Corpus hermeticum

Il Corpus Hermeticum è una collezione di scritti dell’antichità che rappresentò la fonte di ispirazione del pensiero ermetico e neoplatonico rinascimentale.

All’epoca il Corpus era attribuito all’antichità egizia ed era ritenuto addirittura precedente a Mosè, come opera di Ermete Trismegisto (“tre volte grande”) ed era interpretato come preannuncio del Cristianesimo, la cui rivelazione religiosa si riteneva vi fosse in qualche modo contenuta. Marsilio Ficino indicava Orfeo, Pitagora e Platone come i più tardi rappresentanti della sapienza antica contenuta nel Corpus.

Il testo come lo conosciamo oggi, si pensa che risalga al 1050 circa, periodo in cui fu raccolto e collezionato da Michele Psello, eminente studioso bizantino, insegnante di filosofia, storico, teologo e funzionario statale. Psello rimosse probabilmente elementi strettamente magici e alchemici, rendendo il Corpus più accettabile per la Chiesa ortodossa.

L’esistenza del testo venne probabilmente resa nota in occidente, insieme a quella di altri testi antichi ancora sconosciuti o andati perduti come il Timeo di Platone, in occasione del concilio che avrebbe dovuto sanare lo scisma d’Oriente, tenutosi nella Firenze di Cosimo de’ Medici nel 1438. L’imperatore Giovanni VIII di Bisanzio e il patriarca di Costantinopoli Gennadio II arrivarono infatti in Italia con un seguito di 650 fra studiosi, eruditi e ecclesiastici.

Nel 1460, Cosimo riuscì ad avere la copia originale appartenuta a Michele Psello, risalente all’XI secolo. Ordinò a Marsilio Ficino di interrompere subito la traduzione di un libro di Platone per concentrarsi sul Corpus. Ficino completò il suo lavoro nell’aprile del 1463 e ebbe come compenso una villa a Careggi.

Il corpus è diviso in due parti:

  • Pimander” – tradotto solo nel 1463 da Marsilio Ficino consta di quattordici libri e tratta della creazione.
  • Asclepius” – già circolante in epoca medievale nella versione attribuita a Apuleio di Madaura, è un trattato di magia talismanica nel quale si espongono le pratiche dei sacerdoti egizi volte all’animazione di statue, tramite l’interazione con forze sovrannaturali.

Successivamente Isaac Casaubon (1559-1614), nel “De rebus sacris et ecclesiasticis” (1614) argomentò la posteriorità della redazione rispetto a quanto allora ritenuto, datandola in epoca tardo ellenistica e mettendo in dubbio la reale esistenza storica del suo autore. La datazione di Casaubon è stata generalmente accettata nei secoli successivi.

Rimane tuttavia discusso il problema se i contenuti del Corpus hermeticum siano coevi alla sua redazione, o risalgano a tempi anteriori e di quanto, nel quadro del dibattito sull’importanza dell’influsso egiziano sulla Grecia: Martin Bernal, nel suo libro Atena nera, ha contestato i risultati di Casaubon, riaffermando l’origine egiziana del Corpus hermeticum.

Corpus hermeticumultima modifica: 2008-11-29T17:47:25+01:00da giovannisantoro
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