:01:08+01:00da giovannisantoro
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Un pensiero su “Sul concetto di regolarità massonica

  1. Per commentare bisogna leggere. Ho difficoltà a leggere,
    quindi preferisco stampare.
    Il mio dodesto parere lo posso,
    eventualmente, dare a posteriore.
    Saluti e grazie.
    Giorgio Giordano

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